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  • 15 ottobre 2016
  • Casale Monferrato

“Te absolvo”, il primo ciak. Quattro settimane di riprese, per produrre tre minuti di film al giorno!

Iniziano lunedì alle 8 del mattino a Conzano le riprese di Te absolvo, il nuovo film che il regista monferrino Carlo Benso (nella foto) ha scritto con Toni Garrani, che sarà anche il protagonista del film insieme a Igor Mattei e a Karolina Cernic che sostituirà l’attrice casalese Valentina Picello, impegnata in tournée all’estero. Un film che porterà sul set la terra del Monferrato - dice Toni Garrani - «e che non parlerà, ci teniamo a dirlo, dell’amianto ma - invece - delle molte meraviglie di questa terra»: le colline ricamate di vigneti, il cielo che si specchia nella distesa delle risaie, la chiostra dei monti innevati che nei giorni limpidi abbracciano e sembrano quasi proteggere una terra chiusa, la sua gente riservata e schiva, generosa e diffidente al tempo stesso. Garrani e Benso hanno passato due anni a ri-scoprire in lungo e il largo il Monferrato per trovare le location giuste, cogliere il linguaggio e l’umore della terra e delle colline monferrine che saranno un personaggio fondamentale di Te absolvo. Un film che porterà sul set anche la gente del Monferrato perché molti degli attori anche per ruoli importanti, e dei tecnici, sono monferrini, tenendo fede a un progetto annunciato fin dall’inizio. Tutti ruoli, sia artistici sia tecnici, per cui è prevista una contrattualizzazione e un compenso, cosa tutt’altro che scontata per un settore che spesso “paga” esclusivamente attraverso l’appeal che esercita. «Conzano sarà un po’ l’epicentro delle riprese, perché è un borgo vero, autentico, contadino - dice Benso - ma il set si sposterà anche a Rosignano, Moleto e poi a Casale, dove verranno effettuate riprese nella stupenda Biblioteca del Seminario grazie alla disponibilità dalla Curia», anche se Benso tiene a sottolineare anche la disponibilità delle amministrazioni comunali, che hanno operato per agevolare il più possibile le riprese. Il film sarà anche una occasione di crescita e di formazione, non solo per la presenza di due stagisti dell’istituto Leardi, ma anche perché il set sarà “aperto” a chiunque nutra la curiosità di vedere dal vivo come si lavora per la realizzazione di un film, magari con l’ambizione di entrare un giorno o l’altro a far parte di questo particolare ambito artistico. Mentre per i curiosi “puri e semplici” potrà essere una forma alternativa di spettacolo, tanto per capire cosa ci stia dietro a un film. «Si parte da una location e si girano tutte le scene che il film prevede in quel luogo», spiega Garrani. «Gli attori vanno al trucco, i tecnici preparano il set e quando è tutto pronto si cominciano a provare le inquadrature, a mettere a punto luci e audio e solo a quel punto, quando tutto è predisposto nel migliore dei modi, si dà il ciak. «Giriamo per 30 giorni - aggiunge Garrani - e realizzeremo 125 scene per 95 minuti complessivi. Significa che si produrranno in media tre minuti al giorno del film. Ed è già correre... «È una cosa di cui difficilmente ci si rende conto se non si è del mestiere». Quattro settimane impegnative, dunque, soprattutto per il regista. «Se non ti piace risolvere problemi è meglio che tu faccia un altro lavoro. Durante le riprese possono succedere mille imprevisti, che si rompa un paio di occhiali dopo avere girato già cinque giorni e bisogna trovarne di corsa un altro paio identici, che un attore si alzi con la raucedine, che piova quando devi girare degli esterni....», dice Carlo Benso. Il film racconta di un giovane prete che arriva in un piccolo paese delle colline del Monferrato per riavviare una parrocchia da tempo chiusa e abbandonata. Ssul posto trova il vecchio parroco che, nonostante sia stato sospeso a divinis non se ne vuole andare. Il vecchio prete, pur dichiarandosi peccatore nei confronti della legge della Chiesa, vuole assolutamente continuare ad essere prete. Un confronto lacerante e doloroso che porta i due protagonisti della storia al centro dell’eterno conflitto tra la legge e la propria coscienza. Due preti, uno giovane e uno anziano, due figure incastonate come icone nell’immaginario tradizionale e popolare, alla ricerca di una assoluzione capace di sedare i loro sensi di colpa. Un conflitto cui partecipa, quasi con la funzione del coro nel teatro classico, tutto il paese. E per Toni Garrani una parte affascinante nella quale si è calato, spiega, poco alla volta mentre scriveva a quattro mani con Benso la sceneggiatura: «non un personaggio che ti arriva fra capo e collo», ma con cui ha potuto entrare in confidenza a poco a poco, giorno dopo giorno mentre cresceva, sulla pagina ma anche nella fantasia. Quasi come un vecchio amico, o una parte di se stessi.

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Beppe Sartirana

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