Notizia »

Le grandi disgrazie (4): terremoti dal 217 aC fino al 2000... Anche le comete...

di Aldo Timossi

Per le popolazioni più antiche, all’origine di eclissi, terremoti e altri prodigi, c’è sempre la mano di qualche divinità, adombratasi per atteggiamenti offensivi da parte degli umani.

Nella nostra Italia, prima che si diffondesse il Cristianesimo, per scongiurare terremoti e altre disgrazie si facevano sacrifici alla dea Tellus, a Cerere, a Giove. Entrati nel Medioevo, i teologi cristiani iniziarono a predicare che le disgrazie naturali erano un avvertimento del Padreterno agli uomini, dimentichi della colpa originale, troppo spesso inclini al peccato. (“tutta la creazione geme, come nelle doglie del parto”, scrive san Paolo). 

Tanti dei o un dio solo, il risultato è la paura di tutto ciò che non gira per il verso giusto, dal sole che si oscura a mezzogiorno, a nuvole di strani animali che percorrono il cielo, alla terra che trema e distrugge e uccide.

Casalese e Monferrato non fanno eccezione, pur godendo di una certa “immunità” rispetto a terre più disgraziate, così come, parlando di sisma, lo è il Piemonte, mai toccato di eventi superiori al sesto grado Mercalli. Basta leggere non poche pagine dei cronisti nostrani (De Conti, Irico, Ghilini), con qualche nota di autori a più ampio orizzonte temporale.

Chi viveva sui colli monferrini nel 217 avanti Cristo, avrà pur avvertito un qualche tremore per le ripetute scosse che – memoria dello storico latino Celio Antipatro - interessarono l’Italia del nord e la Francia, tanto da distruggere intere città, aprire voragini nella terra, far scorrere i fiumi al contrario ed entrare il mare nei loro letti asciutti! 

Novecento anni fa, nel primo pomeriggio del 3 gennaio 1117, si verifica il più forte terremoto dell’area padana di cui si abbia notizia. Il De Conti nulla scrive, limitandosi per quell’anno a ricordare la morte del Pontefice Pascale II e l’elezione di Gelasio. Troviamo quindi la notizia del sisma, con epicentro nel Veronese, sfogliando sul web il catalogo dell’Istituto Nazionale di Geofisica, dove quell’evento è inserito nella storia sismica di Casale e di Trino. L’area colpita è molto ampia, comprendendo il Veneto, la Lombardia e parte di Piemonte ed Emilia. Se a Milano la magnitudo è a livello 6, immaginiamo che nel Pavese e nel Casalese abbia raggiunto 3-4.

I Monferrini passano indenni per il sisma del Natale 1222 (“juga montium sunt commota propter vehementiam terraemotus”, le montagne sono scrollate dalla violenza del terremoto, scrive Irico) epicentro nel Bresciano e diecimila morti, ben avvertito ad Alessandria e Tortona e fin sulla costa ligure. Poco risentono dell’evento che De Conti ricorda aver “molto sconvolto l’Italia nei mesi di febbraio, marzo, ottobre e novembre” del 1305.

E’ lo stesso autore a descrivere quanto accade nel 1346, quando nella tarda mattina del 22 febbraio anche Casale trema, risentendo del sisma che colpisce Ferrara, con magnitudo di poco inferiore a 8. Aggiunge, per il luglio dello stesso anno, l’apparizione di una non meglio definita “luminosa e grande cometa”, e in ottobre “una accesa stupenda fiamma verso Oriente”. “Incusse un fiero terrore nel popolo”, ma è probabile che la paura sia per la peste, che in questi anni sta dilagando. Nel frattempo (1339), le locuste hanno oscurato il sole nei cieli monferrini, distruggendo erbe, viti, “perfino le cortecce”.

Di una scossa che nel 1369 “a Casale e paesi circonvicini atterrò diversi camini, fece suonare le campane, cedere e crepare molti muri delle case”, scrive nelle sue cronache di fine Settecento il canonico Giuseppe Antonio De Morani, citando quindi per il febbraio 1397 un evento che “fece diroccare diversi campanili delle chiese a Casale, sotto le rovine restarono uccise molte persone”. 

