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In ricordo di don Gigi Gavazza - I personaggi, politici e non, di Borgo Ala

Ai primi di agosto di sei anni fa moriva in ospedale, dove era stato ricoverato pochi giorni prima, don Gigi Gavazza, parroco dell’Addolorata. Da tempo le sue condizioni di salute erano precarie, ma nulla lasciava presagire una prematura scomparsa. Era nato a Casale Monferrato il 13 gennaio 1938 in una famiglia sfollata durante la guerra a Grazzano, dove il giovane chierichetto raccolse l’invito del viceparroco don Gino Piccio ad entrare in seminario al termine delle scuole elementari. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1961, fu subito nominato viceparroco dell’Addolorata, retta da don Giuseppe Debernardis. Dal 1966 direttore del Seminario piccolo e dell’Opera diocesana delle vocazioni, nel 1973 divenne direttore del Centro giovanile diocesano, due anni dopo diresse il Centro pastorale per la famiglia, fondato da don Severino Poletto, infine resse dal settembre 1976 la parrocchia di Santo Stefano, dove si erano trasferiti il papà Riccardo, la mamma Clotilde e la sorella Rosa, e dal 1° ottobre 1990 quella dell’Addolorata. Questo il ricordo contenuto nel recente libro “Un colpo d’Ala. Doppia cittadinanza fatiche di una generazione”, scritto da Carlo Baviera e pubblicato dalle Edizioni San Valerio di Occimiano (Genova, 2010). “All’Addolorata intanto ci fu il cambio di guardia. Arrivava don Gigi: l’Aida non c’era più (la sua seicento era celeste e quindi l’aveva chiamata Aida), ma funzionava ancora la sua belisaria, la fisarmonica con cui li aveva rallegrati tante volte. Sapeva esercitare la sua autorità: discussioni subito animate fra Parroco e Consiglio Pastorale per spostare l’orario della messa delle 11 alle 11,30. Don Gigi deciderà nonostante le perplessità del Consiglio… Le discussioni non intaccavano la stima, e si partì con slancio. Dongi chiedeva impegno totale: questa è cosa non sempre facile. Tra lui e gli ex giovani c’era sintonia. Le sue riflessioni aggiornate e aperte sul mondo; dicevano la rotta da percorrere, capaci di posizioni in controtendenza e di novità. Era come respirare aria pura dei monti, esplorare le profondità marine, ammirare l’infinito del cielo stellato. Un aggancio sicuro”. E un aggancio sicuro per gli studenti del Liceo scientifico Palli era don Gigi, per il non comune equilibrio nei giudizi e per la grande profondità di analisi. Mi piace ricordarLo come apprezzato collega di Religione, conoscitore profondo della teologia e docente capace di comunicare, ma anche di carattere fermo, risoluto, deciso e determinato, irremovibile sulle questioni di principio, tuttavia sempre disposto ad aiutare gli allievi in difficoltà durante gli scrutini. Aveva lasciato l’insegnamento per impegni di carattere religioso, ma anche perché la sua voce limpida e chiara di cantore (amava la musica classica, i cantautori e le canzoni dialettali), negli ultimi tempi si stava affievolendo ed era amplificata da un microfono posto sulla cattedra. Conoscevo la sua famiglia: il papà Riccardo, carabiniere in pensione morto nel 1986, la mamma Clotilde scomparsa dieci anni prima e la sorella maggiore Rosa, che aveva lasciato l’insegnamento alla scuola materna per seguire il fratello sacerdote. Dopo tanti anni, ho incontrato a Quargnento con Luigi Angelino Maria Teresa, la sorella più giovane mia compagna di studi alle medie di Moncalvo. Dionigi Roggero PERSONAGGI DI BORGO ALA Ho letto tutto di un fiato e con particolare attenzione il libro di Carlo Baviera perchè al di la del titolo su Borgo Ala, grazie all’impianto diaristico, vi ho trovato molti episodi dei dietro le quinte della vita politica che ha visto l’autore come protagonista. Un esempio per tutti: il patto delle tre B che ha portato alla cosiddetta Giunta anomala del 1987 quella di Coppo (Ettore) che succede a Coppo (Riccardo); patto che porta il nome di tre segretari dipartito lo stesso Baviera (Dc), Bisello (Pci) e Bazzani (Pri), patto siglato al partito dell’edera all’una del mattino del 31 dicembre. La sede era a palazzo Ardizzone di via Palestro e mi ritrovo anche nella descrizione delle segreterie politiche che frequentavo spesso e sempre al momento dei risultati elettorali (la Dc al primo piano di palazzo d’Alençon, il Pci in un cortile interno in fondo a via Lanza, il coordinamento Psi all’inizio di via Lanza a fianco della chiesa di San Giuseppe). Ma torniamo a Borgo Ala l’appuntamento con Carlo Baviera è ‘‘Al Canton’’ la pietra d’angolo della chiesa dell’Addolorata, luogo di ritrovo qualche anno fa (eufemismo da sessantenne) dei giovani leoni del quartiere. Poi con qualche difficoltà, sotto una pioggia uggiosa, Baviera ci apre il cortile dell’oratorio coi ricordi che corrono al campetto di basket sorvegliato da una piccola Madonna. Saliamo al primo piano, sulla porta “Salone Pio X’’ che rimanda al parroco don Buzio che fondò un circolo rimasto famoso nella storia cittadina. Nel salone, a destra, le foto dei parroci: Giuseppe e Pietro Palena, don Debernardi, il mitico don Gi (Gigi Gavazza): Baviera ricorda anche il vice parroco don Spriano, oggi cappellano a Rebibbia. L’attuale parroco è don Angelo Francia. Altre citazioni per Annaratone ,colonna dell’Oftal e fondatore dell’Astor, la squadra di calcio parrocchiale, le signore Amalia Manfredi e Lusona attivissime nelle attività assistenziali al pari di Mario Poletti e Giovanni Demichelis. Ma è giusto ricordare i ragazzi del Canton oltre a Baviera (nato in via Bagna e la sua futura moglie in via Comello), Paolo Fillippi, attuale presidente della Provincia (da via Gonzaga, il padre Bruno lavorava da Massa vini, anche i nonni erano del quartiere), Paolo Ferraris (la cui famiglia era contitolare di una impresa di pompe funebri), Luigino e Mariuccia Merlo, Alfredo Rivoire e Giorgio Milani. Un quartiere composito che ha subito una grossa trasformazione con la scuola media prefabbricata che ha cancellato le cosiddette case dei marescialli (Matera, Drochi, Bellingeri) ma che sui confini ha conservato la farmacia che i ‘vecchi’ chiamano ancora Gallina (oggi è Fabbris). Luigi Angelino FOTO. Baviera ci apre l'oratorio dell'Addolorata; don Gigi Gavazza nel quadro appeso nel salone Pio X

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