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Studio europeo su tumore al polmone e mesotelioma finanziato in Inghilterra

Il Cancer Research U.K. (la più grande fondazione che finanzia la ricerca sul cancro in Inghilterra ed una delle più importanti al mondo e che ha recentemente costruito il nuovo istituto per la ricerca sul Cancro dell’Università di Cambridge) ha deciso di finanziare un progetto di ricerca europeo su tumore al polmone e mesotelioma a cui parteciperà anche il Gime, il Gruppo ricerca sul mesotelioma presieduto da Luciano Mutti. La notizia è stata ufficializzata martedì e la ricerca - spiega Mutti - è finalizzata a provocare l’apoptosi (il suicidio), delle cellule tumorali. «Il problema delle cellule tumorali è che non sintetizzano la proteina che ne provoca la morte. Con questa sperimentazione che è già stata avviata sul tumore al polmone e che verrà ora estesa anche al mesotelioma, si introduce con un farmaco l’Obatoclax, una sostanza che mima la proteina provocando la morte delle cellule tumorali». La sperimentazione è già stata effettuata sia in vitro sia su cavie, e ha dato risultati positivi. Ora si tratta di passare alla fase più delicata che è quella relativa alla sperimentazione sui pazienti. I risultati di questa prima parte di ricerca (conseguiti anche grazie ad un significativo contributo finanziario della Fondazione Buzzi) sono in corso di pubblicazione sul Journal of National Cancer Institute, la rivista ufficiale del Bethesda National Cancer Institute (N.C.I)., il più grande isituto di ricerca degli Stati Uniti, che ha sede a Washington e ha visto la pertecipazione di centri inglesi e statunitensi. Ma per ora la sperimentazione sui pazienti sarà effettuata solo a Belfast e ad Amsterdam, con la somministrazione del farmaco a pazienti di seconda linea, che hanno già fatto senza successo, purtroppo, una terapia chemioterapica. Intanto prosegue il trial del Gime con Gleevec e Gemcitabina iniziato alcuni mesi e proseguono anche i trattamenti sui pazienti che già erano trattati in regime compassionevole, al di fuori cioè della sperimentazione ufficiale. «Si confermano i primi dati che dimostrano che un significativo numero di pazienti è in malattia stabile, in alcuni casi c’è anche riduzione della massa tumorale», spiega Mutti. Si sta procedendo con il trattamento e nei prossimi mesi si vedrà se e in che misura c’è risposta. Sono tra l’altro in corso contatti con una casa farmaceutica che sarebbe favorevole a far riconoscere il trattamento con Gleevec e Gemcitabina a livello europeo come Orphan Teraphy, «che consentirebbe di estendere questo trattamento a livello europeo per tutti pazienti refrattari alla chemioterapia ed in alternativa ad ulteriore chemio che si è dimostrata non risolutiva, in questi casi. Sarebbe un primo importante riconoscimento dell’efficacia del trattamento», commenta Mutti. Infine si stanno studiando nuovi farmaci all’Università di Novara, Facoltà di Farmacia, che inibiscono la proteina che attiva il segnale per la riproduzione delle cellule tumorali. Si studiano nuovi farmaci Il farmaco è stato sintetizzato e testato in vitro, e ha dato buoni risultati. Gli effetti collaterali secondo gli studiosi che lo hanno costruito in laboratorio non dovrebbero essere un problema, e a breve si passerà alla sperimentazione sulle cavie. «Certo che molto dipenderà dai fondi disponibili», conclude Mutti m.f.

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