Ancora una “orribile” cometa il 10 marzo 1410. Stavolta nel popolo nasce “grande spavento” e poche settimane dopo, quando morirà il Papa Alessandro V (oggi classificato antipapa e per qualche fonte, poco credibile, originario di Candia Lomellina), la gente dirà che il fenomeno celeste ne aveva annunciata la scomparsa!

Dopo che nel 1429, dai Monferrini “furono in cielo veduti tre soli”, ecco l’eclissi solare del 1519, il terremoto del 1510 che a Casale e Valenza distrugge non pochi fabbricati (nello stesso anno, in giugno, cade nel Monferrato “una sterminata gragnuola, che esala un impossibile odore di zolfo”, sfonda i tetti di case e stalle uccidendo uomini e bestie) e quello del 22 ottobre 1541 che dalla Valle Scrivia irradia i propri tremori fino in Liguria e nel Pavese. Quindi l’invasione delle cavallette nel 1542 (“danno immenso nelle campagne, avendosi rosi tutti i raccolti”), e il prodigio celeste del 6 marzo 1582, così descritto dal De Conti: “Ad un'ora di notte, essendo l'aria quasi tempestosa, fiammeggiò una vampa di fuoco sopra Casale, e parve che tutto il cielo e la stessa città ne abbracciasse; il fiume pareva pure tutto di sangue, e la vampa lasciò una striscia nell'aere, che durò sino alle ore otto della stessa notte”.

Passano vent’anni, ed ecco nuovi fenomeni straordinari. Sul Casalese “addi 4 novembre 1602 apparve di notte una nube rossa, che si fe’ poi bianca … quindi si ridusse in forma di rosa, poi di colonna … ora bianca e scintillante; il giorno 15 a ore 23, verso levante, apparvero due archi, e stettero per qualche tempo”. De Conti non azzarda relazioni, però aggiunge che “morì gran quantità di ragazzi dal vajuolo”!

Chi più velatamente accosta eventi celesti e terrestri, è lo storico monferrino Fulgenzio Alghisi. Sacerdote Agostiniano, quindi propenso a collegare Cielo e Terra, citando l’apparizione di un paio di comete nel gennaio-febbraio 1605, scrive che “prima di queste comete fu veduto in Casale un mostro che veniva da Alessandria, il quale era alto due braccia, ed erano tre corpi di fanciulli insieme uniti, con tre capi distinti, e che parlavano e rispondevano benissimo ed a proposito”!

Osservate, il 12 maggio 1611, nel pieno del mezzogiorno, “molte stelle in cielo mentre risplendeva il sole, la qual cosa per esser insolita diede a tutti maraviglia grande” (Ghilini), alla gente di Casale tocca, nell’agosto di due anni dopo, osservare sopra il castello “infinità di piccoli animali che ingombravano l’aria, di color nero con quattro ali, ed avevano un certo aculeo, col quale pungevano chi toccavano”. Mistero sulla specie delle bestioline, viste però come “indizio di guerra”, che in effetti Carlo Emanuele I, per rivendicare le ragioni dinastiche sabaude sul Monferrato, scatena all’improvviso contro Mantova. Il conflitto durerà fino al 1617.

Dopo la “gran quantità di farfalle con ale macchiate di rosso e nero, con corna in capo”, osservate la Pentecoste del 1619, e passato il terremoto del febbraio 1644 (magnitudo 6 all’epicentro sulle Alpi Marittime), trascorre quasi un secolo di normalità! E’ il 1726, “annata di disgrazia e fallanza nei campi”, quando il 18 e 19 ottobre si osserva in aria “un fenomeno che forma varie figure geometriche, color di fuoco”.

Ancora tremori nel 1643 (“qualche notabile danno” scrive Morani) e il 1° novembre 1755, questo collegato al sisma magnitudo 8,5/9 che distrugge Lisbona: “In duomo, mentre si pontificava, le lampade ed altre pensili movevansi, le acque dei pozzi s’innalzarono, e in alcuni luoghi le bolle d’acqua salirono in alto”. In assenza di giornali e radio-tv, la notizia che il terremoto ha interessato il Portogallo, si diffonderà a Casale e dintorni solamente a fine mese. Si “balla” ancora, e con una certa forza nel febbraio 1767, conseguenza di scosse con epicentro a Genova e magnitudo 6-7. 

