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Diga Mont Cenis, rischio di piena per 16 Comuni rivieraschi del Po

Sono quasi ultimati a Frassineto Po i lavori di costruzione di un chilometro di argine, a difesa dell’abitato, sulla sponda destra del fiume. Un intervento che ha radici lontane, come conferma il vicesindaco Angelo Muzio: «Il Comune sollecitò l’Aipo e l’Autorità di Bacino in merito alla tutela dal rischio dell’abitato di Frassineto Po: si avviò un iter di presentazione di progetti e valutazioni che culminò con una convenzione fra Aipo e Comune, con delega affidata al Comune stesso per favorire la realizzazione di un’infrastruttura di questa portata, finanziata per un milione di euro (e costata nulla al Comune, nda): i lavori iniziarono nel secondo semestre dell’anno scorso, il 2012, e ora siamo giunti circa al 90% della realizzazione: in pratica mancano al completamento ancora alcuni interventi di affinamento». Muzio non nasconde la soddisfazione per il risultato raggiunto «anche in considerazione del fatto che c’è chi ha remato contro a questa realizzazione. Ora tiriamo un sospiro di sollievo nella consapevolezza di aver visto giusto, soprattutto alla luce delle recenti informazioni pervenute ai Comuni». La comunicazione accennata da Muzio riguarda l’informazione preliminare che la Direzione Ambiente e Pianificazione della Provincia di Alessandria ha inviato ai sindaci, in merito al rischio della diga Mont Cenis. I Comuni interessati dalla missiva (e quindi, in parole povere, da un’eventuale ondata di piena), sono sedici e precisamente, elencati in ordine alfabetico, Alluvioni Cambiò, Balzola, Bassignana, Bozzole, Camino, Casale Monferrato, Coniolo, Frassineto Po, Gabiano, Isola Sant’Antonio, Moncestino, Morano Po, Pomaro, Pontestura, Valenza e Valmacca, riassumibili in parte del ‘rivierasco’ Casalese e una fetta del comprensorio del Valenzano, che in termini di popolazione si potrebbero indicativamente quantificare intorno ai cinquantamila abitanti, solo per la provincia di Alessandria. I Comuni in questione (dopo l’invio della cartografia con le fasce di propagazione dell’onda conseguente all’ipotetico collasso della diga) sono stati sollecitati a svolgere una analisi preliminare dei principali bersagli ricadenti nelle rispettive fasce di propagazione, nonché il numero di abitanti potenzialmente da evacuare, e a comunicarne gli esiti (i termini scadevano alla fine di giugno) al Servizio di Protezione Civile che a sua volta li inoltrerà al tavolo tecnico internazionale, coordinato dalla Regione Piemonte, affinché possa inserirli nel complessivo piano di emergenza. Non solo: i primi cittadini sono stati invitati a procedere all’integrazione dei rispettivi Piani di Protezione Civile inserendo la previsione anche di questo scenario di rischio. Volendo ripercorrere brevemente la storia diga del Mont Cenis, occorre andare a ritroso, verso la fine degli anni Quaranta quando, terminato il secondo conflitto mondiale, il Trattato di Parigi del 1947 ridefinì i confini fra Italia e Francia. La diga, che è situata in territorio francese ma con bacino di rilascio interamente in territorio italiano, fa parte di un importante impianto produttivo idroelettrico gestito principalmente da Elecricité de France (centrale di Villarodin), ma in collaborazione con la centrale Enel di Venaus, in osservanza ai ‘consignes’ (documenti conformi alle normative francesi). La sua costruzione risale al 1968 e l’inaugurazione al 1971 (ma sul luogo era presente un lago di dimensioni minori e una prima diga realizzata nel 1921), dal suo bacino nasce il torrente Cenischia, affluente della Dora Riparia che a sua volta confluisce nel Po nelle adiacenze di Torino. Nel 2009 la Commissione intergovernativa tecnica di sorveglianza della diga, incaricata a livello internazionale del coordinamento delle procedure di gestione in collaborazione con Enel, ha commissionato a Enel – Ismes uno studio di propagazione dell’onda conseguente alla rottura della diga, estendendo l’indagine fino alla confluenza fra Tanaro e Po. I risultati hanno mostrato come l’onda di piena conseguente ad un’ipotetica rottura della diga (evento comunque considerato altamente improbabile, ma in ogni caso da tenere presente a livello preventivo) avrebbe effetti rilevanti sul territorio dei Comuni sopra citati. Due anni dopo, nel 2011, la Regione Piemonte, alle luce dei risultati tutt’altro che confortanti dello studio, ha costituito, al fine di predisporre il Piano di Emergenza della Diga del Mon Cenis, un Gruppo di Lavoro composto dagli enti interessati (fra cui Prefettura e Provincia di Alessandria) che ha provveduto anche a definire “nuovi livelli di allerta, da attuare anche in caso di semplice apertura dello scarico di fondo, in presenza di concomitanti livelli di allerta metereologica in territorio italiano” come recita uno spezzone dell’informazione preliminare. «E proprio questo secondo caso – dice Muzio – è quello che trovo più preoccupante, in quanto la sua drammaticità può essere più ravvicinata nel tempo: pertanto siccome di fronte alle calamità abbiamo il dovere di preoccuparci di salvaguardare il più possibile, siamo ancora più convinti che la nostra scelta in merito all’argine sia stata giusta e opportuna perché ci consente una maggiore tranquillità su questo versante».

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Veronica Spinoglio

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