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I Presidenti di Aldo Timossi

Memorie di un giornalista moranese dal 1974 a l 2008

 

(l.a.) - Da una nostra rubrica (Quarant’anni fa...) Aldo Timossi (Morano 1974, nascita giornalistica a Il Monferrato di cui è un prezioso collaboratore, in politica al Comprensorio monferrino) ha riscoperto di aver trattato l'acquisto del millenario castello di Camino... Di qui  l’idea di ripercorrere gli anni trascorsi in Regione, molti con la prestigiosa carica di capo di gabinetto (in pratica il numero due...) con  tanti episodi curiosi e senz’altro inediti e accenni monferrini. 

Assunto, di fatto, in Regione Piemonte il 2 giugno 1974, Festa della Repubblica, congedato il 4 novembre 1998 (in realtà 2008, Timossi si è accorto dell'errore a pubblicazione della prima parte avvenuta, ndr), Anniversario della Vittoria! Tra queste due date storiche, il privilegio di aver collaborato con ben sette presidenti e uno stuolo di assessori. “Di fatto” perché in realtà entrai nel palazzo regionale lunedì 3 giugno, ma il giorno prima, sulla piazza di Morano Po, avevo incontrato l’allora Segretario della Giunta regionale, il concittadino Pier Domenico Clemente. Sapendo della mia collaborazione giornalistica con “Il Monferrato”,  mi aveva chiesto se poteva interessarmi lavorare in Regione, cercavano un addetto stampa. Non ebbi dubbi, risposti di si. Anche per interesse personale alla materia: avevo seguito, nell’autunno ‘70, il lungo dibattito sullo Statuto, e stavo completando la tesi di laurea sul regionalismo, con il grande storico Guido Quazza.

“Ci vediamo domattina a Torino”, fu la risposta, dunque potevo di fatto considerami assunto. All’epoca si entrava senza concorsi, che comunque sostenni più avanti per salire i gradini della burocrazia, e Clemente era quel che si definisce una “potenza”, i dirigenti lo temevano e lo ricercavano per la sua saggezza, l’esperienza, la capacità di suggerire corrette soluzioni per delibere apparentemente impossibili.

Nel Palazzo di piazza Castello, il Presidente e alcuni Assessorati si sono insediati da pochi mesi. Mancano ancora intonaci, qualche infisso, arredi. Al secondo piano è sistemata la Presidenza, qui gli uffici e i saloni sono rifiniti, con un certo lusso marmoreo (bagno/doccia compreso) che testimonia forse il gusto del presidente dimesso pochi mesi prima, Edoardo Calleri conte di Sala, già presidente della Cassa di Risparmio di Torino e di altre realtà industriali.

Occupo un locale che guarda sulla via Palazzo di Città, di fianco alla Real Chiesa di San Lorenzo, poco discosto dagli Uffici di Clemente. Ci sono ancora gli imbianchini, ma non è un problema, tra l’altro negli anni, per le varie mansioni, mi capiterà poche volte di essere stanziale! Poco più in là, una saletta vetrata, che tre anni più tardi vedrà gestazione e nascita del “centro di calcolo”, oggi il grande CSI Piemonte. 

E’ presidente, da sei mesi, Gianni Oberto Tarena, canavesano di Brosso. Democristiano, 72 anni, un grande amore per il Piemonte, nel cuore soprattutto la montagna, ciò che lo ha portato al vertice del Parco Gran Paradiso. Un galantuomo, riservato, signorile nel dire e nel trattare con l’interlocutore. Soffre di mal di schiena, tanto che deve spostarsi utilizzando una molleggiatissima Citroen Pallas, alla cui guida si alternano due simpatici autisti, Goia e Mantovan. Al tempo la Regione e il suo Presidente sono ancora poco riconosciuti come autorità, tanto che un giorno, arrivando a inaugurare una fiera e trovando il traffico deviato, sento questo breve dialogo: “Mantovan, dica al vigile chi siamo”, “L’ho detto, presidente”, “Cos’à risposto”?, “Che dobbiamo fare il giro…”. 

