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  • 7 anni fa
  • Casale Monferrato

“The Beautiful Trail, il meraviglioso cammino''

Al Castello da venerdì 21 (ore 18) retrospettiva dedicata a Pietro Pit Piccinelli - I rari disegni dei Tarahumara - Due testimonianze

 

In occasione del centenario della nascita di Pietro Pit Piccinelli, nato a Torino il 12 gennaio 1917, si inaugura venerdì 21 luglio, alle ore, presso la Manica Lunga del Castello (cortile d'onore)  la mostra “The Beautiful Trail” – il meraviglioso cammino – un racconto a ritroso nel tempo per immagini, scritti e documenti, dedicato alla figura di Piccinelli, artista, antropologo e viaggiatore, che ha attraversato tutto il Novecento, scegliendo il Monferrato come campo base per i suoi innumerevoli viaggi in Centro e Sud America.


Alla vernice inaugurale oltre a Pietro Gallo, noto storico casalese, intervengono Roberto Coaloa,  storico, giornalista per le pagine culturali del Sole24ore, che parlerà di Pit e del suo incontro con gli indios Tarahumaras in Messico, Giulio Stambrini, regista milanese, collaboratore di Ermanno Olmi, che racconterà alcuni aneddoti a proposito di una sua sceneggiatura per un film su Pit Piccinelli, e Piergiorgio Panelli, critico ed artista, presidente della Consulta della Cultura del Comune di Casale curerà l’approccio al percorso artistico di Piccinelli.

 L’esposizione sarà visitabile gratuitamente fino al 24 settembre il sabato e la domenica dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 dal 21 luglio al 24 settembre p.v. (è possibile visitare la mostra durante la settimana su prenotazione – 2 gg. prima).

Per informazioni: tel. 0142/444330.

 

-RICORDI-UNO-

Finalmente si scopre un Artaud italiano! Piccinelli, oltre ad avere avuto una vita intensa e brillante accanto a Picasso e a Jacques Prévert, è stato uno dei pochi viaggiatori a entrare in contatto con la popolazione dei Tarahumara, non in maniera occasionale, ma con viaggi lunghi e difficili, documentando in migliaia di disegni eccezionali gli usi e i costumi di quella popolazione misteriosa che vive nella parte nord-occidentale del Messico.

Piccinelli poi trovò il suo buen retiro alla Cascina Prera di Ottiglio Monferrato (AL), dove costruì il suo archivio, davvero unico. Appassionato cultore degli Indiani d’America, Piccinelli stabilì i primi contatti in Ecuador con gli indios Jivaros (1949). Piccinelli, a Parigi, con l’Università di Nanterre fece una grande esposizione di disegni e mappe «Hommes et forets d’Amazonie» presso la Biblioteca Universitaria, tra il 1996 e il 1997, dedicata interamente alle popolazioni della Foresta Amazzonica.

Chi scrive sta lavorando a una accurata bio-bibliografia sul Pit (l’ultimo per la rivista Savej, mentre il mio primo approfondimento si può leggere in: Roberto Coaloa, Vivere in Monferrato. Artisti, intellettuali e la riscoperta dei borghi rurali delle colline casalesi, in: Monferrato lo scenario del Novecento, a cura di Valerio Castronovo con la collaborazione di Enrico Lusso, Cassa di risparmio di Alessandria spa - Fondazione cassa di risparmio di Alessandria, 2007). Sostengo che i suoi lavori sui Tarahumara, non ancora conosciuti al grande pubblico, meriterebbero grande attenzione e da soli potrebbero costituire la base di un grande museo dedicato all’antropologia e ai viaggi. Si tratta di una serie di disegni eseguiti da Pit durante i rituali dei Tarahumara. È un materiale eccezionale, unico. Pit eseguì i disegni negli anni Settanta. Il viaggio di Pit al Paese dei Tarahumara è interessante per la testimonianza diretta che l’artista fornisce – con fotografie e disegni bellissimi – di questa antica civiltà, che ha almeno quattromila anni di vita documentabili. Pit disegna con il carboncino tre generazioni di donne, grotte, incisioni, ragazzi dai “piedi veloci”. Lì, nella Sierra, il Tarahumara è una specie di pietra: quello degli ultimi anni ha fatto una vita simile al suo antenato di quattromila anni fa. Il Tarahumara di adesso, forse, conosce l’aereo ed è abituato ai passaggi dei grandi uccelli che lasciano scie bianche: ma ha sistemato l’aereo nella fauna, non lo lega a nessun fatto di civilizzazione. Pit, che ha vissuto fra le tribù dei Tarahumara ed è stato iniziato al rito del peyotl (il pane degli dei), ci racconta le storie della vita quotidiana di uomini, donne, vecchi e bambini. Ammira i ragazzi dai “piedi veloci” e sulla resistenza fisica straordinaria di questa popolazione, occorre raccontare un aneddoto. Nel 1928, alle Olimpiadi di Amsterdam, lo Stato messicano aveva deciso di portare due Tarahumara. Gli organizzatori del team messicano speravano di vederli arrivare tra i primi, tanto era eccezionale la loro forza nel correre. E loro erano stati lietissimi di fare la maratona. Però, uno era finito trentesimo e l’altro quarantesimo, freschissimi e allegri e pronti a correre ancora per un po’ di giorni. Loro erano arrivati non tra i primi perché avevano corso come sulle loro montagne, quando si va dietro al cervo, e non è questione di tempo, basta avere pazienza e presto o tardi il cervo si fermerà e aspetterà la morte. È difficile spiegare a un Tarahumara che correre non basta, bisogna anche andare più veloce dell’avversario. Manca completamente, nella loro pratica sportiva, il senso dell’agonismo.

La vita del Pit è avventurosa. A Torino si fece conoscere non solo come artista e pittore. Fu un personaggio à la page...

Roberto Coaloa

FOTO. Piccinelli alla Prera nel 1999 , seduto con amici messicani e in primo piano Coaloa

 

RICORDI - DUE-

Molti anni fa (1969 o 1970) in un Monferrato che virava sul grigio (sia come ambiente che come personaggi) un’esplosione di colore mi apparve in un angolo di collina che allora conoscevo solo per la devastazione dei cementieri e il salvataggio di una chiesa romanica smontata da mio suocero pezzo per pezzo... Ero nello studio del Pit (Piccinelli) un sottotetto molto panoramico, verso Olivola e Frassinello, di una bella casa ottocentesca (Piazzano o ‘dei fagiani’) alla Prera di Ottiglio. Da grandi cartelle magicamente Pit estraeva immagini (cento, mille?) che portavano agli Indios del Centro America, fogli ricchi di colori e di particolari, poi carte geografiche da lui disegnate, da farne un’enciclopedia. E parlava, parlava, con  una voce affascinante come i suoi disegni. Tanto storie, gli Indios, Picasso, I Tuareg...
Poi ci rivedemmo altre volte, gli piacque molto una foto che gli feci su un prato, sullo sfondo di Ottiglio (un Presepe) mentre insegnava disegno ai ragazzi delle elementari del paese. La publicai sulla Gazzetta del Popolo, allora molto letta.

Poi le tante battaglie ecologiche: amava molto il Monferrato e si batteva per la sua integrità paesaggistica. Lo amava perchè era un ritornoalle radici (ed era arrivato alla Prera dalla Costa Azzurra pensando di farne la seconda casa...): il nonno era capostazione a Madonnina di Serralunga e da ragazzo Pit trascorreva l’estate a Cereseto, alle cascine Fassone....

Luigi Angelino