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Ricercatrice casalese nel progetto della proteina anticancro

«Si sconsigliano vivamente facoltà scientifiche». Valentina Gandin, casalese, da febbraio del 2008 ricercatrice presso l’Istituto Europeo EMBL di Roma, aveva concluso con quel giudizio la propria carriera scolastica all’Istituto Magistrale Lanza. Oggi la ricorda con un sorriso: «Ho comunque deciso di iscrivermi all’università per coltivare una mia passione e ora il mio lavoro di dottorato è stato pubblicato su una delle migliori riviste scientifiche. Questo mi ha insegnato che a volte i sogni ti danno la forza per raggiungere traguardi completamente inaspettati e che per questo vale la pena non mollare mai se si crede in qualcosa!» Laureata in Scienze Biologiche ad Alessandria nel 2003, Valentina ha poi svolto un dottorato di ricerca quadriennale in Scienze Genetiche e Biomolecolari presso l’istituto scientifico DIBIT-San Raffaele di Milano e nei giorni scorsi ha pubblicato sulla rivista scientifica Nature una ricerca su una proteina – denominata «eIF6» - che potrebbe avere importanti implicazioni nella cura del cancro. Una storia – per inciso - che ricorda altre vicende famose come quella di Daniel Pennac, pessimo studente divenuto poi scrittore di successo, o il gran rifiuto incassato da Marcel Proust quando cercava un editore: «Non ci interessa - gli fu risposto - il romanzo di uno che ci mette venti pagine ad addormentarsi...». La ricerca sull’«eIF6» è stata coordinata dal professor Stefano Biffo (docente all’università di Alessandria di Anatomia comparata e Citologia). Ma in cosa consiste la scoperta dell’equipe di cui fa parte la ricercatrice casalese? «Si tratta di una proteina fondamentale per la vita dell’organismo ma soprattutto per la proliferazione delle cellule tumorali e del tessuto adiposo», spiega la Gandin. La ricerca si annuncia ancora lunga ma si è cominciato a capire che «in generale soprattutto nei tumori la proteina è molto espressa. Ora si tratta di vedere se con un target farmacologico specifico è possibile controllarla e se questo influisce anche sulla riproduzione delle cellule malate». Un elemento incoraggiante è relativo alla massa dei tessuti adiposi: le cavie su cui è stata tenuta sotto controllo la proteina hanno meno grasso e se questo tipo di relazione di riproponessere anche per le cellule tumorali sarebbe un punto importante sul quale lavorare. La proteina è oggetto di studio già da 12 anni, ma capire nel dettaglio come funziona la «eIF6» richiederà ancora «molti anni di studio», dice la biologa casalese. Tra le motivazioni che l’hanno spinta agli studi scientifici una esperienza dolorosa personale che la colpì in tenera età, racconta il padre orgoglioso dei risultati ottenuti da Valentina: «La morte dei nonni, entrambi uccisi dal cancro», ricorda il padre Pietro. «Vedendo le loro sofferenze mi aveva detto: “Da grande devo fare qualcosa, per ricordare i nonni e aiutare la gente...”». La prima idea era stata ovviamente quella di fare il medico poi si è orientata verso la ricerca «sperando - dice la stessa Valentina - di fare qualcosa di altrettanto utile». E nel tempo libero? Quali sono i suoi hobby? «Nel poco tempo che mi rimane mi piace molto uscire con gli amici. Il vantaggio di lavorare in un centro di ricerca internazionale è che ti ritrovi a confrontare la tua cultura, i tuoi stili di vita, i tuoi valori con persone cresciute in un ambiente molto diverso dal tuo e oltre a divertirti è sicuramente un modo per confrontarti e migliorare te stessa. «Quanto agli hobby, mi piace moltissimo viaggiare. Appena posso prendo l’aereo e vado verso nuove destinazioni! Letture preferite? «Libri di attualità. Mi piace leggere libri scritti da persone che vivono realtà difficili in prima persona e che poi, hanno il coraggio di raccontare verità scomode. Ad esempio Gomorra di Roberto Saviano. Quanto ai film... non sono proprio un’amante del cinema». Ci sono luoghi di Casale a cui è particolarmente legata? «Non sono legata a luoghi ma a persone. Sicuramente quello che mi riporterà sempre a Casale saranno i miei genitori e mia sorella Eleonora. Solo grazie a loro sto riuscendo ad andare avanti per la mia strada nonostante i momenti difficili. Non è facile accettare di dover lavorare lontano da casa per poter avere un futuro si spera migliore. Il sogno nel cassetto? «Andare all’estero dove sicuramente la vita per noi ricercatori è di gran lunga migliore!!!».

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