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Eternit-bis: sul "ne bis in idem" decida la Corte Costituzionale. Afeva: «Continua la lotta»

Ore 17,15 Questo il commento dell’avvocato Ezio Bonanni difensore nel processo Eternit e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto: «Bompieri ha accolto la richiesta della difesa di Schmidheiny, ai vertici di Eternit all'epoca dei fatti contestati, di inviare gli atti alla Consulta per un'eccezione di costituzionalità, per il cosiddetto "ne bis in idem", cioè che non si possa essere processati due volte per lo stesso fatto. Il 19 novembre 2014, Schmidheiny è stato prosciolto per prescrizione dalla condanna a 18 anni di carcere nel primo giudizio in cui gli era stato contestato il solo disastro ambientale, rispetto al quale i numerosi deceduti erano considerati una circostanza aggravante (non era stata accolta la richiesta dell’avv. Ezio Bonanni che già nel corso del primo procedimento aveva insistito affinché il procuratore Guariniello contestasse anche l’omicidio, quantomeno l’omicidio colposo). Lo stesso Procuratore Generale della Corte di Cassazione, nel corso della sua requisitoria, con richiesta dell’assoluzione per prescrizione, aveva precisato che se, invece, fossero stati contestati gli omicidi, non ci sarebbe stata prescrizione, cioè non sarebbero stati prescritti quelli delle morti negli ultimi 17 anni e 6 mesi. Decine se non centinaia di altri lavoratori e cittadini sono nel frattempo deceduti a seguito della condotta di Stephan Schmidheiny e quindi egli ne dovrebbe rispondere: solo che ancora una volta si assiste a decisioni che lasciano senza parole come quella di sospendere il processo penale per il rinvio degli atti alla consulta. Ci si chiede quante migliaia di omicidi dovrebbe aver compiuto Stephan Schmidheiny per essere condannato? Come mai a fronte di una vera e propria strage la giustizia italiana ritiene di non processare e di far rimanere impunito il magnate svizzero: «Pochi mesi fa abbiamo assistito all’impegno assunto dal presidente del Consiglio Mattei Renzi di rendere giustizia alle vittime dell’amianto ma assistiamo, ancora una volta, alla capacità di Stephan Schmidheiny di rimanere impunito e il provvedimento di oggi lo conferma» dichiara l’avv. Ezio Bonanni, legale di alcune delle vittime e presidente dell’ONA ONLUS costituita parte civile nel processo. «È grave che lo Stato italiano non abbia impedito le condotte dell’imputato ed è grave aver iniziato il procedimento per disastro ambientale quando il reato era ancora prescritto, aver formulato in modo errato il capo di imputazione, contestando gli omicidi come delle aggravanti del disastro ambientale mentre invece dovevano essere contestati come tali e cioè come degli omicidi, non aver individuato presunte collusioni e fiancheggiamenti in favore di chi ha determinato la morte di migliaia di cittadini». Omar Marchesini, Coordinatore dell’ONA di Casale Monferrato dichiara che «l’impegno dell’ Associazione proseguirà, con la richiesta di processare Stephan Schmidheiny per il reato di genocidio, per il quale si chiede l’istituzione di un adeguato Tribunale, una Norimberga per le vittime dell’amianto nel quale sia processato Stephan Schmidheiny, ancora oggi impunito, a fronte di una strage ancora in corso». Ore 14,15 Così Luigi Ferrando della UIL: «Terminato il ciclo di udienze preliminari previsto, con dieci giorni di ritardo il GUP Federica Bompieri si è pronunciata senza di fatto decidere, rinviando pilatescamente alla Corte Costituzionale di sentenziare se trattasi di ripetizione di giudizio nei confronti dello stesso imputato, ( né bis in idem ), come sostiene la difesa, oppure di diverso capo d’accusa ( non disastro ambientale ma omicidio doloso ) come sosteniamo noi con la procura di Torino. Scontiamo ancora una volta le ambiguità del nostro ordinamento giudiziario. Per un verso siamo di fronte a fatti criminosi incontestabili, che nessuna sentenza oserebbe negare, per altro verso siamo di fronte all’eterno dilemma fra natura del crimine e relative prescrittibilità. Il sottile distinguo fatto, in occasione della precedente sentenza di cassazione dal difensore di Smidheiny, fra giustizia e diritto che ci lasciò esterefatti, torna ad imperversare dimostrando che i ragionamenti da legulei continuano ad imporsi sulle ragioni della sofferenza, tutelando quanti lucrano senza un briciolo di umanità. Nell’affermare l’ennesima delusione per questo allungamento dei tempi, non possiamo non riaffermare la nostra volontà a perseguire ogni strada possibile per raggiungere una giustizia che riteniamo sacrosanta ed