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Quando c'era il Comprensorio

di Aldo Timossi
Aldo Timossi, già Capo Gabinetto in Regione Piemonte, è stato consigliere comunale DC a Morano sul Po dal 1970, per quattro tornate (“tutte in minoranza/opposizione, contro i prevalenti, robusti numeri delle maggioranze di sinistra, all’epoca 12 mani alzate all’unisono contro 3, ma non ci siamo mai stancati” ci tiene a dire), presidente della Commissione sociosanitaria del Comprensorio di Casale, primo presidente dell’Assemblea dell’USL 76. Gli abbiamo chiesto di “distillare” in poche pagine i dieci anni di storia del Comprensorio. Un successivo articolo, riguarderà nascita ed evoluzione di ULS-USL-USSL, fino al confluire nell’ASL Alessandria. Vicende e illusioni di una qualche indipendenza del Casalese, finite anzitempo! (l.a.)
 
Come nelle fiabe, c’era una volta il Comprensorio…, sarebbe vissuto solo per dieci anni. La storia inizia il 28 aprile ’75, quando in Regione viene approvata la legge che ripartisce il territorio piemontese in zone omogenee ed istituisce i Comitati comprensoriali. Al numero 15 dell’elenco, il “Comprensorio di Casale”.
Il nuovo soggetto  è “organismo decentrato della Regione ed ha il compito di promuovere lo sviluppo economico e sociale dei territori e il coordinamento delle attività degli Enti Locali e degli altri Enti operanti nel territorio, in conformità agli obiettivi e secondo le procedure del Piano di sviluppo Regionale”. Per il Casalese è momento di soddisfazione, finalmente si vede attribuita una propria autonoma specificità. Forse qualcuno immaginava un futuro da provincia, ma tanto vale accontentarsi.
Le competenze non sono né poche né leggere, tese a programmare numerosi servizi, dall’assistenza sanitaria e sociale alla disciplina territoriale e dei trasporti, allo sviluppo agricolo, all’urbanistica. Nella gestione saranno coinvolti tutti i comuni. La Regione traccia dei confini, lasciando però ad ogni comunità la facoltà di scelta. A fine anno si contano 45 adesioni. Rispetto alle  indicazioni  regionali ci sono alcune variazioni. Lu ha scelto Alessandria; Motta dei Conti ha optato per  Vercelli; tre comuni della provincia di Asti, Alfiano, Altavilla e Moncalvo hanno scelto Casale. Moncestino, Villamiroglio  e Palazzolo non hanno ancora compiuto una scelta definitiva, e alla fine solo i primi due saranno casalesi.
Passa quasi un anno in adempimenti burocratici, e si arriva all’elezione dei 60 consiglieri. La politica crede nella nuova creatura, c’è la corsa alla candidatura, “senza esclusione di colpi, come i fantini del Palio di Asti” scrive il giornalista Tullio Forno su Il Monferrato del 16 ottobre ’76. A fine novembre la Regione dirama i risultati ufficiali del voto nei comuni e nelle province di Alessandria e Vercelli. Le segreterie regionali dei partiti si dividono la torta delle presidenze, Casale tocca al PSI, il medico Gianpiero Bertolone è presidente “provvisorio” con 52 voti su 59.
Bisogna approvare entro due mesi un regolamento, definito con l’accordo di tutti i partiti. La Regione lo ratifica a metà giugno, ma nel frattempo Bertolone si è dimesso, in attesa di nuovi accordi, l’interim è affidato al consigliere anziano Federico Maggia (rappresenta la provincia di Vercelli!). Mentre la politica discute – circola voce di un presidente laico, forse  il repubblicano Cesare Caire – negli uffici, anche questi provvisori, arrivano i primi problemi concreti da discutere. Una commissione esamina la questione dell’autodromo di Morano, oggetto di contrasto fra proprietà e comune di Pontestura, immaginando soluzioni che salvaguardino insieme l’attività sportiva e la serenità delle popolazioni. Polemiche (soccorre nella memoria il ricco archivio storico del giornale) per il finanziamento regionale all’area industriale di Vercelli, che rischia di penalizzare Casale, già in concorrenza con Alessandria. Proposte per la rete del trasporto pubblico, da portare alla Conferenza regionale di Torino il 17/218 giugno.
