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«Reparto Infettivi smantellato per trasferirlo ad Alessandria. Così se ne va un’eccellenza!»

Il punto interrogativo sul futuro dell’Infettivologia del Santo Spirito è sempre più attuale. L’atto aziendale parla di soppressione della SOC ma nulla indica sull’ufficialità. Viene prevista la SOS con la sparizione dei posti letto che, da 10, verrebbero azzerati ma cosa accadrà? Giorgio Demezzi definisce l’assenza di qualunque riferimento al reparto di malattie infettive «un esempio lampante di grave depauperamento dell’ospedale». Aggiunge l’ex sindaco che nella migliore delle ipotesi verrà ridotto a semplice ambulatorio con la perdita di un fiore all’occhiello e un centro di riferimento per tutta l’ASL e la Regione Piemonte. Luigi Fruttaldo diresse il reparto fino al 2009: con lui, esperto del settore, cerchiamo di capire i passaggi che hanno condotto al colpo di scure. «Il reparto Infettivi, inaugurato nel 2003, venne costruito con fondi nazionali con un importo di quasi 4 milioni di euro. Un reparto ad alto isolamento che sorge in una palazzina autonoma con accesso proprio esterno per le ambulanze, dotato di 10 camere singole con bagno con possibilità di depressurizzazione attivabile con interruttore dall’esterno per ogni camera che è dotata di filtri con 15 ricambi d’aria all’ora e ampi corridoi pensati non per poterci ballare - dice ironicamente Fruttaldo - bensì per evidenziare la funzione di filtro. E poi spazio per l’ambulatorio e il day hospital». Aggiunge Fruttaldo che la struttura d’Infettivologia del Santo Spirito è stata riconosciuta dall’Istituto Superiore di Sanità come centro nazionale per l’Aids e le malattie altamente contagiose quali Sars ed Ebola e centro epidemiologico regionale per l’infezione da HIV. Quindi, se non interverranno modifiche, Casale Monferrato perderà questa eccellenza con i suoi 10 posti letto e 2 per day hospital sempre occupati al 100%. Ma allora, è ovvio porci il quesito: perchè smantellare una simile eccellenza? «Lo scopo - dice Fruttaldo - è chiaro: demolire il reparto e trasferirlo all’Aso di Alessandria che non è attrezzato, privo di climatizzazione e depressurizzazione e collocato al settimo piano. Oltre agli ingenti costi per la messa a norma, tale reparto non potrà mai avere l’alto isolamento ed è evidente che appare poco igienico portare un ammalato di Ebola al settimo piano usando ascensori in comune e passando attraverso altri reparti. Ma c’è di più: occorreranno altre soldi per ristrutturarlo». E allora, perchè chiudere gli Infettivi a Casale Monferrato? Fruttaldo torna indietro: «La Tbc è in forte crescita e, senza il reparto Infettivi, si rischia di veder ricoverato un paziente infettato in Medicina. Casale Monferrato, nel 2000, ospitò un importante convegno internazionale sulla Tbc nel quale furono segnalate queste problematiche. La Tbc sta crescendo, sono solo gli pseudo medici burocrati a sostenere il contrario dicendo che la malattia è in fase di estinzione. Sono stati soppressi i sanatori senza creare strutture ad hoc». L’analisi di Fruttaldo si spinge oltre, e investi i temi della sanità e tira in ballo il blocco operatorio, per il quale sono stati spesi 11 milioni ed è sottoutilizzato, e i reparti, circa una decina, privi di primariato. Cosa fare per mantenere in vita l’ospedale a certi livelli? Ecco la provocazione: «Il Santo Spirito - la butta lì Fruttaldo - potrebbe essere acquistato dai cittadini tramite azioni. Con un bacino demografico di oltre 100mila persone, questi, con l’acquisto, lo salverebbero mettendolo al riparo da tutte le insidie legate al futuro. Naturalmente mantenendo le convenzioni. I soldi verrebbero assorbiti dal territorio». Una boutade, quella dell’infettivologo ex primario, destinata ad alimentare critiche ma anche consensi attraverso il dibattito.

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Marco Imarisio

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