irrinunciabile nei confronti di persone, famiglie, città, che ancora attendono credendo nelle nostre associazioni». Ore 14 Queste le dichiarazioni del sindaco di Casale, Titti Palazzetti: «La strada è ancora in salita, ma continueremo a perseverare per avere giustizia». E questo il commento dell'on. Cristina Bargero: «Ancora una volta il diritto sembra non rispondere alle esigenze di giustizia della città di Casale. Provo un forte senso di tristezza per tutte le vittime e i loro familiari che ancora una volta, dopo la sentenza shock dello scorso novembre, si trovano, insieme a tutta la nostra comunità, di fronte ad una ingiustizia che sembra non voler avere fine. Ora dobbiamo tutti quanti monitorare la situazione e rimanere fiduciosi che la Corte Costituzionale riconosca le ragioni di tutte quelle persone che chiedono da anni giustizia per una strage per cui ancora Casale Monferrato e tutta la zona del casalese sta pagando le conseguenze». Ore 13,20 Così Fabio Lavagno, parlamentare del Partito Democratico: «Il rinvio alla Corte Costituzionale del processo Eternit bis rappresenta nel senso comune un’ulteriore delusione della richiesta digiustizia rimasta inappagata in questi anni ed in particolare dopo la sentenza della Cassazione. Sentenze e condanne riferite all’uso di amianto in produzioni e sui luoghi di lavoro, nelle settimane e nei giorni scorsi, hanno avuto ben altro esito. L’insoddisfazione riferita al caso Eternit è resa ancora più cocente, se si considera che la diretta responsabilità dell’imputato Stephan Schmidheiny non è mai stata messa in discussione in ogni sentenza, e settimanalmente le vittime di quel disastro ambientale aumentano con tragica evidenza. È quanto mai importante che il processo non si interrompa, così come è rilevante che nell’attesa del pronunciamento dei giudici costituzionali la Procura di Torino abbia dichiarato l’intenzione di aggiungere al procedimento altri 94 casi». Ore 13,15 Ecco il comunicato di Afeva: «Si tratta di una valutazione puramente di diritto con la quale il giudice non si è espresso sul merito del procedimento. Per le organizzazioni sindacali CGIL-CISL e Uil e per l’associazione familiari vittime amianto (AFeVA) è una decisione che non corrisponde alla realtà tanto storica quanto processuale della vicenda dell’Eternit: in fatti il procedimento conclusosi a novembre con la sentenza di Cassazione ha visto dichiarare prescritto il reato di Disastro Ambientale (mentre sappiamo tutti che le cause e gli effetti del disastro sono ancora in corso. L’attuale procedimento riguarda come già detto la morte di centinaia di vittime della Eternit (lavoratori e cittadini). Vale la pena ricordare che la stessa Corte di Cassazione, all’indomani della sentenza aveva precisato che quel procedimento non riguardava i decessi delle persone ma appunto solo il disastro ambientale, non giungendo quindi ad un giudizio assolutorio. Pur non concordando con la decisione assunta oggi dalla Dott.ssa Bompieri, come dice il proverbio, a volte, non tutti i mali vengono per nuocere: questo periodo di sospensione del procedimento consentirà alla Procura di presentare 94 nuovi casi, prevalentemente di cittadini di Casale, purtroppo deceduti di recente. Inoltre l’accoglimento della questione di legittimità costituzionale in questa fase evita che essa sia riproposta nelle fasi successive del procedimento; in altre parole si può sperare che una volta risolta questa questione di diritto il procedimento possa proseguire spedito senza interruzioni fino alla conclusione. Da parte nostra continueremo ad avere piena fiducia nella giustizia e nella lotta fino all’affermazione della verità attraverso un giusta sentenza». Ore 10,50 Il giudice per le udienze preliminari ha annunciato la sospensione con rinvio alla Corte Costituzionale recependo un'eccezione sollevata dalla difesa di Stephan Schimdheiny relativa all'articolo 649 del codice di procedura penale e al conflitto tra fatto storico e giuridico. Si tratta della questione relativa al "ne bis in idem" il principio giudirico che prevede che nessuno possa essere processato due volte per la stesso reato. Anche in questo caso però l'interpretazione giuridica è fondamentale e mentre i difensori parlano di "processo fotocopia" in quanto le condotte, i fatti, le circostanze sono le stesse, l'accusa evidenzia che i reati sono differenti e i cittadini e le associazioni sottolineano che la strage causata dalla dispersione criminale dell'amianto nell'ambiente prosegue con una incidenza terribile tuttora. Senza un nuovo processo quindi i delitti che sono alla base delle migliaia di morti causati