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Riunioni e telefono: 130mila euro. È il progetto di ricerca per il mesotelioma pleurico...

Una rete di ricerca per nuove terapie sul mesotelioma: 600mila euro (già stanziati) tutti destinati alla organizzazione e nulla alla ricerca vera e propria. Tra i costi anche 70mila euro per telefono e poste (in tempo di email e pec gratuite), 60mila euro per quattro riunioni (15mila l'una), 20mila euro per un rapporto annuale (stampa e redazione) che almeno al nostro giornale non è mai stato reso noto. Ma è stato effettivamente relizzato? E se sì perché non è stato diffuso ai giornali? I 600mila euro sarebbero già stati stanziati e il progetto - datato 2012 - durava due anni. È finito? È stato rinnovato con nuovi stanziamenti? Che risultati ha portato? Abbiamo cercato il coordinatore del progetto professor Giorgio Scagliotti (università di Torino, dipartimento di Oncologia) per avere chiarimenti e risposte, ma non si è reso disponibile. Nella foto il professor Giorgio Scagliotti Il progetto annunciato alcuni anni fa - dopo la nomina del pool di esperti da parte del ministro Balduzzi per le problematiche legate alla ricerca amianto - effettivamente esiste. Alla nostra redazione - paradossalmente - ne è giunta notizia del tutto casualmente e solamente alcune settimane fa, consultando il sito del Comitato Permanente ex Esposti Amianto e Ambiente che ha sede a Giammoro (Messina) ed è costituito da ex dipendenti, operai e impiegati di Sacelit, Pirelli, Enel, Raffineria Mediterranea e Pumex. Il documento - ci ha spiegato Salvatore Nania, referente del comitato - è stato reso noto dopo un incontro tra gli esponenti del comitato e del ministero della Salute avvenuto ad agosto del 2013, ma è datato 2012. E si trova nella sezione documenti del sito, scaricabile grazie a un link. Tre righe di titolo: «Rete organizzativa nazionale per la promozione della comprensione dei fenomeni molecolari, l’ottimizzazione dei percorsi diagnostici e terapeutici e gli studi clinici sperimentali per il mesotelioma maligno della pleura» che mettono un sacco di carne al fuoco, anche se a dire il vero le prime due parole sembrano essere il vero succo del discorso: «Rete organizzativa». Un progetto al quale sono stati destinati 600mila euro, «somme già erogate e disponibili», è stato detto durante la riunione al ministero secondo il report pubblicato dalla medesima associazione. Il progetto e i costi Sette le regioni coinvolte dal progetto (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Liguria, Lazio). Due anni la durata del progetto (per cui potrebbe addirittura essere già concluso). Viene quindi spontaneo chiedersi quali siano stati i risultati raggiunti, domanda che abbiamo rivolto al coordinatore del progetto professor Giorgio Scagliotti (nella foto) dell’università di Torino, dipartimento di Oncologia. Sempre a Scagliotti (cercato più volte attraverso la sua segreteria e al quale abbiamo anche scritto via mail) abbiamo rivolto anche altre domande per capire di più su questo progetto. Le voci di spesa suscitano infatti alcuni interrogativi, se non altro in merito all’impiego delle risorse. Nel progetto iniziale - che ipotizzava un costo complessivo di 700mila euro - sono infatti previsti 520mila euro per il personale (35mila euro lordi per 14 unità). Non è chiaro se si tratti di nuove figure professionali o di integrazioni economiche destinate a personale già a ruolo. Altra voce di spesa (70.000 euro) è prevista per i cosiddetti “costi indiretti”: posta, telefono, corriere (forse sarebbe meglio utilizzare le mail che sono gratuite); 60mila euro sono invece previsti per quattro riunioni (Spese vive? Gettone di presenza per i partecipanti?) la prima per dare avvio al progetto e le altre tre - a scadenza semestrale - presumibilmente per le necessarie verifiche e aggiornamenti. È poi prevista la costruzione di un sito web specifico (anche in questo non ci è stato reso noto quale sia l’indirizzo, nonostante sarebbe estremamente utile) per la cui realizzazione e manutenzione si prevede un esborso di 25mila euro. Altri 20mila euro costerebbe invece la redazione e la stampa del rapporto annuale di attività, ma anche in questo caso alla nostra redazione non è mai pervenuto alcun report, nonostante la nostra testata segua da sempre e con attenzione a problematica amianto. Previsti infine 5000 euro per «le missioni destinate alla “disseminazione attività di rete”», espressione a dire il vero di non facile interpretazione. E la ricerca vera? Altra cosa che fa riflettere è il fatto che dal planning firmato dal professor Scagliotti, non risulta evidente alcuna attività di ricerca vera e propria, ma pare che il 100% del finanziamento sia destinato alla struttura organizzativa. Nel senso che dalle voci elencate nel progetto non traspare - perlomeno apparentemente - alcuna attività di concreta indagine scientifica, progetti di ricerca di base mirati alla conoscenza biologica di questo tumore storicamente poco studiato o alla realizzazione di nuove molecole utili per contrastarne lo sviluppo, o a trial clinici con farmaci già esistenti e che potrebbero utilmente essere impiegati per contrastare il mesotelioma, cosa già avvenuta per altre patologie in qualche caso con risultati importanti. Quesiti e risorse pubbliche Dubbi che certamente una migliore illustrazione del progetto avrebbe potuto fugare, oltre a chiarire quale fosse lo stato di avanzamento del progetto e a quali risultati ha portato. Quesiti che peraltro - trattandosi di un progetto realizzato con risorse pubbliche e cioè dei cittadini - sarebbe doveroso chiarire. Ci auguriamo per i prossimi numeri di poter ottenere dal professor Giorgio Scagliotti - titolare del progetto al quale ci eravamo rivolto a metà dicembre dello scorso anno - le informazioni che consentano gli approfondimenti necessari per comprendere meglio il progetto e divulgare i risultati a cui ha dato modo di pervenire.

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Marco Imarisio

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