Con Oberto la mia collaborazione dura fino al luglio ’75, scadenza del mandato. Mi è guida il capo di gabinetto, Edoardo Martinengo, funzionario “tosto”, anche lui affetto da “mal di montagna” (sarà presidente dell’UNCEM, unione dei comuni ed enti montani). Rammento di quei mesi almeno due cose. Intanto l’estremo scrupolo nel contenuto dei discorsi, che il Presidente appunta in bozza, magari durante i tragitti in auto, scrivendo su mazzette di cartoncini. Dattiloscritti, inizia un minuzioso lavoro di perfezionamento. Ho impressa la vicenda di una scelta di brani resistenziali, da recitare durante la manifestazione al Teatro Regio per il XXV Aprile: quante volte devo cambiarli, tagliare o aggiungere, e all’epoca non c’è il pc con taglia-incolla!

Il secondo memento, riguarda il continuo riferirsi alla storia e alle tradizioni del Piemonte, di cui Oberto ha cultura immensa, ed ha scritto alcuni saggi, iniziando dai poeti e scrittori. Scopro tra l’altro  chi sono stati i “Tuchini”: ribelli canavesani del XIV secolo, che avevano come motto motto “tucc un”, tutti uno, da cui tuchini e tuchinaggio!

Termina una legislatura fatta spesso di trattative in Regione per tante crisi aziendali (arrivano in piazza Castello delegazioni di Magnadyne, Emanuel, Venchi Unica, Fiat e Lancia, Gazzetta del Popolo). Nel giugno ’75 nascono sulla carta i Comprensori, che tra l’altro danno dignità autonoma al Casalese (saranno operativi solo a fine ’76, e destinati a scomparire a metà degli anni Ottanta).

Il 1° agosto ’75, “irrompe” negli Uffici della Presidenza, l’avvocato Aldo Viglione, cuneese doc. Carattere vivace, piglio del comandante (lo è stato nella Resistenza), umano e gioviale ma duro quando serve, apprezza i collaboratori ma pretende impegno, il suo è un elogio del fare. Generoso, e cito il ritorno in auto da non ricordo quale città dell’Emilia, allorchè fece fermare in autogrill e riempì e sue spese il bagagliaio di salumi e altre cibarie tipiche, quindi arrivati a Torino ce li distribuì! Quasi “ruggente” quando per i corridoi chiama ad alta voce i collaboratori: spesso mi sento definire simpaticamente “Timoteo”, e va bene così. Da partigiano aveva assunto il nome di “Aldino”, e in tono scherzoso un comune amico azzarda “Aldino mitra”, per il suo modo di lavorare senza sosta, a raffica! 

In Giunta ci sono assessori di grande capacità, dal vicepresidente Lucio Libertini (con lui talvolta sono in difficoltà perchè sostiene essere, le sue indicazioni, “operative”, pur se in contrasto con quelle del Presidente), a Luigi Rivalta che segue la pianificazione territoriale, all’urbanistica di Giovanni Astengo padre della legge 56/77, alla programmazione-bilancio dell’alessandrino Claudio Simonelli. Anni fondamentali per dare le giuste competenze alle Regioni, con la legge 382 e il decreto 616, norme che ogni dipendente deve conoscere come le proprie tasche, croce e delizia nei concorsi! Senza dimenticare la 833 di riforma sanitaria, che il Piemonte anticipa con la creazione delle USSL (c’è anche la 76 di Casale) e delle SAUB- Struttura Amministrativa Unificata di Base, per sostituire le vecchie mutue.

Viglione ha un concetto molto alto dell’istituzione Regione, il Consiglio non esita a definirlo “Parlamentino”. Spesso è polemico con un Governo centrale restio a cedere competenze e assegnare giuste risorse (in un sintetico telegramma a Roma, scrive in modo lapidario “Tesoreria vuota, servono denari”). E’ un correre continuo da un capo all’altro del Piemonte, tra la sua gente, ovunque ci sia un problema da risolvere, un’istanza da soddisfare. Sono anni.....

 

PRIMA PARTE COMPLETA NEL NUMERO DI MARTEDI'

 

FOTO. Timossi col presidente Viglione e il filosofo Norberto Bobbio