dall'amianto resterebbero impuniti. E tutto ciò - paradossalmente - nonostante nel primo processo sia stato individuato in Stephan Schmidheiny "L'effettivo responsabile", responsabilità mai messa in discussione in nessuna sentenza, neppura quella della Cassazione che ha cancellato il processo. La decisione del gup comporta comunque uno slittamento dei tempi di alcuni mesi e probabilmente si tornerà a parlare di rinvio a giudizio solamente nel 2016. Ore 10,20 Entra il gup in aula. Ore 9,45 Raffaele Guariniello, Pm: «Vediamo se si avrà il rinvio a giudizio oppure si andrà in Corte Costituzionale». Gli addetti ai lavori prevedono un responso da parte del GUP verso la fine della mattinata-primo pomeriggio. Ore 9,30 Abbiamo raccolto alcune dichiarazioni prima dell’inizio dell’udienza preliminare vera e propria, nella quale il GUP Federica Bompieri si pronuncerà sul rinvio a giudizio di Stephan Schmidheiny per omicidio doloso aggravato nel cosiddetto processo “Eternit Bis”. Titti Palazzetti, sindaco di Casale: «Siamo fiduciosi che le accuse siano ammesse anche in virtù dei recenti sviluppi giudiziari di Pirelli e Monfalcone; la giustizia ci deve essere! Siamo grati al Governo per i fondi per la bonifica ma è importante si giunga alla condanna di un comportamento chiaramente doloso». Emanuele Cavallaro, sindaco di Rubiera: «Spero sia confermata la possibilità di rinvio a giudizio. In questo processo siamo rimasti con due casi, ma stiamo lavorando in parallelo per ottenere giustizia anche per il nostro territorio». Bruno Pesce, coordinatore del comitato vertenza amianto: «Ho poco fa parlato con il Pm Raffaele Guariniello che mi ha confidato come stia ultimando le indagini su molte decine di nuovi casi, anche di Casale». Ore 9 - Il gruppo di Afeva e di monferrini ha raggiunto il tribunale Bruno Caccia di Torino. In mattinata l'annuncio tanto atteso: si celebrerà o non si celebrerà l'Eternit-bis? L’Eternit-bis: necessità storica, umana e civile! Il processo Eternit-bis è una necessità storica, umana civile. Un momento di verità di cui il nostro Paese ha bisogno per fare luce fino in fondo sulle centinaia, anzi migliaia di morti causate dall’amianto dell’Eternit a Casale Monferrato e nelle altre località in cui è stato lavorato l’amianto in modo criminale causando un disastro e una strage che sono ancora in essere. Una urgenza di giustizia che l’umanità chiede per limitare e correggere le derive di uno sviluppo sbagliato, di un affarismo senza scrupoli, una impresa criminale che purtroppo cambia volto e stile ma non sostanza e che continua a creare pericolo sia attraverso la lavorazione dell’amianto (che continua nei Paesi arretrati ipotecando la vita di centinaia di migliaia di esseri umani), sia attraverso mille altre realtà che contrappongono la salute al lavoro, gli affari all’ambiente. Oggi, venerdì, sapremo se il processo si celebrerà e se si se sarà a Torino. Questa mattina è infatti prevista l’ultima udienza preliminare nella quale il magistrato dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dai pm Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace a carico di Stephan Schmidheiny, ultimo proprietario ed effettivo gestore, secondo quanto dimostrato nel primo processo Eternit, e accusato di omicidio doloso per le morti causate dall’amianto dell’Eternit. Bruno Pesce, coordinatore del Comitato Vertenza Amianto si dice comunque fiducioso che il rinvio a giudizio ci sarà, «trattandosi di omicidio, che in Italia è ancora un reato! In più c’è una valanga di prove che dimostrano che bisogna accertare fino in fondo le responsabilità di queste centinaia, che sono poi in realtà migliaia, di omicidi». Pesce non si nasconde d’altra parte che sarà «una battaglia impegnativa e molto lunga e bisogna serrare le fila, sia per quanto riguarda noi, come familiari e malati, ma anche da parte delle istituzioni - a partire dallo Stato - che devono giovare un ruolo attivo in tutte le sedi penali e civili per ottenere giustizia. «E anche per gli eventuali risarcimenti occorre una azione forte che lo Stato è in grado di fare, ma le vittime no». Secondo i tecnici le possibilità sono di fatto o l’archiviazione - nel caso il gip ritenesse fondato il ne bis in idem - oppure il rinvio a giudizio tal quale la formulazione del capo di imputazione predisposto dalla Procura di Torino. Difficile che il magistrato entri nel merito riformulando le accuse ipotizzate perché tale compito, se si ritiene vi sia la condizione per il rinvio a giudizio, viene lasciato al tribunale che farà le debite valutazioni in sede processuale.

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