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  • 13 marzo 2013
  • Casale Monferrato

Enrica Gota, la bimba che sbarcò “dalla” luna

Sarà il periodo a loro dedicato, ma anche questa settimana è protagonista il gentil sesso, soprattutto con Ilaria Bergaglio, Giovanna Caviglia e Loredana Ferrara. Domenica è in programma Corritalia, la corsa AICS per eccellenza, e proprio nel relativo “quaderno” troviamo una novità assoluta con la classifica in base ai km percorsi, soggetta a premiazione finale. Inoltre il relativo resoconto UISP e il dettaglio del Cross della Groppella valenzano. E proprio una donna (foto del titolo), che abbiamo citato di recente in quanto in testa all’Albo d’Oro della classica corsa avisina, ci permette di ricostruire un pezzo di storia valenzano-casalese. AVIS GRAFFITI: ENRICA GOTA – (di g.pi.mor.) Sarà che venne alla luce lo stesso giorno in cui Neil Armstrong e il suo equipaggio misero piede sulla luna, ma Enrica Gota, per il podismo casalese, è stata per un ventennio quasi un’aliena, nel senso più positivo. Prima e dopo di lei in questa zona si sono celebrate le gesta soprattutto di uomini, primo fra tutti quel Silvio Gambetta, suo coetaneo, che ancora oggi dà filo da torcere a chiunque. Negli ultimi tempi, in realtà, il podismo femminile casalese dà segni di risveglio; la pausa di questa settimana capita a proposito per rinverdirne le gesta sperando porti buono e sia di stimolo alle nostre “ragazze in corriera” (sì, nel senso di motore acceso). Con l’aiuto delle foto pubblicate nella gallery in alto a destra, ripercorriamo i suoi primi passi… competitivi, integrandole con altre di questi anni. Nel 1975, a soli sei anni (per l’esattezza è il giorno del suo compleanno), l’esordio nel gruppo “Ferrovieri di Torre Beretti”, a Castelnuovo Bormida. L’abbigliamento “tecnico” include canottiera di lana, calzoncini di tela e scarpe di pelle nera coi lacci. Papà Francesco, in alto a sinistra, veglia (orgoglioso). Risale all’anno dell’esordio anche la foto di gruppo della squadra, scattata alla stazione di Torre Beretti, a un tiro di schioppo da Valenza. Appena sopra di lei si scorgono mamma Giovanna e la sorellina Luisella, che veste ancora la maglia Avis, sebbene in forma non competitiva. In questa foto compare per la prima volta il cappello in testa a Francesco, da cui non si separa neppure oggi. Quindi un salto di quattro anni; siamo a Mugarone, nei pressi di Bassignana. La particolarità di questa, come altre gare dell’epoca, è che non esistevano corse per ragazzini ma veniva stilata un’unica classifica donne. Pare che le signore classificate dietro ad una bimba di nove anni non la prendessero molto bene; la tenevano particolarmente d’occhio in quanto era facilmente individuabile per via di quell’immancabile fazzolettino in testa. Ed eccoci al 1980 ed alla prima foto come mini-atleta (con maglietta rossa) dell’Avis Casale. Sullo sfondo, il Mercato Pavia; curioso come questo luogo ritorni puntualmente in tema di giovani podisti. Le maglie gialle alle sue spalle non sono avisine ma di un forte gruppo locale di allora, il G.S. Beccuti. Infine, un’Enrica Gota nel pieno della maturità atletica e di vittorie con la maglia Avis. E’ storia degli anni ’90 e dei quattro successi nei trofeo casalese. In questi ultimi anni Enrica è tornata gradualmente a correre, con l’Atletica Varazze (sette presenze nel 2012). Di lei si sa che ha un personale di 3’32” sui mille e di 48’02” sui diecimila. E per un lontanissimo futuro, l’esempio… ce l’ha in famiglia. L’abbiamo “rintracciata” ad Albisola, dove attualmente risiede con la famiglia. Perché la piccola Enrica proprio a Casale, e all’Avis ? «Questo si perde nella notte dei tempi (eravamo a metà degli anni '70) e bisognerebbe chiedere a mio padre. Ero una bambina e