Passate le ferie, iniziano lunghissime, altalenanti trattative per un accordo su presidenza e giunta esecutiva. I big della politica casalese intervengono a raffica. Italo Romussi (PSDI) è per una maggioranza laica, e se impossibile guarderebbe al PCI, valutando però la posizione PSI. Il socialista Mario Oddone si avvicina ai comunisti, ma solo in cambio di una presidenza Bertolone. Per la DC, Riccardo Triglia va giù pesante con i comunisti, decisi ad essere in maggioranza o a “rendere impossibile il governo agli altri”. Gli replica Gian Piero Cuccuru, per “una guida fondata sul concorso di tutte le forze”, partendo dal programma condiviso.
Il traguardo, solo a metà dicembre (sabato 18 dicembre 1976, ndr). Il voto assegna la presidenza a Giampiero Bertolone, due socialisti (Eugenio Fogliato e Franco Rissone) e il repubblicano Caire in giunta. La candidatura contrapposta del comunista vignalese Vittorio Spada ottiene solo 14 voti. Da parte del PSI, una toppa alla rottura a sinistra: “l’apporto comunista è comunque indispensabile”. Anche perché al Comune di Casale il sindaco Ponti, che nel frattempo vociferano immaginare voglia di dimissioni,  si appoggia sull’asse PCI-PSI, peraltro diviso sul problema della seconda centrale nucleare, osteggiata da Oddone in dura polemica con il comunista Pietro Gallo, che lo taccia di “novello apprendista stregone, teso alla faida e alla rissa”. 
Intanto il Comprensorio – che riunisce l’assemblea nella sala consiliare di Palazzo San Giorgio, e in altre occasioni sarà ospite del Salone Tartara - cerca casa.
Funzionari regionali ispezionano a Casale alcuni immobili e alla fine si opta per la bella (risale al 1200) seppur ammalorata “caserma Baronino”,  che prevale su Palazzo Mellana e Palazzo d’Arco. Serviranno tanti denari per il restauro, ma la Regione è disposta a finanziare, qualche voce esagerata parla di sei miliardi di lire.
Mentre nelle stanze dei partiti si discute e polemizza, i consiglieri lavorano comunque. Vengono formate le commissioni per materia e si affrontano problemi concreti: parere sul finanziamento al mercato ortofrutticolo della Piagera di Gabiano, appoggio al mantenimento del Tribunale di Casale nel progetto di modifica delle circoscrizioni giudiziarie, costituzione di consorzi nell’ambito comprensoriale, adesione al comitato politico provinciale per la prevenzione idrogeologica, statuto del consorzio per i servizi socio-sanitari della nuova ULS (soggetto di cui tratteremo in altro articolo), valutazione delibere programmatiche per i piani regolatori di Moncalvo e Casale, riparto fondi di 50 milioni per ripristino danni alluvione 1977. Polemiche sulla scelta di posizionare verso Valenza l’area industriale di Casale, che penalizzerebbe la zona ovest del comprensorio, secondo i consiglieri DC trinesi Paolo Pilato, Galileo Pinardi e Piero Osenga.
Nel giugno ’78 il presidente Bertolone lancia l’allarme: “Il Comprensorio è in chiusura”. Non per guai istituzionali, bensì per mancanza di personale, limitato a due persone, quasi impegnate solo ad “aprire e rispondere alle lettere che arrivano” (un ricordo e plauso per Piero Caramellino, buon pilastro dell’ufficio, spesso paziente commesso viaggiatore tra Casale e le sedi regionali torinesi). Giunge qualche rinforzo, si prosegue con impegno, ci sono da discutere le delibere programmatiche per il piano socioeconomico e territoriale, e per i trasporti. Sono componenti del piano di sviluppo regionale, cui da un robusto contributo il democristiano Paolo Ferraris, presidente di Commissione e futuro assessore regionale. Preoccupazione unanime, quella di lavorare uniti, recuperando un certo distacco tra Casale e gli altri comuni. 
