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L'ONA lancia un centro per le cure del mal d'amianto. Ed esprime dubbi sugli esperti ministerali

«L’Osservatorio Nazionale Amianto crea un centro operativo di assistenza per i malati di mesotelioma, affidandone il coordinamento e la direzione al prof. Luciano Mutti, che ha accettato di svolgere la sua attività e di mettere a disposizione il suo enorme bagaglio scientifico per curare e se possibile guarire coloro che sono affetti da mesotelioma». È l’inizio di un comunicato diffuso ieri - giovedì - dall’ONA e che prosegue utilizzando parole gravi nel dichiarare che «si tratta di un nucleo organizzativo che cerca di reagire all’assordante silenzio delle pubbliche istituzioni e al deserto umano e scientifico che c’è intorno a coloro che si sono ammalati di questa gravissima patologia. È stato chiamato a dirigere questa sezione il prof. Luciano Mutti, il quale ha accettato l’incarico, e che sarà a disposizione di tutti i pazienti, anche quelli non iscritti all’Associazione, in modo assolutamente gratuito». Come funzionerà? Per ora non è ben chiaro come si intenda concretamente organizzare ed erogare le terapie, cosa che ci auguriamo sarà chiarita meglio nei prossimi giorni vista la serietà e la delicatezza del tema, che non permette nessuno tipo di speculazione e di annuncio men che meditato. Mutti, è una figura molto nota nella nostra realtà, così come a Bari (altro luogo in cui a causa dell’inquinamento da amianto causato da Fibronit il mesotelioma ha una incidenza tragica) dove riceve un forte sostegno sociale dalla associazione familiari delle vittime dell’amianto locale, molto attiva proprio sul fronte dell’informazione relativa alle terapie alternative alle cure tradizionali. Medici e pazienti A Casale invece si registrano fortissime resistenze negli ambienti medici. Molti malati d’amianto in questi anni si sono nonostante ciò riferiti al medico (che opera nell’ASL di Vercelli e che in passato è anche stato in servizio al Santo Spirito, ma che negli ultimi mesi è stato spesso all’estero), soprattutto per accedere alle terapie sperimentali che fanno capo ai team di ricercatori che si riferiscono alla Fondazione Buzzi, come per esempio quello immunoterapico di Siena e quello - forse più noto - con Gleevec e Gemcitabina, da cui alcuni pazienti casalesi che non avevano avuto risposte dalla chemioterapia tradizionale hanno tratto importanti giovamenti, come gli stessi interessati hanno più volte testimoniato. Lettera e interrogazione All’iniziativa dell’ONA fa corollario una lettera alla senatrice Dorina Bianchi nella quale il presidente ONA avvocato Ezio Bonanni evidenza che «per i malati di mesotelioma il solo far guardare una lastra o una PET può arrivare a costare anche 800/1.000 euro». Bonanni si spinge anche oltre affermando che «i saggi incaricati (dal ministero della Salute, ndr) di coordinare la ricerca sul mesotelioma nulla hanno a che vedere con questo terribile male, e non hanno pubblicazioni di rilievo», adombrando inoltre un interesse pre-elettorale, da parte di Balduzzi, particolarmente attivo - dice - sul territorio casalese e alessandrino che - insinua l’ONA - coinciderebbe con il collegio elettorale. Anche se va riconosciuto a Balduzzi il fatto di avere sempre cercato di far uscire la problematica da un ambito locale, nel tentativo di far comprendere che il rischio amianto è un diffuso (e al tempo stesso estremamente sottovalutato) a livello non solo nazionale ma globale. «Ignorare una rete internazionale di ricerca esistente che (per una volta almeno) vede l’Italia come snodo principale e che ha consentito di raggiungere importanti risultati terapeutici oltre che pubblicazioni sulle più prestigiose riviste scientifiche al mondo, rappresenta un errore gravissimo», dice ancora Bonanni. In effetti i recenti sviluppi istituzionali sembra ignorino la realtà della ricerca privata rappresentata dalla Fondazione Buzzi (peraltro autofinanziata) e che in questi ultimi dieci anni ha portato avanti una serie di studi e sperimentazioni in rete con centri di indubbia fama. Quello che Bonanni adombra è un chiaro profilo di responsabilità (non solo morale nei confronti dei pazienti) qualora venisse ignorata una realtà di studio e competenza elevata e dimostrabile, e se fossero favorite figure che non sono analogamente qualificate. Questioni poste ieri all’attenzione dell’ufficio stampa del ministro Balduzzi, che però non ha rilasciato dichiarazioni in merito. La vicenda è anche oggetto di una interrogazione rivolta al ministro della salute Balduzzi dalla senatrice Bianchi. E a Balduzzi si rivolgono anche l’on. Agostino Ghiglia (capogruppo PDL in Commissione Ambiente della Camera) e Marco Botta (consigliere regionale) che evidenziano l’esigenza di passare dall’annuncio alla erogazione concreta delle risorse per le bonifiche esprimendo preoccupazione per il fatto che «nessun atto ufficiale risulta in itinere né in Parlamento, né presso il Governo, né presso la Ragioneria dello Stato».

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Veronica Spinoglio

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