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  • 18 gennaio 2012
  • Casale Monferrato

Transazione Eternit e unità della città

Il dibattito pubblico sulla transazione Eternit rischia di trasformarsi da dibattito nel merito della sua storia di tragedia e di lotta per la giustizia in dibattito politico e di schieramento. Dobbiamo impedire che ciò avvenga, che si costruiscano muri invalicabili, impossibili da abbattere; dobbiamo tener vivo lo spirito di una comunità unita e far si che la lezione amara della nostra storia ci aiuti a ricostruire un sentire nuovo nella società e nelle istituzioni. Dobbiamo impedire che “la zizzania di Schmidheiny divida la città” e per far questo dobbiamo rimanere nel merito del dibattito sulla transazione cercando una decisione di sintesi delle questioni in gioco. Sappiamo che non c’è autorità senza sintesi. Ed è proprio nello sforzo di alzare il livello del dibattito alla ricerca di un’idea di sintesi che la città può ritrovare unità ed il Comune esercitare la pienezza della rappresentanza che gli compete; la rappresentanza degli infiniti lutti, della sofferenza crudele, dei valori che è tenuto a sostenere, quali la giustizia, del completamento delle bonifiche, e del sostegno alla ricerca. Un dramma come quello che sta vivendo la nostra città da decenni e la singolare lotta che ha combattuto con fierezza e dignità per impedire il ripetersi di analoghe tragedie, che già si stanno preparando in altre parti del mondo e che vedono ancora l’Eternit cinica protagonista, non può prescindere da una forte iniziativa istituzionale a partire dal Comune. E’ stato proprio il suo venir meno che ha indebolito e diviso la città. Cercare una sintesi istituzionale diventa dunque la strada che può mantenere unita la città e assicurare la soluzione ai suoi problemi irrisolti. Si tratta dunque di guardare alle questioni essenziali che non possono essere trascurate: - Aver provocato la più grande strage da inquinamento con 1800 morti. - Aver fatto proseguire la lavorazione dell’amianto quando già si sapeva che l’amianto era cancerogeno e aver operato per nascondere la nocività. - Aver fatto fallire in modo dubbio l’Eternit di Casale nella floridezza della holding, attestata dalla smisurata ricchezza del suo azionista. - Aver abbandonato lo stabilimento ed il suo colossale carico di morte sulla città senza assicurare alcun intervento di bonifica, che ha dovuto essere realizzata dal Comune con ingenti spese. - Trent’anni di lotta della città, a sostegno delle famiglie colpite, per ottenere giustizia, per far cessare l’uso dell’amianto nel mondo hanno portato al colossale processo di Torino senza il quale non ci sarebbe stata l’offerta ricattatoria di Schmidheiny per alleggerire la sua posizione nel processo Per tutte queste ragioni il Comune, istituzione dello Stato, rappresentante dei cittadini, dei valori della città e della sua lotta coerente, conserva e rafforza la sua dignità solo se fa il suo dovere fino in fondo, senza accettare passivamente le condizioni ricattatorie di Schmidheiny che ci renderebbero complici delle morti future nel mondo. Accettare una trattativa alle sue condizioni, in modo rinunciatario , a dibattimento concluso e a poche settimane dalla sentenza, è come trattare con la mafia durante un processo di mafia e costituirebbe un’interferenza con l’altra istituzione dello Stato, il Tribunale di Torino, preposta ad assicurare la giustizia. L’offerta di Schmidheiny può essere accettata solo se essa è senza condizioni e quindi senza la pretesa del ritiro della costituzione del Comune quale parte civile, senza la richiesta rinuncia a future azioni a difesa di cittadini e della comunità. L’offerta può essere considerata solo come acconto sul risarcimento che sarà stabilito dalla sentenza del Tribunale e, in quanto atto unilaterale e spontaneo senza condizioni, potrà essere considerata positivo, sia pur parziale, atto riparatore della tragedia causata alla città e alla sua popolazione. E’ un primo intervento risarcitorio da parte di chi deve considerarsi coautore del grande inquinamento che ha colpito Casale. Nè si può affermare di rinunciare alla transazione se i soldi li mette lo Stato, perché sarebbe come mettere sullo stesso piano un imputato di disastro ambientale doloso con il Governo della Repubblica. Solo dopo la sentenza, ormai imminente, il Comune con dignità e coerenza, unitamente alla sua comunità unita, potrà avviare con fierezza le procedure per avere il risarcimento completo e proseguire con rinnovata autorevolezza la collaborazione , come già avvenuto in passato, con lo Stato e la Regione per completare i progetti di bonifica e potenziare la ricerca sul mesotelioma. Si assicurerebbe così dignità alla città, e autorevolezza all’Amministrazione.

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