Nell’estate 1980 arriva sui tavoli la proposta di piano sociosanitario, oggetto di ampie consultazioni e di confronto con la neonata USL. Ci sono in ballo, tra l’altro, la sopravvivenza dell’ospedale di Moncalvo e dell’Infermeria di Trino. Novità del dibattito, per la prima volta giornali e radio-tv locali vengono invitati ad alcune riunioni non in semplice veste di uditori, ma per averne contributi derivati dal rapporto con i lettori/ascoltatori.
A fine anno, elezioni per rinnovare l’Assemblea. In sintesi,  la DC passa da 21 a 25 consiglieri; il PSI da 10 a 13; il PLI scende da 4 a 1; il PCI da 21a 17; il PSDI aumenta un seggio (da 5 a 6); il PRI non si è presentato e perde l’unico posto che aveva. Altri mesi di trattative per presidenti e giunte, mentre a Casale città il sindaco Oddone vede andare in crisi la propria Giunta per la defezione degli assessori comunisti, sostituiti dopo tre mesi da uomini dei partiti “laici”.
Il Comprensorio lavorerà per i due anni a venire, con la presidenza del democristiano Riccardo Coppo. Ha una maggioranza monocolore, ma spera di “allargarla col tempo”. 
Dal novembre ’82, Carlo Baviera, democristiano, sostituisce Coppo, che ha dato le dimissioni dopo la sua elezione a vicesindaco di Casale. Anche la Giunta è rinnovata....
Si arriva senza scossoni alla cronaca del 1984. In Comune a Casale ancora un cambio, è sindaco il comunista Scaiola. Monocolore PCI, destinato a allargarsi nelle successive settimane a PSI e PSDI. Si dice che nelle trattative rientrino un presidente socialdemocratico al Comitato comprensoriale e uno socialista all’USL. Intanto il presidente Baviera ha la soddisfazione di veder ultimato il primo lotto di lavori alla Baronino, costati 1,5 miliardi. Si avvicina il trasloco nella nuova sede, per gli uffici del Comprensorio e del Co.Re.Co (sede decentrata del Comitato Regionale di Controllo), ancora nel Palazzo Vitta.
E’ nel luglio ’84 che irrompe con forza, nella sede politica comprensoriale, il problema delle morti per mesotelioma. Se ne discute tra amministratori, medici e sindacalisti. I ricoveri ospedalieri al Santo Spirito parlano chiaro. Le cifre sono fornite dal primario di Medicina, Piero Capra Marzani, e dai bravi medici Mario Botta ed Ezio Piccolini (in anni successivi destinati a reggere i primariati rispettivamente di Pneumologia ed Oncologia). Nel periodo 1973-1983 sono stati ricoverati 70 pazienti colpiti da mesotelioma della pleura; considerando  i  casi di ricoveri in altre strutture, e di residenti a Casale ma morti altrove si arriva al centinaio di casi. E’ l’inizio di una lunga battaglia, che purtroppo vede inizialmente ancora immaginare l’insostituibilità dell’amianto, purché lavorato con tutte le cautele, anche se ci sono già i casi di pazienti che mai hanno avuto contatto diretto con la fibra!
L’annuncio di morte per i comprensori arriva mentre si affrontano questioni importanti per il futuro del Casalese: il destino della ex raffineria Maura di Coniolo, ancora il tema della seconda centrale nucleare il cui cantiere sta per essere avviato a Leri, la riapertura dell’autodromo di Morano se ci sarà condono edilizio, tutela delle sponde del Po, proposta di raddoppio della ferrovia Chivasso-Casale-Valenza nonchè di miglioramento della Asti-Casale-Mortara (poi chiusa....
a.t.
ARTICOLO COMPLETO NEL NUMERO IN EDICOLA VENERDI' A PAG. 37