pertanto sono stata iscritta dove ha deciso papà. Quel che ricordo è che a lui piaceva molto questa squadra per quell'aria un po' da paese che trasmetteva: tutti amici anche se ci si vedeva solo per un giorno alla settimana (inizialmente le gare erano solo ed esclusivamente la domenica mattina), dove le differenze di ceto, professione, politiche o altro non esistevano. Solo corridori, con lo stesso rispetto, tanto per chi faceva tempi da record quanto per chi arrivava ultimo. Questo probabilmente è quello che ha fatto avvicinare mio padre, e me, all'Avis Casale, e lo condivido in pieno». Come possiamo suddividere, in uno schema temporale, l’attività giovanile prima e senior-master poi ? «Che dire. Ricordo molto bene le prime "uscite": ero veramente piccola e mio padre mi accompagnava sempre, tenendomi per mano quando la stanchezza mutava in sconforto ed incitandomi a trovare il passo migliore. Mi ha insegnato ad affrontare le salite "con il passo del montanaro" e le discese "con gli occhi ben aperti". Come pure mi ha insegnato a "gestire la gara " con le avversarie, ma sempre tenendo presente che la corsa è un gioco e le persone valgono di più. Mi ricordo una grande rivale dei primi anni, Katia, con la quale abbiamo fatto tante belle corse: rivali ed amiche. La volta che è stata male l'ho aspettata per arrivare insieme, avrebbe potuto aver bisogno di una mano. Altra cara amica è stata Daniela, anche lei dell'Avis Casale. Bambine a quei tempi ce n’erano poche ed era naturale fare amicizia. Si era nell'età delle scuole medie e la voglia di alzarsi presto la domenica mattina veramente poca. Per fortuna non ho mollato allora, perchè credo che non avrei potuto apprezzare completamente quanto il podismo riesce a dare. Poi con la scuola superiore gli insegnanti di educazione fisica ti puntano subito; mi hanno convinta a frequentare l'ambiente della pista. Non è stata una bella esperienza. Mi sembrava un mondo di esaltati. Non ero a mio agio. Andavo volentieri alle gare con gli amici dell'Avis Casale, a fare delle sgambettate per sentieri, ma entravo in crisi se dovevo mettere le scarpe chiodate. Con l'università sono poi "emigrata" in Liguria dove ho anche trovato la mia strada professionale e la mia anima gemella. Non per questo ho smesso di frequentare l'ambiente podistico alessandrino, dato che la domenica tornavo volentieri per una corsetta. Tuttavia ho iniziato a notare che delle belle garette di svolgevano anche in Liguria e, complice il clima favorevole, quanto era bello poter correre tutto l'inverno. A poco a poco ho abbandonato quasi del tutto il mondo delle gare (attualmente ne faccio 6 o 7 all'anno) ma non ho mai smesso di correre. La passione che si è radicata nel cuore e nelle gambe non è facile da cancellare. Ora vado a correre solo per il piacere personale di sentirmi meglio, di staccare la spina, di prendersi quell'oretta tutta per sè che, da mamma, fai veramente tanta fatica a ritagliare. Nel mio spirito podistico non ci sono vittorie memorabili in termini di tempi o di prestazioni, ma le più significative sono quelle che hanno lasciato un segno nell’anima, come la mia prima targa vinta come prima donna classificata, a Terruggia: ero una bimbetta di 7 anni e la targa non era particolarmente bella nè di valore, ma mi è più cara che le tante medaglie d'oro che sono nel cassetto». Chi è oggi Enrica, nella vita e nello sport ? «Sono una mamma, impiegata in un’attività lavorativa impegnativa ma decisamente soddisfacente e che salta come una pallina da ping-pong fra mille impegni. Vivo ad Albisola e per fortuna ho trovato anche qui tanti corridori con le mie stesse aspettative: correre per il piacere di correre e basta. Ho amiche che un tempo gareggiavano e che ora ci si frequenta per gli allenamenti domenicali