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Ferrovieri uccisi dall'amianto, le FS non risarciscono: "A Casale è colpa dell'Eternit"

Lavoravano a Casale, e se sono morti di mesotelioma è a causa dell'Eternit. È la tesi, discutibile ma – amaramente - non troppo sorprendente, con la quale i legali di FS intendono difendere l'azienda nelle vertenza intentata dagli eredi di due ferrovieri scomparsi a causa dell'amianto nell'ultimo decennio, Natale Girino e Luigi Degiovanni. Gli eredi sono difesi dall'avvocato Sergio Bonetto di Torino, (nella foto) legale a cui si appoggia anche il Comitato Vertenza Amianto nella vertenza contro lo svizzero Schmidheiny e contro il barone belga Cartier De La Marchienne, per le morti bianche. Una causa con la quale si tenta di dimostrare - appunto - che a Casale esisteva un inquinamento ambientale diffuso causato dagli stabilimenti e che proprio per questo la fibra killer ha colpito non solo chi lavorava all'Eternit ma anche i cittadini. «Le ferrovie si difendono perciò dicendo che siccome a Casale tutti sono esposti al rischio amianto non si può dare loro la responsabilità», spiega Bonetto. Ma secondo il legale la questione vera è che l'utilizzo dell'amianto nel settore ferroviario è comprovato non solo per la coibentazione delle carrozze, ma - proprio a Casale - per i trasporti che le ferrovie facevano per conto di Eternit. E quindi il nocciolo dela questione è – dice Bonetto – se le ferrovie hanno assunto o meno misure di sicurezza per il trasporto di questo materiale, notoriamente pericoloso. In sostanza si tratterà di decidere se in presenza di una causa di esposizione puntuale e dimostrabile, la responsabilità siano o no del datore di lavoro – le Ferrovie appunto – o vadano rintracciate in una generica esposizione ambientale. Dunque paradossalmente – in tale causa - le Ferrovie assumerebbero la stessa posizione del Comitato Vertenza Amianto nel tentativo di dimostrare che la responsabilità è dell'Eternit. Che però in quanto tale è fallita e non potrebbe rispondere in solido. Emanuele Girino, di Caresana, figlio di uno dei due ferrovieri uccisi dall'amianto racconta «ai tempi dell'Eternit la stazione di Casale era invasa da treni carichi di amianto e mio padre, purtroppo, si trovava proprio a dover smistare questi arrivi. Per non parlare del materiale con il quale erano coibentate le carrozze e di quello con il quale erano costruite le pinze frenanti dei treni... Amianto, forse? «Personalmente – aggiunge Girino - penso che non si voglia creare un precedente». Quale precedente? Finora – spiega l'avvocato Bonetto - i risarcimenti erano relativi agli addetti alla manutenzione. Probabilmente le ferrovie vogliono evitare che lo stesso tipo di responsabilità venga loro attributo per il personale viaggiante, allargando la platea di coloro che avrebbero così diritto al risarcimento. L'esposizione finanziaria delle Ferrovie rischia di essere significativa se si considera che il risarcimento per la morte dovrebbe aggirarsi almeno attorno al milione di euro in un caso e in una cifra più consistente nell'altro. Udienza a Torino il 19 febbraio Il caso di Girino, di cui si discuterà il prossimo 19 febbraio al tribunale di Torino, Sezione Lavoro, è stato riconosciuto dall'INAIL come malattia professionale per una quota pari al 20%, mentre il restante 80% viene negato, appunto, dalle Ferrovie. «L'INAIL copre parzialmente il danno biologico, ma non il danno morale della persona né il danno morale agli eredi». In una prima udienza, gli avvocati delle Ferrovie hanno rifiutato qualunque conciliazione sostenendo appunto la tesi dell'inquinamento ambientale. Tra l'altro una associazione ambientalista aveva evidenziato alcuni anni fa che le massicciate ferroviarie erano in parte realizzate con roccia amiantifera, cosa confermata anche dai sopralluoghi e dalle perizie dell'ASL, e paradossalmente proprio le Ferrovie potrebbero essere a loro volta corresponsabili dell'inquinamento ambientale che attribuiscono in toto all'Eternit e a cui ascrivono l'origine del male che ha stroncato i due ferrovieri. E la stessa Inail - tra l'altro - potrebbe rivalersi, qualora vi fosse invece una comprovata responsabilità del datore di lavoro. Per l'altro ferroviere ucciso dall'amianto, Luigi Degiovanni, la prima udienza per tentare la conciliazione si svolgerà, sempre a Torino, il prossimo 11 marzo, e la cifra sarebbe anche più elevata in quanto la morte era sopravvenuta prima che l'Inail riconoscesse il mesotelioma come malattia professionale e il risarcimento prevede quindi anche la pensione a cui avrebbe avuto diritto, ma che non è stata erogata e che verrebbe capitalizzata con un calcolo che tenga presente la data del decesso e l'aspettativa media di vita. Massimiliano Francia

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Marco Imarisio

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