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Casale, protocollo per fronteggiare le crisi epilettiche

Da Casale Monferrato l’importante protocollo terapeutico per trattare le crisi epilettiche dei bambini. L’intesa è stata siglata martedì nel corso del convegno che ha visto partecipare nella Sala delle Lunette del Chiostro di Santa Croce alcuni tra i massimi esperti di epilessia e neurologia infantile, responsabili di servizi ospedalieri e del pronto soccorso medici qualificati dei due poli pediatrici Gaslini di Genova e Regina Margherita di Torino, di Ciriè, Ivrea, Casale Monferrato, Novara, Biella, Savona. Il protocollo, una sorta di agreement terapeutico, verrà divulgato a livello nazionale agli operatori del 118, ai medici del pronto soccorso e degli ospedali e diramerà le norme comportamentali da seguire in caso di attacchi epilettici., dalle prime cure, alla scelta dei farmaci fino al ricovero ospedaliero. L’assessore Daria Carmi e il sindaco Titti Palazzetti hanno portato i saluti della città all’uditorio medico del convegno: la prima ha detto che si sta cercando di far rinascere Casale Monferrato, toccata dal grande male, che ha pagato un tributo molto pesante in fatto di vite ma che è in cerca di riscatto; la seconda ha citato l’esempio di alunni colpiti da crisi epilettiche sui banchi di scuola. A coordinare i relatori e a gettare le basi per la stesura del protocollo destinato ad avere valenza nazionale il prof. Pier Angelo Tovo, trinese residente a Casale Monferrato (presente Marina Ferraris della Pediatria): «Ci sono diversi dubbi - ha detto - su come trattare le crisi epilettiche ecco perchè è fondamentale, per poterli dissipare, tracciare un modus operandi comune per fronteggiare le convulsioni con un vademecum preciso, da rispettare, sul piano di cura e delle terapie». Un protocollo il più semplificato possibile, per evitare ‘libere interpretazioni’ che tenga conto del centro e delle realtà periferiche “. Al prof. Giorgio Capizzi, del Regina Margherita, il compito di tessere le file degli interventi e di tradurre in concreto i suggerimenti per il protocollo. Pasquale Striano ha illustrato le tipologie epilettiche partendo dalla crisi convulsiva tout court che deve durare non più di 2 minuti (90 secondi per la precisione). Cosa fare? Occorre guardare l’orologio e registrare la durata, ci sono crisi che si ripetono nell’arco della giornata, generalizzate e focali, convulsive e non. Se la crisi supera i 5 minuti diventa prolungata, se dura 20-30 minuti siamo in presenza di uno stato di male epilettico, diffilcie da affrontare, che ci spinge verso l’ignoto ma che bisogna bloccare prima che subentrino potenziali danni al bambino. Le complicanze sono varie: le cadute, le aritmie, anche polmonari, le crisi respiratorie che possono essere in alcuni casi letali. Più si ritarda l’intervento maggiori sono i rischi. Sono stati anche affrontati gli argomenti riguardanti i farmaci e capire cosa occorre fare quando il paziente arriva in ospedale. Roberto Vacca, responsabile regionale del 118 ha detto che c’è un ritardo nel fare la terapia, c’è confusione terapeutica anche perchè, al telefono, genitori affannati non sempre sono in grado di descrivere i fenomeni. «Ecco perchè serve più che mai stilare un protocollo gestionale». Antonella Palmieri ha citato l’esperienza maturata nel settore delle crisi epilettiche infantili al Gaslini di Genova: «Capire l’esatta terapia da praticare al paziente è fondamentale: a questo servono i pediatri dell’emergenza, gli intensivisti, gli specialisti con un lavoro d’équipe sinergico e mirato». L’esperienza del Regina Margherita è stata invece illustrata da Antonio Urbino, responsabile della Pediatria d’urgenza: «Dal 2010 al 2014 i casi trattati di patologie convulsive sono stati 1555 di cui 748 ricoveri (il 48%). I casi di male epilettico sono stati 94 di cui il 59% risolti, il 22% trattati in Rianimazione e un altro 22% di pazienti provenienti da altre realtà ospedaliere periferiche. Le criticità da affrontare sono diverse: tra queste, il trasporto dei colpiti dalle crisi e le soluzioni terapeutiche da adottare».

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