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Processo Eternit-bis, le difese: "Non fu omicidio volontario"

Si è tornati in aula questa mattina per il processo Eternit-bis. L’udienza è stata dedicata alle arringhe dei difensori dell’indagato, lo svizzero Stephan Schmidheiny, ultimo proprietario della Eternit (fino al 1986 anno in cui la società fu dichiarata fallita e chiusero gli stabilimenti) e unico responsabile della multinazionale dopo la morte del barone belga De Cartier, che con Stephan Schmidheiny era stato ritenuto colpevole del disastro ambientale provocato dalla lavorazione dell’amianto e condannato in primo grado a 16 anni di carcere. Carlo Alleva e Astolfo Di Amato hanno sostenuto che non ci sono elementi per classificare il reato ascritto dalla pubblica accusa a Schmidheiny come omicidio volontario, chiedendo che invece venga eventualmente chiamato a rispondere per omicidio doloso. Il gup Federica Bompieri ha aggiornato l’udienza preliminare al 29 novembre per le repliche - già annunciate - del Pubblico Ministero e delle parti civili. Presumibilmente quella potrebbe anche essere la data in cui il magistrato potrebbe pronunciarsi in merito alla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Torino a carico dello svizzero, ritenendolo colpevole delle morti causate dall’amianto a Casale Monferrato e negli altri siti in cui vi erano gli stabilimenti della multinazionale dell’amianto. Sono 256 gli omicidi di cui Schmidheiny è chiamato a rispondere dai magistrati di Torino, più altri 120 circa che si aggiungeranno se e quando il processo venisse aperte. Ma ovviamente le morti causate dall’amianto sono molte di più, sia considerando le migliaia di vittime per cui non può essere più chiesta giustizia a causa della prescrizione sia per le morti attese nei prossimi anni. Se fosse accolta la richiesta di derubricare in “colposo” il reato ascritto allo svizzero cadrebbero in prescrizione anche la maggioranza dei casi inseriti nell’Eternit-bis.

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Marco Imarisio

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