perchè, ahimè, triste a dirlo, andare ad una gara vuol dire dedicarci almeno mezza giornata e non è facile ritagliarla. Le mie bimbe, Beatrice e Francesca, richiedono ancora parecchie attenzioni e mi fa molto piacere sentire che vogliono venire a correre con me e quando sarà il momento ce le porterò, così come faceva mio padre. Quello che ho imparato in decenni di gare è che ci sono vari tipi di agonismo, quello che “brucia” i ragazzi e che li allontana dallo sport e quello “sano” che fa crescere una passione che dura per tutta la vita. Questo auguro alle mie figlie e a tutti i giovani che si avvicinano a questo sport: un sano agonismo, perchè lo sport è un gioco. Se proprio devo pensare alle mie ultime prestazioni ufficiali, mi piace ricordare l’esperienza della parteciazione alla Notturna di San Giovanni, a Firenze, l’anno scorso: 10 km su percorso cittadino. Mi ha convinto un’amica ad andarci, con la scusa di farci una gita con le famiglie. Pensavo proprio di averle viste tutte dopo più di 30 anni di corse, ma l’esperienza di una gara con più di 1200 partecipanti proprio mi mancava. Adrenalina pura. Ovviamente ho sbagliato in pieno la partenza e l’ho pagata faticando come poche volte. Sono contenta di esserci andata, ma il mio vero animo podistico è per gli sterrati, per i sentieri nella natura, immersi nei boschi dove mi è già capitato di incrociare caprioli ed anche cinghiali. Questo lo spirito che mi ha pervasa da bambina e che mi è rimasto fino ad oggi. Per il futuro, quando avrò abbastanza tempo per prepararle, mi piacerebbe potermi dedicare ai Trail, le corse su sentieri di montagna, che tanti ne abbiamo qui in Liguria. Ma per ora rimane un sogno nel cassetto, chissà...» ACCADDE NEL WEEKEND – Ilaria Bergaglio seconda, in 2h59’35”, dietro alla keniana Doreen Kitaka (2h39’30”) alla maratona di Brescia. A Tornaco (NO) Silvio Gambetta è secondo nella 11 km dietro a Matteo Pezzana; terzo Marco Bertona. Vittoria di Loredana Ferrara nella gara femminile davanti ad Alice De Simone e Raffaella Squillante. Gianni Ravarino secondo al cross di Castello d’Annone, dietro Abdelmjid Ed Derraz e davanti a Mohamed Hammoudy. Alto livello per questa prima edizione della manifestazione, valevole per il campionato astigiani di cross. Prima donna Laura Costa davanti a Claudia Solaro e Morena Almonti. Daniele Novella 23mo assoluto (e secondo di categoria) all’Half Marathon del Lago Maggiore, da Stresa a Verbania. Vittoria di Gabriele Astorino e Giovanna Caviglia alla UISP di Montaldo Bormida. Edmil Albertone a metà gruppo (160mo su 280 partenti) nel CdS di corsa campestre nazionale a Rocca di Papa, sui colli Romani, lungo 10 km e stradominato dai keniani. DOMENICA “CORRITALIA” A ROCCA GRIMALDA – Sabato ad Acqui il circuito UISP propone la prima tappa del trittico “Corri tre sabati”. Cinque km ogni prova (le prossime il 20 aprile e il 19 ottobre, tutte alle ore 17). Il ritrovo è in zona bagni e la partenza in viale Micheli. Domenica spazio alla corsa regina dell’AICS in quanto organizzata dallo stesso EPS. Undici chilometri con partenza alle 9,30 nella piazza del municipio, punto alto della rocca. La classica scende poi gradatamente fino a San Giacomo, affronta la collina prospicente prima di ridiscendere in valle e affrontare gli ultimi tre chilometri che portano al traguardo con una salita non ripida ma sfiancante. Colline decisamente più “nelle corde” degli atleti del triangolo Novi-Ovada-Acqui. Sempre domenica, ma il pomeriggio dalle 15 (chiusura iscrizioni alle 14,30) il CSI propone al Mombarone di Acqui una prova regionale di corsa campestre con partenze distinte per categorie, dagli Esordienti ai veterani. La mezza maratona della settimana è in programma domenica a Vigevano.

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