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Il TTField, contro il mesotelioma: l’applicazione clinica è attuata dall'UFIM di Federica Grosso

Cronicizzare il mesotelioma tenendo la malattia sotto controllo per prolungare la sopravvivenza dei malati, presto sarà forse possibile. La ricerca avanza e nuovi studi e sperimentazioni potrebbero trasformarsi in risposte concrete. Si chiama TTField (Tumor Treating Fields - Campi elettrici per il Trattamento del Tumore) il dispositivo medicale sponsorizzato dalla casa farmaceutica israeliana Novocure, in grado di interferire con il processo di divisione delle cellule tumorali, basandosi su campi elettrici alternati a bassa intensità. Un sistema sperimentale già riconosciuto per il trattamento di alcune patologie tumorali (celebrali) ma che, ad oggi, per quanto riguarda il mesotelioma pleurico maligno, è alla prima fase di sperimentazione clinica, limitata a poche decine di pazienti. In particolare, nell’alessandrino, sono 14 i pazienti selezionati che, a partire dallo scorso mese di ottobre, hanno ricevuto in uso il TTField; trattasi di soggetti la cui patologia era stata da poco diagnosticata, ovvero non precedentemente trattata. Quali sono i principi scientifici del TTField? Le cellule tumorali si dividono e si moltiplicano rapidamente nelle lesioni del mesotelioma; queste cellule tumorali trasportano tipi speciali di elementi carichi elettricamente che giocano un ruolo fondamentale nel processo di divisione cellulare. Il dispositivo medicale invia campi elettrici alternati a bassissima intensità alla sede del tumore attraverso la cute e altri tessuti superficiali. A causa della forma unica delle cellule tumorali durante la loro moltiplicazione, è stato dimostrato che i TTField provocano l’accumulo degli elementi costitutivi di queste cellule in modo tale che si rompano fisicamente. Inoltre, il TTField causano il collasso degli elementi costitutivi molto piccoli contenuti nelle cellule stesse, bloccandone lo spostamento delle parti essenziali, da un posto all’altro, durante la divisione. Il risultato dei due effetti, secondo gli studi preliminari, indica che la crescita del tumore viene inibita dall’esposizione continua del TTField. Come si presenta il dispositivo? Il sistema d’azione è costituito da un dispositivo portatile leggero contenuto in uno zainetto, alimentato a batteria e collegato a trasduttori che vengono applicati su torace/petto/fianchi. Come funziona? Il dispositivo somministra i TTField ai pazienti in combinazione con le migliori terapie chemioterapiche sinergizzandone l’attività. Il sistema va indossato continuativamente (20 ore al giorno) per 6 cicli chemioterapici consecutivi (ogni ciclo è di tre settimane). Il sistema è stato accuratamente progettato per consentire ai pazienti di mantenere il loro stile di vita e senza interferire con le loro abitudini quotidiane come uscire, fare shopping, fare vita sociale, praticare alcune attività sportive e anche, in alcuni casi, lavorare. L’uso del dispositivo non interferisce con gli elettrodomestici e i più comuni dispositivi elettronici personali. Non vi è infine alcun rischio di esposizione ai TTField per chi non li utilizza. Quali gli effetti collaterali? In base ai principi scientifici dei TTField ed ai risultati clinici finora ottenuti, non si prevedono effetti collaterali sistemici. Negli studi precedentemente fatti su sperimentazioni legate a diverse patologie tumorali, molti pazienti hanno accusato irritazione localizzata nella zona cutanea dove sono applicati i trasduttori. Ad occuparsi della sperimentazione clinica nell’alessandrino (area territoriale ospedali di Alessandria e Casale), è il team dell’UFIM (Unità Funzionale Interaziendale Mesotelioma) di cui è responsabile la dott. Federica Grosso. Le abbiamo domandato: quali i primi risultati, anche se prematuro dirlo, della