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TRANSAZIONE SCHMIDHEINY-COMUNE «Quando ci dicevano: “Vi metteranno un po' di soldini in bocca per farvi tacere"»

Potrebbe essere firmata già prima di Natale - secondo indiscrezioni - la transazione e la revoca della costituzione di parte civile del Comune di Casale nei confronti dello svizzero Stephan Schmidheiny, accusato dalla Procura di Torino di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antifortunistiche con il belga Louis de Cartier. Vale a dire di essere proprio loro i responsabili della immensa strage causata dall’Eternit. La sentenza sarà pronunciata dal tribunale di Torino presieduto da Giuseppe Casalbore - giudici a latere Fabrizia Pironti e Alessandro Santangelo - il prossimo 13 febbraio nella maxiaula 1 del Tribunale di Torino. «Dai comunicati del Comune traspare l’intenzione di accettare», ha detto Bruno Pesce, coordinatore del Comitato Vertenza Amianto mercoledì all’assemblea promossa da AFEVA e sindacati. Pesce ha messo in evidenza il dolo da parte di Eternit, la consapevolezza e la accettazione cioè che si causava la morte delle persone: «Ma poteri così forti si sentono in diritto non solo di negare l’evidenza ma anche i morti. E di sperare di farla franca. «Bisogna scegliere - ha aggiunto - se si vuole contribuire a far sì che si smetta di prenotare la morte di centinaia di migliaia di persone nel mondo oppure no...». Assente il sindaco Demezzi Grande assente - è stato messo in evidenza più e più volte - il sindaco di Casale Giorgio Demezzi, sia pur invitato. C’erano invece i sindaci di Ozzano Davide Fabbri, di Occimiano Ernesto Berra, di Mirabello Luca Gioanola e Luca Beccaria per il Comune di Camagna. E poi delegazioni da Cavagnolo, Reggio Emilia, una rappresentanza dell’associazione delle vittime della Francia, esponenti del PD, di SEL e dell’ANPI e della Cgil di Reggio Emilia da cui è venuta la precisazione che «il sindaco rende noto che non c’è e non ci sarà nessuna trattativa per uscire dal processo. È stata la voce dell’attrice Caterina Deregibus ad aprire l’assemblea pubblica con la lettura di alcune toccanti poesie, poi il saluto della presidente di AFEVA Romana Blasotti Pavesi che ha espresso la speranza che la città di Casale «che ha portato avanti con tanta forza e capacità la lotta per 30 anni» non perda la strada quando il risultato di ottenere giustizia non è mai stato così vicino. «Temiamo di non potere essere più un esempio - ha commentato amaramente Assunta Prato - se succedono certe cose. Non possiamo essere un esempio se accettiamo una elemosina». Lotta per tutti i morti sul lavoro «Come si risolverà la vostra battaglia sarà un fatto epocale per il Paese», ha detto il presidente della SOMS di Ovada Augusto Configliacco, che ha raccontato delle «battaglie sindacali in cui ci dicevano “vedrete che non risolverete niente, combattete contro gente più importante di voi, vi metteranno un po’ di soldini in bocca e vi faranno stare zitti”. Ma questa è una battaglia di dignità per i morti sul lavoro di tutta Italia». «Estrema tristezza», senza alcuna polemica politica - ha espresso Fabio Lavagno, SEL - «per l’assenza del sindaco Demezzi che ama definirsi “un buon padre di famiglia” ma se si considera tale come può mancare in momenti di tale importanza? «Il sindaco di Casale è stato invitato ma ha declinato l’invito adducendo altri impegni...», ha annotato Luigi Ferrando, Cisl di fronte al salone strapieno che per oltre tre ore ha seguito con attenzione e partecipazione i ragionamenti, condiviso l’indignazione per l’ipotesi di accordo tra il Comune delle vittime e uno di coloro che la Procura di Torino ha individuato come uno di coloro che ha firmato la folle strage dell’Eternit. Ernesto Berra - in qualità di presidente del distretto sanitario di Casale - ha ricordato che all’atto della costituzione al Processo il Comune di Casale aveva invitato gli altri Comuni dell’USL 76 (che tutti avrebbero avuto titolo di costituirsi) a non appesantire il processo: «Molti di noi hanno rinunciato per questo e quindi ritengo che il Comune di Casale non possa rappresentare solo se stesso in questo momento». Berra ha poi chiesto di attendere la sentenza e al neoministro Balduzzi di dare le garanzie - di cui c’è estremamente bisogno - della continuità dell’attività del Centro Regionale Amianto gettato nel limbo dalla inattività della Regione. «Sono indignata non per l’offerta di Schmidheiny - ha detto Giuliana Busto - ma per la parole del sindaco che - lo ricordo - è la