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Eternit-bis: l'appello dell'AFeVA per la sentenza del Gup di martedì 29 novembre a Torino

È Giuliana Busto la nuova presidente di AFEVA l’Associazione familiari e vittime dell’amianto che per tanti anni è stata guidata da Romana Blasotti Pavesi e poi da Beppe Manfredi recentemente scomparso a causa del “mal d’amianto”. Giuliana, ex dipendente del Comune di Casale, è stata eletta all’unanimità dalla assemblea dei soci lunedì scorso. La sua è una lunga militanza iniziata (è quasi superfluo dirlo, purtroppo, nella città di Casale) da un lutto familiare per causa dell’amianto: la morte del fratello Piercarlo avvenuta nel 1988. «Era luglio. Piercarlo era un salutista e uno sportivo - racconta Giuliana - aveva avuto un malore durante uno dei soliti allenamenti, che inizialmente era stato sottovalutato». Poi il malessere non passa e c’è anche a una persistente febbriciattola. Uno dei medici che collaboravano con il Casale Basket, società di cui era segretario, gli consiglia di approfondire la cosa. La diagnosi non fu velocissima ma dopo qualche settimana la situazione fu chiara in tutta la sua gravità. «A Pavia - racconta Giuliana - ci dissero che si trattava di mesotelioma pleurico, ma a noi questo non disse nulla. Ci spiegarono che non c’erano speranze...». Dopo pochi mesi Piercarlo, «che aveva reagito con la convinzione di poterne venire fuori», si spegne. È il 23 dicembre del 1988. La famiglia decide di denunciare pubblicamente il fatto: «L’inquinamento da amianto ha tolto all’affetto di chi lo amava Piercarlo Busto, di anni 33» fece scrivere senza giri di parole sul manifesto funebre. «Per la prima volta si diceva pubblicamente che l’amianto aveva causato la morte di una persona che non aveva mai lavorato all’Eternit. Fu uno scossone per la città. «Da lì - racconta Giuliana - abbiamo deciso di partecipare alla raccolta di firme che la CGIL stava facendo il quel momento per la messa al bando dell’amianto e che portò poi alla legge di messa al bando del 1992. L’Afeva non esisteva ancora, c’era l’AFLED l’associazione dei familiari del lavoratori deceduti. La situazione era completamente differente da oggi, allora si cercava di introdurre l’argomento in assemblee e convegni ma era ancora tutto in fase embrionale». Fino al grande Processo Eternit che ha rappresentato «il massimo momento di visibilità e con il quale ci si è accorti della lunga battaglia condotta dalla associazione», ma - soprattutto - di quanto grave, diffuso e attuale sia il problema dell’amianto, sia nel casalese e negli altri siti di lavorazione ex Eternit, dove si continuano a vedere nelle morti causate dall’amianto gli effetti del disastro ambientale, compiuto dall’Eternit e assurdamente negato dalla Cassazione. Ora dopo la sentenza della Suprema Corte la situazione è nuovamente tornata difficilissima, per lo scoraggiamento e la delusione che ne è derivata, e - soprattutto - per la grave sfiducia nelle istituzioni che ha provocato. Perché se è sempre stato chiaro che Stephan Schmidheiny avrebbe cercato qualunque scappatoia possibile e immaginabile per evitare di fare i conti con le proprie responsabilità, (ampiamente dimostrate da documenti e testimonianze nel processo Eternit), non sembrava davvero possibile - a qualunque persona di normale rettitudine - che le argomentazioni giudicate insussistenti e capziose in due gradi di giudizio trovassero una sponda proprio nel più alto grado di giudizio, con una «sentenza ingiusta» e che ha disconosciuto la verità storica (la lavorazione e l’inquinamento dell’amianto) e la «strage infinita» (così l’aveva definita il pm Raffaele Guariniello), perpetrata dalla multinazionale dell’amianto sotto la guida proprio di Stephan Schmidheiny. Ma l’Afeva non si da per vinta, anzi reagisce con una azione più ampia e più articolata: «Siamo passati da una associazione che era frutto della volontà, capacità e tenacia di alcune persone che si interessavo di tutto - convegni, manifestazioni, bonifiche... - a una nuova dimensione in cui ognuno dei componenti del direttivo si occupa di un ambito particolare: previdenza, sanità, scuole e attività didattica, aspetti legali, bonifiche, rapporti con l’estero, contabilità... «Io per parte mia - dice la neopresidente - chiedo collaborazione e condivisione per fare in modo che Afeva diventi sempre più protagonista che abbia un ruolo ben definito e riconosciuto». In questo momento in particolare l’associazione sta operando per organizzare la partecipazione alla udienza del 29 novembre quando il gup Federica Bompieri dovrebbe pronunciarsi, si ritiene, sul rinvio a giudizio di Stephan Schmidheiny per il processo Eternit-bis che riguarda le morti causate dall’amianto. «Stiamo invitando tutti coloro che hanno la possibilità di entrare in aula - a cui possono accedere solo le parti lese, i parenti delle vittime - a non mancare. Lo stesso giorno Giovanni Cappa, vicepresidente di AFEVA, sarà a Roma in Senato per incontrare Camilla Fabbri, presidente della Commissione Industria e malattie professionali».

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