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Centrale Enrico Fermi: bisogna valutare l’impatto sanitario nell’impianto per le resine?

È tornata a riunirsi mercoledì sera in biblioteca a Trino la Commissione comunale speciale sulla disattivazione della centrale “E. Fermi”. Nel corso della riunione è stato presentato lo stato di avanzamento del Programma Nazionale di gestione dei rifiuti radioattivi, dopo la pubblicazione della relazione preliminare e l’invio, da parte di molti enti interessati, di osservazioni e integrazioni. «Il Programma è un documento di fondamentale importanza per capire quali saranno le scelte del nostro Paese in merito alla chiusura del ciclo nucleare» ha spiegato il sindaco Alessandro Portinaro. «In Italia siamo in forte ritardo su questi temi e per ora sono state sospese le sanzioni, proprio in vista della stesura definitiva di questo programma». Al momento sono state raccolte solo le osservazioni delle realtà istituzionali, mentre non sono state ancora recepite quelle degli ambientalisti e delle altre associazioni. Si è quindi passati a discutere dell’iter autorizzativo relativo alla realizzazione degli impianti di trattamento delle resine presenti presso la centrale di Trino. «Le resine - spiega Fausto Cognasso, presidente della Commissione - venivano usate per ripulire i macchinari contaminati all’interno della centrale. Queste resine sono state poi accantonate nei depositi in attesa di essere trattate. Una sperimentazione è già in atto presso l’impianto di Bosco Marengo, mentre alla “Fermi” questa fase diventerà operativa e ancora una volta Trino si presta a diventare la cavia di un esperimento». Questo doppio impianto che verrà realizzato per lo smaltimento delle resine ha seguito un iter diverso rispetto al percorso generale dello smantellamento della centrale di Trino e dopo l’esame ai tavoli regionali e ministeriali, si attende solo il parere di ISPRA per l’approvazione definitiva. «Proprio perchè si è alla fase iniziale dell’apertura di un nuovo impianto, che esula dal decommissioning complessivo - ha sottolineato Cognasso - avanziamo la possibilità che da parte del Comune, con l’appoggio dell’OSAT (Osservatorio Socio-Ambientale Trinese) venga richiesta anche una “VIS”, Valutazione di Impatto Sanitario. È una procedura che in ambito europeo viene applicata normalmente: visto che a Trino la costruzione dei nuovi impianti potrebbe avere un impatto esterno alla centrale, sarebbe meglio applicarla anche nel nostro caso». La VIS rappresenta una integrazione alla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) ed è «un atto preventivo della ricaduta radiologica che si potrebbe avere sulla salute pubblica» ha spiegato il dott. Christian Salerno dell’OSAT. «Può essere fatta su un impianto che ancora deve essere costruito, uno già in essere oppure uno già dismesso. Si calcolano le emissioni nell’atmosfera e la loro ricaduta attraverso modelli matematici e caratteristiche geografiche. Oltre all’aspetto ambientale viene affrontato anche l’aspetto epidemiologico della popolazione e in questo caso, su Trino, abbiamo già tanti dati a disposizione, che si potrebbero allargare anche ai paesi limitrofi e questo rappresenta un notevole vantaggio di questo tipo di studio. È chiaro che si tratta di un tipo di indagine che si può fare su un singolo impianto, valutandone i potenziali fattori di rischio, e non sull’intera disattivazione». Uno studio che richiederebbe da 6 a 18 mesi. «Per questo - ha fatto notare Cognasso - è bene che l’amministrazione e il Consiglio comunale si esprimano al più presto su questo aspetto e si faccia un ragionamento serio. Noi riteniamo che sia uno strumento utile, anche perchè sulla disattivazione non c’è un passato codificato e di fatto noi trinesi stiamo partecipando ad un grande esperimento. È chiaro che più ci si avvicina all’isola nucleare e più ci sarà dispersione nell’atmosfera di isotopi radioattivi». Intanto proprio su questo tema - sempre molto caldeggiato dagli ambientalisti - si è appreso che l’anno prossimo l’Arpa installerà a Trino una centralina per il controllo delle emissioni di trizio, l’isotopo radioattivo dell’idrogeno rilasciato dalla centrale nucleare. Sulla richiesta, il sindaco Portinaro (servizio a pag. 13 sulla sua nomina nel cda di Sogin) ha detto: «Abbiamo diverse soluzioni rispetto al passato, bisogna solo capire quale sia quella più indicata nel caso specifico».

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