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Dopo i fatti di Genova

Carlo Riva Vercellotti chiede un incontro al ministro Toninelli «Per ribadire l'urgenza di un fondo nazionale che consenta di mettere in sicurezza le strade provinciali»

Con la tragedia del crollo del ponte Morandi di Genova, anche il nostro territorio, in particolare il vercellese, interviene sulla necessità di istituire un piano nazionale di manutenzione e messa in sicurezza dei ponti.
È questo l'appello lanciato dal presidente della provincia di Vercelli e vicepresidente dell'Upi Carlo Riva Vercellotti al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli: "Le Province - scrive Riva Vercellotti - gestiscono 130mila chilometri di strade e almeno 30mila tra ponti, viadotti e gallerie: con i tagli indiscriminati della manovra economica del 2015 è diventato impossibile programmare la manutenzione, che è determinate per garantire la sicurezza. I tecnici delle Province ormai sono costretti ad effettuare i controlli 'a vista', e quando il pericolo è evidente, l'unica possibilità che abbiamo è di chiudere tratti di strada. Siamo arrivati ad oltre 5mila chilometri di strade, compresi ponti e viadotti, chiusi per frane, smottamenti o perché insicuri, e su oltre il 50% della rete viaria siamo stati costretti a fissare il limite di velocità tra i 30 e 50 chilometri orari. Una situazione di emergenza tale che lo scorso anno tutti i Presidenti delle Province si sono sentiti costretti a depositare esposti alle procure nel quale abbiamo dettagliato la condizione di crisi sui territori e i rischi per la sicurezza dei cittadini".
Con l'insediamento del nuovo Governo Conte, dunque, è stata avanzata una richiesta di incontro col Ministro Toninelli "per fare il punto della situazione e ribadire l'urgenza di un fondo nazionale che consenta di mettere in sicurezza le strade provinciali, il reticolo che tiene insieme il Paese. L'emergenza non è solo sbloccare fondi per gli investimenti, ma garantire le risorse per i controlli, per le verifiche statiche, per la manutenzione ordinaria indispensabile per la sicurezza, soprattutto per i manufatti in cemento armato costruiti negli anni '60 e '70. Servono procedure rapide e risorse dirette perché il Paese non può aspettare tre anni perché un cantiere si apra, che è il tempo medio che si perde in passaggi burocratici dall'emanazione dei bandi all'avvio delle opere. Dopo la tragedia di Genova, che ha reso evidente che è questa la priorità del Paese, ci auguriamo che l'incontro si possa fare al più presto, così da definire le risorse da riservare a questi interventi nella prossima manovra economica. Noi lo diciamo da tre anni: il patrimonio italiano senza manutenzione si sta riducendo in macerie. Non aspettiamo altre tragedie".


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