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  • 20 febbraio 2016
  • Alessandria

La scomparsa di Umberto Eco, scrittore molto legato a Casale e al Monferrato - Aveva inaugurato il Museo

È morto ieri, venerdì 19 febbraio, alle ore 22,30 lo scrittore Umberto Eco. Classe 1932 (nato ad Alessandria il 5 gennaio) era conosciuto in tutto il mondo per i suoi celebri libri come “Il nome della rosa” (1980) e “Il pendolo di Foucault” (1988) fino al suo ultimo “Numero zero” (2015). Semiologo, filosofo e docente universitario dal 2008 era professore emerito e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna e dal 2010 socio dell’Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche. Eco è stato molto legato a Casale e al Monferrato, aveva inaugurato con una prolusione, che sarebbe da pubblicare, il Museo Civico di Santa Croce il 30 aprile 1995. Aveva ricevuto l'Oscar provinciale del Successo a palazzo Langosco il 28 novembre 1981. Nel libro “L’isola del giorno prima” (1994) aveva raccontato l’assedio del castello. Nel giugno del 2008 era stato in città proprio in occasione delle manifestazioni dedicate alla rinascita del castello. Per ricordarlo riproponiamo qui sotto l’articolo, scritto da Dionigi Roggero, sull’incontro al Teatro Municipale. Invitato dall’allora assessore alla Cultura, Riccardo Calvo, era stato presentato dallo scrittore e docente monferrino Elio Gioanola. A distanza di un mese dalla presentazione di “Maìno della Spinetta” le parti si sono simpaticamente invertite, ha esordito venerdì 20 giugno al Municipale, l’assessore per la Cultura Riccardo Calvo, e tocca ora a Elio Gioanola presentare Umberto Eco invitato a Casale per parlare de “L’isola del giorno prima”, in occasione del rilancio del castello, destinato ad ospitare le biblioteche, “veri granai dello spirito”. Un gran libro per l’immensa gioia di raccontare, ha affermato il docente di San Salvatore, a proposito del romanzo barocco che è il “romanzo dei romanzi”. Romanzo storico con la descrizione dell’assedio del 1630. Romanzo di formazione con l’iniziazione casalese del protagonista. Romanzo di avventura sullo sfondo inconsueto dell’oceano. Romanzo di ricerca dell’isola e del punto fisso. Romanzo fantastico, con il doppio, tipico di questa letteratura. Romanzo d’amore costruito su lettere scritte. Ma anche romanzo di spionaggio con spie e controspie. Oltre che romanzo filosofi co con i grandi problemi del tempo. Una straordinaria macchina narrativa che raccoglie tutto fino giorni nostri. Manca solo l’ambito poliziesco, ha aggiunto Gioanola, già affrontato con successo nel primo celebre romanzo. In più è stato bravissimo l’autore ad operare il “miracolo della sintesi dei livelli”. C’é di tutto e per ogni tipo di lettore. Dopo l’esperienza delle avanguardie, Eco ha riportato nella narrativa il piacere del racconto, che è qualità innata del genere umano. Del resto, ambientata nel secolo barocco, l’opera non poteva che essere un’esplosione della parola, dove per sopravvivere era necessario raccontare storie. Ma allora, si è chiesto l’autore di Maìno, cosa fa il romanziere? Si limita a dare sapienti colpi di regia, magari con la scelta accuratissima dei nomi (“grive” in francese è il tordo), oppure con la fotofobia di Roberto e i suoi reconditi significati psicanalitici che richiamano il mondo materno e il buio originario. Insomma, ha concluso Gioanola, scrivere un romanzo è vivere attraverso propri personaggi. Da grande affabulatore qual è, Umberto Eco ha rivelato alcuni segreti del libro, a partire dalla scelta dei nomi, perché anche Roberto è “robin”, il nome di un uccello. Si è poi chiesto perché ambientare un romanzo proprio a Casale? La risposta è semplice: per poter giocare in casa e verificare gli spazi, come arrivare ad esempio a Casale dalla collina.Per questo ha avuto gli elogi di un giornalista francese, ma lui non ci aveva pensato. E Marco Ferreri, che voleva fare un film, ha trovato perfetti sul piano cinematografi con i dialoghi del romanzo. Prima l’idea dei Mari del Sud, suggerita da un orologio con la linea del cambiamento della data e dal viaggio in quei luoghi, dove ha dovuto tagliarsi barba e baffi per indossare la maschera,seguito da un lungo lavoro di ricerca e di costruzione di modellini. Poi l’idea della città assediata come immagine inversa dell’isola e qualche imbarazzo per il Manzoni, che per fortuna tralascia le vicende casalesi per quelle lombarde, mentre quelle del protagonista iniziano a Casale, continuano a Parigi per finire nell’isola. Riflessione conclusiva affidata alla costrizione delle date che hanno utilità euristica, perché costringono a inventare. «Posso dire, ha simpaticamente aggiunto Eco, di essermi assediato da solo, per poterne uscire. Per questo accanto alla scrivania tengo sempre una stampa dell’assedio di Casale per trarne ispirazione». In sostanza, per dare il meglio di sé, ha concluso l’assessore Calvo, bisogna essere assediati.

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Marco Imarisio

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