massima autorità nel campo della salute e non deve assolutamente permettersi di far rinascere la città sulla pelle delle 1800 vittime e dei loro familiari. Siamo fermamente intenzionati a non farci comperare e andremo avanti con la nostra battaglia per la giustizia. Non possiamo buttare al vento vent’anni di lotta dopo essere stati un esempio per tutto il mondo, dal Brasile al Giappone, perché l’unica battaglia persa è quella che si abbandona». La lotta di Casale e della sua gente contro il mostro dell’amianto e più in generale del profitto senza scrupoli e riguardo, neppure per la vita umana, è un esempio in tutto il mondo ha testimoniato lo scrittore e giornalista Giampiero Rossi, autore de La lana della salamandra, tradotto in varie lingue e che è stato occasione di presentazioni in tanti Paesi stranieri. «In Brasile e in Messico ho raccontato di voi a persone che poi rientravano in fabbrica per lavorare l’amianto... Il vostro movimento è una speranza e avete il dovere di essere uguali a voi stessi, per quello che rappresentate nel mondo». Lillo Mendola, presidente della Associazione delle vittime di Bari, sede della Fibronit, ha raccomandato per la ricerca lo stesso impegno che c’è sulla giustizia: «Le cure sperimentali ci sono e in molti casi funzionano. Mia moglie ha vissuto anni grazie a un trial sperimentale, conosco persone che da sei anni si curano e che stanno bene...». Ma cosa penseranno i giovani se si accetta l’offerta di Scmidheiny? «Che a scuola - ha detto il professor Vincenzo Moretti - si ascoltano nobili ideali ecologici ma il mondo va in un altro modo e che è bene dire certe cose e farne altre; così la loro sarà una “vita ripiegata e portafoglio”». «È stato perseguito un danno in modo consapevole è questo è un atto criminale, in italiano si chiama così... - ha detto Angelo Muzio, PD - e se l’istituzione rinuncia alla costituzione di parte civile accetta di nascondere quell’atto criminale. Come fai ad affermare che chiedi giustizia se ti ritiri prima che sia fatta giustizia? Se gli occhi si chiudono davanti a un atto criminale?». Poi l’invito al Comune a confrontarsi davvero con la gente e a non prendere decisioni «sottobanco», aggiungendo: «Se non ci fosse il cuore tante volte il cervello non saprebbe dove andare...». «Perché ci costituimmo» Renato Gagliardini, dell’ANPI, ha sottolineato che ancora oggi come 30 anni fa da parte degli svizzeri c’è la «convinzione che la salute è una merce che si può comprare e questo è inaccettabile». Quando la giunta Mascarino decise di costituirsi - ha detto Gagliardini (che all’epoca era assessore e partecipò alla decisione) - «lo fece per stare al fianco dei cittadini che avevano sofferto, per dare loro forza e sostegno. L’Amministrazione oggi non può ritirarsi prima che sia fatta giustizia». Massimiliano Quirico, giornalista, direttore di «Sicurezza e Lavoro» ha chiesto agli avvocati del Comune di dire pubblicamente quanto incassano dalla transazione: «Solitamente è l’8-10% della cifra oggetto di transazione». Vale a dire circa due milioni di euro. Giovanna Zanellato, di Cavagnolo ha portato testimonianza dell’indignazione dei cittadini per la transazione sottoscritta dall’allora sindaco per uscire dal processo 47 nuove diagnosi di tumore «Dall’inizio dell’anno sono stati diagnosticati 47 casi di mesotelioma, solo a Casale. Dato sottostimato perché non tiene conto delle diagnosi effettuate in altre realtà», ha detto Daniela Degiovanni, oncologa. «E l’incidenza aumenterà per altri 10-15 anni, poi si stabilizzerà con 40-50 casi l’anno per altri 20-30 anni... «Accanto a questa sofferenza quotidiana che ha toccato ogni famiglia c’è quella morale, la paura di ammalarsi con cui si è costretti a convivere. Una sofferenza che ha chiesto giustizia e che ha trovato accoglienza da parte delle istituzioni nel processo di Torino, il più grande d’Europa e forse del mondo su questi temi. Risultato ottenuto grazie al fatto che la gente e le istituzioni hanno sempre camminato fianco fianco, ma ora questo cammino comune rischia di venire meno a fronte di una offerta che non è solo una elemosina - se si vuole ragionare in termini di cifre - ma una offesa». Per questo la Degiovanni ha rivolto un appello «col cervello e col cuore» al sindaco di Casale Giorgio Demezzi di «stare ancora insieme a noi e di non accettare che la città venga spaccata in due». Sarebbe questa sì - ha detto - una prima vittoria degli avvocati della difesa di Stephan Schmidheiny.

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