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Il commento «Ma a Casale chi difende il diritto di respirare aria senza amianto?»

Lo confesso candidamente: apprendere che la costituzione di parte civile del Comune di Casale nel Processo Eternit in corso a Torino ha come solo scopo, fine, utile, quello di ottenere il ristoro del danno subito, mi dà un certo brivido. So bene che è la fredda logica giuridica, che è solo la fredda logica giuridica. Una ratio che dice anche che i due imputati saranno condannati penalmente solo se le prove verranno ritenute sufficienti etc. etc. Ineccepibile! Ci mancherebbe... Lo sanno bene - benissimo - le persone che hanno assistito settimana dopo settimana, con pazienza e passione, dolore, rabbia - spesso - alle tante udienze nelle quali la vicenda di spietato cinismo dell’Eternit si è dipanata davanti ai loro occhi, rinverdendo momenti e ricordi strazianti. Ma nessuno si sognerebbe mai di dire - spero! - che la presenza in aula dei cittadini di Casale, che portano dentro sé una perdita in nessun modo risarcibile, quella delle persone che amavano e che amano, sia stata un fatto superfluo, visto che non incide, tecnicamente, sulla decisione del tribunale. Lo confesso candidamente: faccio parte di quella maggioranza (o minoranza, non so più...) di persone che pensano che la presenza del Comune di Casale nel processo fosse qualcosa in più di una... lista della spesa. Che rappresentare la città martire dell’amianto comporti la consapevolezza che a Torino si sta parlando di qualcosa di più che dell’esborso che il Comune ha sostenuto per le bonifiche. Certo anche di quello... ma non solo. Mi ero candidamente persuaso che il Comune di Casale fosse nel processo soprattutto per rappresentare una comunità che ha subito un’offesa profondissima, che è stata ferita a morte dal cinismo, dalla speculazione, che è stata truffata per decenni da persone senza scrupoli che hanno scientemente condannato a morte migliaia di persone sapendo - senza ombra di dubbio - (lo dice un’inchiesta giudiziaria di centinaia di migliaia di pagine, mica sono chiacchiere da bar) quello che stavano facendo. Pensavo che il Comune di Casale fosse nel Processo Eternit per portare la propria civile testimonianza contro un modo criminale di fare impresa, che fosse lì per ribadire il diritto di lavorare senza che qualcuno si appropri della esistenza di persone ignare, anzi di cittadini casalesi ignari!, per ribadire che chi vive in questa città ha il diritto di respirare l’aria di strade, cortili, campi da bocce, giardini, oratori, asili, scuole... senza rischiare la vita. Il diritto di respirare... Perché un interrogativo credo sia ineludibile: il Processo Eternit, senza la città di Casale, sarebbe stato la stessa cosa? Sicuramente no... E tutto questo non per dire che alcuna transazione debba mai essere considerata. Per dire piuttosto che qualunque transazione si voglia considerare deve però davvero essere l’occasione per mettere la parola «fine» a questa vicenda indicibile. Per dire che qualunque transazione deve comprendere le spese per le bonifiche, di tutte le bonifiche, finanziando un piano straordinario per disinnescare la bomba dei polverini, che nessuno sa esattamente dove si trovino, per esempio. Veda - lo svizzero - di dismettere l’abito del businessman e vestire (davvero!) quello del filantropo. Il primo passo è comprendere che la vita delle persone che lui stesso e la sua attività hanno offeso in passato, e continuano a offendere ancora oggi, vale più dei fiumi e degli alberi a cui ha destinato - è stato annotato - un miliardo di dollari... Il primo passo è stanziare risorse per la ricerca scientifica da destinare ai gruppi più attivi e qualificati in questo specifico settore perché a Casale e ai cittadini di Casale deve essere restituito il diritto alla salute, alla vita e alla speranza. E deve essere restituito da chi lo ha loro tolto.

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