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Galleria-Pinacoteca grazie ai ''recuperi'' del parroco

''Dal luogo di Grazzano a Moncalvo la strada è breve e degna sorella delle altre moltissime, che, in mille guise, intersecano il Casalese Circondario formandone la ricchezza. Moncalvo vista da questa strada si presenta quale mucchio assai grazioso di belle case guardanti il vetusto convento di S. Francesco – ora parrocchia – il quale convento s’innalza appunto sulle rovine delle vecchie fortificazioni”. Così scriveva nel 1877 Giuseppe Niccolini nel suo libro “A zonzo per il Circondario di Casale Monferrato” quando ancora vivo era il ricordo dell’antica fortificazione, il castellacium, eretto sulla sommità del rilievo di Monteguardo o Belvedere, di fronte all’abitato della “vetusta Moncalvo, dall’aria purissima” che lo accolse con i suoi “cinquemila abitanti robusti tutti, attivi e svegliatissimi”. E dopo un meritato riposo, il solerte viaggiatore si apprestava a visitare la città. “Il mattino del 5 giugno, abbandonata la camera n.° 11 dell’«Aquila Nera», mi recai a visitare la chiesa monumentale di San Francesco. Di questo antico convento eretto a Monteguardo dal Marchese Guglielmo VII, non restano se non parte del chiostro, il coro, il campanile ed un capitello col millesimo M… XX…, il quale fa da paracarro sull’angolo destro della facciata della parrocchia stessa”. In realtà le prime attestazioni risalgono al secolo successivo, mentre la nuova chiesa fu ricostruita sulle rovine di quella antica secondo il progetto seicentesco di padre Vincenzo Rovere e addossata alle antiche absidi. Divenne la chiesa parrocchiale di Moncalvo solo nel 1802 in seguito alla soppressione napoleonica del monastero francescano. Prima di presentare il lungo elenco delle opere d’arte custodite nella chiesa, il Niccolini si preoccupava di sottolineare l’importanza della sepoltura di due marchesi di Monferrato e di due cardinali, oggi addossata alla parete del presbiterio, ma fino al 1774 collocata sul luogo dove venne costruito l’altare maggiore. “Omettendo di farvi parola degli stucchi eseguiti nell’abside dal Padre Quagliotti, i quali sono d’una vera artistica bellezza, mi affretto ad accennarvi i quadri molti, e gli altri monumenti, che si conservano diligentemente in questa chiesa parrocchiale. Prima però è bene sappiate che in S. Francesco sono le tombe di taluni principi del Monferrato, ed anche quella di Guglielmo Caccia da Montabone «pictor egregius». Guglielmo Paleologo vi venne seppellito nell’anno 1400: il Marchese Teodoro Paleologo, nel 1418: il Cardinale Teodoro Paleologo nel 1481, e vi si trasportarono pure le ceneri del Cardinale Ottone Aleramo morto nel 1251. I cappelli cardinalizi di questi ultimi due principi si vedono appesi ancor’oggidì alla volta della chiesa medesima, quale insegna della loro dignità”. E se il Moncalvo fu sicuramente lieto di essere sepolto “in mezzo ai figli del suo pennello” o tra le tele delle sue degnissime figlie, una certa delusione provò il nostro viaggiatore nella ricerca dei documenti d’archivio del grande pittore della Controriforma: “La cortesia del Reverendo sig. Curato D. Robiola da Villanova, avrebbe voluto mostrarmi l’atto di morte del celebre Guglielmo Caccia; ma per quante ricerche egli abbia fatte nello archivio parrocchiale, non gli fu dato se non di leggere, in un registro del 1625, che queste poche parole: Dominus Guglielmus Caccia Pictor egregius sepelitus in ecclesia S. Francisci die XIV 9.mbris 1625”. Dionigi Roggero Cinque ''nuovi'' quadri - Sul campanile - Le tombe C’è un bel sole dopo tanta nebbia ma l’aria è gelida quando ci affacciamo dal sagrato della chiesa di Moncalvo per ammirare il panorama fino a Crea. Ci accoglie il parroco don Giorgio Bertola, originario di Mondovi, qui dal 2009, con molte idee che possono coniugare la tutela artistica con una valenza di un turismo intelligente. L’esempio è una vera e propria galleria di dipinti collocati in un luminoso (troppo) corridoio nel lato sacrestia. Completano il ricco patrimonio esistente nella chiesa (predomina Guglielmo Caccia) e i quadri nella stessa sacrestia tra cui uno splendido Bartolomeo Bonone (Madonna in trono con Bambino e i Santi Martino e Rocco, proviene dal castello) appena partito al restauro per Milano alla ditta Luigi Parma, dovrebbe ritornare nel giro di tre mesi. Sul lato destro della sacrestia ammiriamo anche ‘‘San Luca nello studio’’ di Orsola Caccia. Il parroco ci mostra anche un cofanetto-reliquiario di Sant’Antonino. Torniamo nella nostra galleria in primis ora si possono vedere cinque quadri recuperati dalla chiesa parrocchiale di Patro, da quella di Sant’Antonio e della stazione di Moncalvo: ‘‘Benedizione di San Francesco’’ (copia di quello di Cioccaro, ora disperso), una ‘‘Madonna con Bambino e Santi’’ di Orsola Caccia con lo stemma del donatore. Poi ‘‘S. Luigi Gonzaga’’, la ‘‘Lavanda dei piedi’’, di autore ignoto 600 e ‘‘S. Antonio con S. Carlo’’. Tutti sono bisognevoli di restauro (sponsor cercansi) ma intanto sono in un luogo protetto insieme a quadri già esposti da tempo come ‘‘Martirio di San Maurizio’’ di Guglielmo e Orsola Caccia proveniente dalla chiesa del convento dei Cappuccini e ‘‘Vergine con bambino, San Marco e San Rocco’’, restaurata nel 1990 proveniente da San Marco. Concludiamo la visita salendo la scala a chiocciola in mattoni sul campanile (per fortuna non abbiamo il cappotto buono appena acquistato -in saldi- da Andrè Maurice, vero chachemire...) che svela due sale impreziosite da camini e decorazioni ad archetti. Anche qui da visita turistica guidata e cim ticket vhe volentieri si pagherebbe. Tornando in chiesa raccoglimento (rapido visto il freddo) di fronte alle tombe di Guglielmo Caccia (lapide posta dall’ebanista Gabriele Capello) e alla sepoltura di due marchesi del Monferrato. Ultima sorpresa un crocefisso cinquecentesco portato in luce dietro un quadro. Per scaldarci un caffè al bar Roma (se fosse il pomeriggiouna cioccolata calda in ricordo di quella che servivano in via Leardi) e poi acquistiamo una cartolina per il prof. Olimpio Musso da Colle Val d'Elsa (nostro grande esperto) e per Elena Maffei (l'amica ritrovata, citazione foscoliana dotta, anche se per il poeta di Zante era risanata). Dal tabaccaio troviamo un turista che cerca i distintivi del battaglione Guastalla (Quarto fanteria di stanza ad Asti), si chiama turismo- miliataria, stiamo cercando di riproporlo via internet -dai tempi in cui eravamo presidenti di Mondo- con l'11° Battaglione Fanteria Casale. Luigi Angelino FOTO. Uno dei quadri ''ritrovati''; in sagrestia lo splendido San Luca nello studio (il Caccia si è autoritratto, è lui il volto del Santo, modestino)) e la sepoltura marchionale.

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Silvio Morando

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