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Vertice a Lille sulle terapie del mesotelioma: Luciano Mutti fra gli esperti

Nei giorni scorsi la European Respiratory Society ha riunito vari esperti europei a Lille, Francia, per tracciare le linee guida di tutto quanto ha a che fare, dal punto di vista clinico con il mesotelioma. Presenti medici medici francesi, inglesi, belgi, olandesi, svizzeri, tedeschi e anche l'italiano Luciano Mutti, primario di medicina a Borgosesia e Vercelli, in passato in forza al Santo Spirito, direttore del GIME, il Gruppo Italiano Mesotelioma che fa capo alla Fondazione Buzzi e che promuove la ricerca scientifica su tale patologia. Mutti è stato indicato quale expert leader europeo per la chemioterapia e le terapie innovative. Lo stesso gruppo di studiosi si era riunito lo scorso settembre a Stoccolma. Le linee guida vengono redatte esaminando la letteratura scientifica con un lavoro di confronto collegiale che dà luogo – spiega Mutti – al cosiddetto consensus meeting, che si traduce in un puntuale esame, punto per punto del protocollo. A ogni passaggio è anche attribuito un punteggio in base al livello di condivisione raggiunto. Qualora l'indicazione non sia supportata dalla letteratura scientifica ma unicamente dal consenso degli esperti in base all'esperienza viene indicato. «Quello che è emerso – spiega Mutti – è che la terapia in prima linea si può fare nei pazienti pazienti non operabili; non allunga tuttavia la sopravvivenza e va decisa singolarmente, paziente per paziente. In seconda linea normalmente non ha effetto e quindi non giova ripeterla, se non nel caso in cui c'è stata risposta la prima volta e sono passati almeno sei mesi, dopodiché e si verifica una ripresa di malattia. Il suggerimento che è emerso è di cominciare le terapie sperimentali in seconda linea, ma nuove terapie - più efficaci - devono essere cercate anche in prima linea», aggiunge Mutti. Anche per la cosiddetta «terapia multimodale», intervento chirurgico, chemioterapia e radioterapia, non risulta essere il trattamento ideale e la reale efficacia va ancora testata in sperimentazioni cliniche ampie. Le linee guida verranno ora pubblicate sulle riviste specialistiche internazionali e «valgono come indicazioni autorevoli per i medici che operano su questo tipo di patologie», dice Mutti. Ma quel che emerge è proprio l'esigenza di cercare e testare terapie sperimentali. Attualmente – spiega il ricercatore italiano - sono in Europa ve ne sono in corso quattro, tutte su pazienti già trattati con chemioterapia. Una, in Inghilterra, è in fase di pubblicazione e ha dato prova di efficacia: «In altre parole alcuni pazienti stanno meglio e c'è stata una riduzione della malattia». Le altre sono in corso tra cui quella con Gemcitabima e Gleevec condotta dallo stesso Mutti.

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