sperimentazione? «Al momento i risultati, limitatamente al campione in osservazione, sono incoraggianti in quanto non c’è stata nessuna progressione precoce della malattia. Tuttavia il campione è numericamente troppo limitato per poter esprimere un giudizio». Qual è l’età, il genere e l’area di provenienza dei pazienti selezionati per la sperimentazione? «Al momento abbiamo 10 uomini e 4 donne tra i 50 ed i 78 anni. La loro provenienza è prevalentemente del Monferrato casalese, ma vi sono due pazienti di Genova, uno di Spinetta Marengo, uno di Vercelli e uno dell’ovadese». Trascorse le 18 settimane di sperimentazione, così come previste dal protocollo, cosa succede? «Fatte le tac, a seconda dei risultati, si passa al mantenimento che comporta il solo utilizzo del dispositivo medicale senza più dover ricorrere alla chemioterapia». Come vengono seguiti i pazienti? «Il dispositivo viene applicato, previo corso di preparazione, nella struttura ospedaliera di Alessandria. A Casale, per chi è della zona, sono possibili i prelievi e le visite di controllo periodiche. La famiglia tuttavia ha un ruolo molto importante. Il dispositivo richiede attenzione nella gestione e occorre il fondamentale supporto da parte della famiglia; ogni 2/3 giorni è necessario provvedere al cambio dei cerotti. Parliamo di 4 cerotti con più elettrodi cadauno, sistemati rispettivamente nel petto, nel torace e nei due fianchi, a seconda di dove è localizzato il tumore». Sarà possibile trattare altri pazienti? «Si certamente. Trattasi di uno studio con arruolamento competitivo. In Italia si prevede di trattare 80 pazienti e, ad oggi, ne sono stati trattati 25, di cui 14 nell’alessandrino». Quali sono le sue impressioni? «Il TTField consente un buon controllo della malattia, tuttavia bisogna essere chiari: il dispositivo tende oggi al prolungamento della sopravvivenza, ovvero cronicizzare e a mantenere la malattia sotto controllo e non a guarirla». Questa è una delle opzioni di prima linea. Ve ne sono altre? «A settimane inizieremo a sperimentare due nuovi farmaci uno che colpisce i vasi che nutrono il tumore, in associazione alla chemioterapia e un anticorpo antimesotelina che agisce con meccanismo immunitario». Dei 14 pazienti che hanno in uso il dispositivo medicale, abbiamo conosciuto Giovanna, 54 anni, ex fisioterapista, residente nel Casalese. Le abbiamo chiesto quando le hanno diagnosticato il mesotelioma? «Lo scorso agosto. Negli ultimi mesi mi sentivo il fiato corto, maggiormente evidenziato ad ogni sforzo fisico. Già in occasione dell’ultimo cammino di Santiago fatto lo scorso mese di giugno in Portogallo (800 km), mi ero sentita molto affaticata». Giovanna ha sempre vissuto fuori città e lavorato a Casale, ma nel suo paese la bonifica del polverino nel cimitero e nella piazza principale è stata effettuata solo una quindicina di anni fa. Cos’è successo dopo la diagnosi? «Sono stata subito indirizzata all’equipe della dottoressa Grosso e, in poco tempo, sono stata assorbita da tutto l’iter che riguarda la terapia. A livello emotivo indubbiamente è stato un colpo, ma non ho mai provato rabbia. Non sarebbe cambiato nulla». Come vive il suo quotidiano da quando indossa il TTField? «Ho dovuto lasciare il lavoro, non essendo un impiego alla scrivania. Per il resto, certamente ci sono dei limiti, ma bisogna cercare di conviverci. Continuo invece a dedicare molto tempo alla lettura, dipingo icone e suono il saxofono in una banda musicale. La famiglia riveste un ruolo fondamentale; mi aiuta tantissimo». Giovanna, persona mite, altruista e cordiale, dallo sguardo dolce ed espressivo, è consapevole che il suo è un male assai grave e, per questo, lo giudica con obiettività. Tuttavia, nutre grande fiducia nella scienza e non permette alla malattia di toglierle il sorriso e la voglia di vivere.

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