Il 1769 è tempo di cometa. Si tratta della Messier, dal nome dell’astronomo scopritore, “codata e crinita”, che compare sul Monferrato il 10 agosto e continua a farsi vedere ogni notte fino a ottobre. In realtà sarà visibile ancora a inizio dicembre. Il Messier non a dubbi a collegare con un grande evento terreno: “Questa cometa, scoperta l'8 agosto, precede la Nascita di Napoleon-Le-Grande di 7 giorni”.

E’ un meteoroide quello che l’11 ottobre 1784 attraversa, da levante a ponente, il cielo del Casalese e Astigiano, proveniente dai monti di Genova. Un “globo di fuoco, colla coda lunga più di un piede liprando”. Si divide in meteoriti poco distante da Torino, “con tremendo scoppio e con un rombo di pochi secondi, dividendosi a guisa di fuochi artificiali in tre o quattro striscie di fuoco di vari colori”. De Conti equivoca forse sulla data. Gli annali astronomici scrivono in realtà che “l'11 settembre 1784 alle 6 e 55 minuti un bolide di notevole splendore attraversò il cielo sereno sopra Torino”.

Le stranezze raccolte dai nostri storici locali finiscono con il 1788, quando leggiamo che “verso un'ora di notte del dì 8 ottobre si vide l'atmosfera carica di fuoco elettrico così fiammeggiante verso settentrione, che, sebbene senza splendore di luna, era illuminato che pareva di giorno, e si andò dileguando a poco a poco; ciò sorprese e intimorì non poco”.

Non si concludono gli eventi naturali, specie i terremoti, ormai non più collegati a una qualche ira divina, pur se la gente segue ogni anno le previsioni del “Barbanera”, spesso catastrofiche a vanvera!

Scorrendo l’archivio digitale de “Il Monferrato”, leggiamo che il 28 marzo 1879 “a Moncalvo, stanotte verso le 2 chi non era in braccio a Morfeo, poté sentire una forte scossa di terremoto accompagnata da un diluviare potentissimo. Se Moncalvo non sprofondò fu certo un miracolo. Il castello soltanto fu preso di mira, grandi crepacci si manifestarono nel bastione che ne separa l’interno al quale è addossata la tettoia”. Scrive il cronista essere un fatto “preconizzato ad antiquis, perciocchè su di una pietra incisa si leggeva che nell’anno di grazia 1879 tutto il castello e la tettoia sarebbero stati spianati al suolo”! Predizione avverata per metà.  

Tra i più avvertiti a cavallo tra Casalese e Vercellese (il database dell’INGV elenca eventi solo per Casale e Trino), quelli dell’aprile 1808 (epicentro in Val Pellice), febbraio 1887 (Liguria occidentale), aprile 1905 (Savoia), dicembre 1913 (Novi Ligure), settembre 1920 (Garfagnana), marzo 1960 (Vallese), aprile 1966 (Cuneese), giugno 1968, luglio 1971, ottobre 1972 (“qualcuno è andato a letto vestito per tema di ulteriori più pericolose scosse” scrive “Il Monferrato”), novembre 1975 (Borgo Val di Taro/Pontremoli), maggio 1976 (Friuli, lo sentirono anche nel Casalese, soprattuto nei piani alti come conferma l'amico Angelino che abita in un attico che domina la città vecchia). 

Infine il terremoto del 21 agosto 2000 in Monferrato fu avvertito alla grande (e danneggiò soprattutto alcune chiese sui cucuzzoli delle colline). Due scosse nel giro di pochi istanti (4,6 e 4,8 Richter - VII Mercalli), a  un intervallo di una ventina di secondi circa l'una dall'altra, tra le 19,14 e le 19,15) seminarono viva preoccupazione tra la popolazione (a Casale molti scesero in strada). L'epicentro si verificò a Bergamasco (molto colpito il castello dello scenografo Carlo Leva), Cortiglione, Incisa Scapaccino e Castelnuovo Belbo (AT).

Aldo Timossi

FOTO. Una pagina post terremoto del Monferrato (foto Angelino)