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  • 15 aprile 2013
  • Casale Monferrato

Le danze della Femminile: travolgente finale con la Polka rumena

Arie e danze antiche e popolari sono state il tema proposto dall’Orchestra Femminile Italiana (diretta da Roberto Giuffrè) venerdì scorso per il concerto della sua stagione, che si avvale degli sfarzosi saloni dell’Accademia Filarmonica (nella foto). Arie e danze di ispirazione antica come dalle musiche di Respighi e Grieg, o di origine popolare dell’Europa orientale come dalla creatività di Bela Bartok. Brani scritti per orchestra d’archi; essi hanno ottenuto efficacia dalla felice direzione di Roberto Giuffrè, che ha saputo sfruttare l’alternarsi delle varie gradazioni e intenzioni, grazie anche alla validità delle esecutrici, apprezzate nei “soli” strumentali del violino, della viola e del violoncello, ma anche nella compattezza d’insieme, nella qualità del suono e nelle sfumature esecutive. Con la Terza Suite di Antiche Arie e Danze di Ottorino Respighi si rivivono sonorità fresche e ispirate, che nella versione per archi di brani del XVI° e XVII° secolo (ottenuti con smaglianti colori e attraenti armonizzazioni) sanno avvicinarsi allo spirito degli strumenti antichi. Sapori arcaici nella melodia dell’”Italiana” iniziale, nelle canzoni del balletto “Arie di corte”, nella cullante “Siciliana” e nella “Passacaglia” conclusiva. Un collegamento tra il barocco e il tardo romanticismo si ha con la Holberg Suite op. 40 di Edvard Grieg. Dedicata a L. Holberg, drammaturgo nordico, nel bicentenario della nascita, in essa Grieg segue la struttura della “suite” barocca (contemporanea allo scrittore), raggruppando un insieme di danze, però non rinunciando a qualche riferimento volto al folklore nordico. Il Preludio (Allegro vivace) è seguito da due danze (Sarabanda e Gavotta con Musetta); il gusto settecentesco è apparso marcatamente nella serenità dell’Aria, seguita da un veloce Rigaudon in cui sono emerse parti solistiche sostenute dai pizzicati. E ad un pubblico che aveva già dimostrato la sua attenzione e soddisfazione con gli applausi calorosi veniva offerto un finale dai colori più accesi, ricchi di sfaccettature, di ritmi impetuosi e di toccanti melodie. Con le “Danze popolari rumene” di Bela Bartok è stato presentato lo spirito del folklore balcanico in una sensibile proposta artistica; in un crescendo che attraverso la Danza col bastone, la Danza della fascia, la Danza sul porto,la Danza del corno è arrivato ad un travolgente finale con la Polca rumena e due Danze veloci (bissate a grande richiesta).

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Veronica Spinoglio

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