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A Lu Monferrato per il museo San Giacomo e palazzo Bobba restaurato

La documentazione archivistica consente di identificare con sicurezza, in questo complesso di edifici, il palazzo che il ramo principale della famiglia Bobba si fece costruire nella seconda metà del XV secolo come propria residenza signorile. Nel 1448 Daniele e Antonio Bobba acquistarono dal marchese Giovanni VI Paleologo di Monferrato, per 1650 ducati, il castello e la castellania di Lu, con il diritto di trasmetterli in feudo ai loro discendenti maschi. Diventati signori di Lu, i Bobba, già domiciliati come clan famigliare sul dosso collinare prossimo alla chiesa di San Nazario, fecero erigere, nei decenni seguenti, due importanti edifici: il palazzo signorile, appunto, e la cappella della Concezione, presso la chiesa di San Nazario, documentata fin dal 1474, poi annessa alla chiesa stessa. Che il palazzo signorile sia databile al secondo Quattrocento lo provano le colonne e i capitelli tardo gotici ancora visibili nel cortile interno dell’attuale casa Quartero, molto simili a quelli del palazzo di Anna D’Alençon di Casale Monferrato, che risale a quel periodo”. Così scrive Bruno Ferrero a proposito della vasta proprietà della famiglia Bobba, rimasta indivisa fino ai primi decenni del Cinquecento e poi frazionata tra i nipoti di Daniele. Al primogenito Fabrizio spettò la parte dell’edificio corrispondente all’attuale casa Quartero, al fratello minore Vespasiano, personaggio di spicco alla corte della marchesa Anna D’Alençon, l’attuale Palazzo Paleologi. Ma della proprietà di Vespasiano, confinante con quella di Fabrizio e la via comune, sono molto scarse le notizie che si limitano a indicare la presenza di una “sala inferiore” e di una “saletta” dove furono rogati tra il 1538 e il 1555 diversi atti notarili, oltre alla casa “del torchio”, nel cortile, alla quale aveva libero e gratuito accesso per la torchiatura delle vinacce anche il fratello. Morto nel 1555 Vespasiano e scomparsi senza prole i figli Giambattista (1575) ed Emilio (1603), il palazzo passò al terzogenito Bonifacio, cavaliere dell’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro alla corte di Torino, che nonostante due matrimoni fu anch’egli improle. La proprietà passò quindi all’ultimo esponente di casa Bobba, Traiano, morto di peste il 7 agosto 1630 senza eredi. Nel 1645 la duchessa Maria, madre di Carlo II Gonzaga, cedette il feudo di Lu, che era stato devoluto alla camera ducale, ai Grimaldi di Genova per debiti contratti dalla dinastia mantovana. Pochi anni dopo, nel 1653, il nobile Francesco Rolando Dalla Valle, primo ministro di Stato di Carlo II Gonzaga e cavaliere dell’ordine del Redentore, ottenne dal duca il titolo e la dignità marchionale per tutto il feudo e scelse come propria residenza il palazzo già appartenuto a Bonifacio Bobba. Rimasto di proprietà dei Dalla Valle fino ai primi decenni dell’Ottocento, fu poi ceduto ai Prades e quindi alla casata dei Capra che con quelle dei Bobba (cfr. il “Viaggio d’autore” dedicato al cardinale Marc’Antonio Bobba, pubblicato sul “Monferrato” del 12 luglio 2005) e dei Dalla Valle avevano reso celebre la comunità di Lu nei diversi settori della vita politica, militare e religiosa. Dionigi Roggero Appuntamento con Leo Rota monferrin-torinese davanti alla chiesa di San Giacomo, in centro. Rota è presidente dell’Associazione San Giacomo, un sodalizio che sta facendo tornare questo paese all’antico splendore (nel 1700 aveva 35 tra monasteri e chiese...). Ci apre il Museo di San Giacomo inserito nel circuito MoMu Monferrato Musei con Duomo, Sinagoga, Crea, non è poco, ma se lo merita e nel primo anno di apertura ha superato i milleduecento visitatori... Il Museo è ricavato in alcune sale della restaurata canonica. con dipinti, paramenti, sculture dorate, reliquiari databili tra il quindicesimo e ventesimo secolo provenienti dagli edifici ecclesiastici del paese e in alcuni casi salvati in extremis come l’espositore del Santissimo trovato in un pollaio. Tra i dipinti top quelli di Orsola Caccia, questo in attesa che ritornino I Canonici di Lu del Guala... Altra curiosità: un crocifisso che ha rivelato al restauro le macchie del sangue tolte dai Giansenisti. Nell’ultima sala un armadio delle meraviglie cela arredi dorati e una serie di raffinate pianete. Dal centro del paese alla parte alta. Saliamo al grande edificio conosciuto come Palazzo Paleologi. Ci attende l’attuale proprietario Attilio Intimo sposato con Pieranna Forni, nata in questa antica casa, cui va il merito del salvataggio e del recupero. In società con Alessandro Ciampanini, un toscano innamorato del Monferrato (e considerato che viene da San Gimignano dovremmo darli una seconda medaglia...) , ha restaurato la costruzione -stava letteralmente crollando- che ospita un resort di lusso e un ristorante (Antico Monastero). Il cortile con loggiato su due piani e le torcere in ferro battuto restituisce l’atmosfera del tempo. Entriamo nella sala degustazione, poi nel bar con il grande soffitto a cassettoni. Saliamo al primo piano dove è ospitato il ristorante con terrazza panoramica sulla valle verso Conzano. Poi visita delle stanze ben arredate introdotte dai nomi dei Paleologi. Usciamo dall’altro cortile e qui il panorama è sul paese. Da doppio Viaggio d’autore... Luigi Angelino -Il Museo è aperto il sabato pomeriggio (14,30-18) e la domenica mattina (10-12,30). Info 366 4308015 -Antico monastero, tel. 0131 741511

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Silvio Morando

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