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Easy rafting: un Po di emozioni

Il Po visto dal Po: un gioco di parole che rende alla perfezione l'avventura vissuta domenica a bordo di un gommone sul tratto di fiume che collega Verrua Savoia a Coniolo. Nonostante sia cresciuta vicino al Po, sono rare le volte in cui mi sono avventurata lungo le sue sponde. Ecco perché, quando ho scoperto della possibilità di saltare su un maxi canotto a lasciarmi cullare dalla corrente, osservando la collina e la pianura da un punto di vista inusuale, ho deciso che non potevo mancare. E' stato chiamato Easy Rafting, perché a differenza del rafting vero e proprio – dove ci si lancia a folle velocità lungo le rapide di torrenti impetuosi – qui si tratta di scendere il ben più placido Po. In realtà, qualche piccola rapida, unita a tratti di corrente più veloce, renderanno la discesa tutt'altro che monotona. Il punto di ritrovo è a Verrua Savoia, vicino al ponte. I gommoni sui quali io e gli altri partecipanti ci imbarcheremo per questo primo tratto sono due. Sul nostro saliamo in nove: con me e mio marito Andrea, un simpatico gruppetto formato da casalesi e coniolesi, tra i quali la signora Imelda, volontaria al Museo Etnografico del paese. A scandire il tempo, l'uno-due dettato dal nostro accompagnatore, un simpatico eporediese di nome Lorenzo che ha scelto di lavorare con Danilo Barmaz, presidente della Federazione Italiana Rafting, alla Rafting Aventure di Villeneuve, in Val d'Aosta. Lorenzo, a riva, ci spiega come dovremo pagaiare: ma, si sa, la miglior esperienza si matura sul campo e così, sotto la sua guida sicura e muniti di giubbotto salvagente, finalmente partiamo. Una breve manovra, una spinta di pochi metri ed eccoci sotto le arcate del ponte, dove un bel salto ci fa provare subito l'ebbrezza delle rapide. La giornata è splendida e sull’acqua si rincorrono i raggi del sole. I miei compagni di viaggio sono entusiasti. La sensazione provata è comune a tutti: ci siamo scordati troppo a lungo di vivere il fiume. Percepito, dopo due alluvioni, come un nemico da cui difendersi, oggi è territorio di qualche solitario pescatore e di anziani che, per ingannare il tempo, trascorrono ore sui ponti a guardare fluire la corrente. Visto da qui, il fiume è invece qualcosa di magico: un territorio inesplorato dove si è completamente immersi nella natura e dove ci si dimentica che a poche centinaia di metri corrono strade e sono costruiti paesi. Gli unici rumori che rompono lo sciabordio regolare della corrente sono i canti degli uccelli, veri sovrani di questo regno d’acqua. La riva sinistra ci separa dalla pianura e dietro di essa, è difficile immaginare l'immenso mare a quadretti che si sta lentamente disegnando. Qualche pioppo, la cui chioma si agita delicatamente mossa dalla brezza, e nient'altro che il cielo azzurro. La riva destra segue il profilo della collina: il primo tratto è dominato dalla Rocca di Verrua, recentemente restaurata. Il profilo imponente pare vegliarci mentre navighiamo. Lentamente sul crinale scorgiamo Moncestino, che domina la vasta striscia fertile che costeggia la riva per qualche chilometro fino alla Piagera di Gabiano. Vediamo alcune lanche verdeggianti, spazi che il Po sta lentamente abbandonando e che sono apprezzati dall'avifauna per nidificare. Gabiano, dopo un'oretta di viaggio, è il nostro primo attracco: le tappe coincidono con i punti dove in futuro, se questo esperimento si tradurrà in una realtà consolidata (e i numeri degli iscritti fanno pensare di sì!), verranno realizzati dei piccoli porticcioli a guisa di quelli un tempo esistenti. L’idea è stata proposta dal Comune di Coniolo, assurto a campo base, ma ha visto da subito l’adesione del Comune di Gabiano ed il convolgimento dei Comuni rivieraschi di Verrua Savoia, Moncestino, Camino e Pontestura. Salutiamo i nostri compagni di viaggio, che sbarcano, e ci presentiamo ai nuovi: stavolta sul gommone siamo in undici. Tra i volti noti, ci sono anche il collega giornalista Alberto Marello, munito di telecamera, ed il sindaco di Camino Giorgio Rondano. Ritorniamo in acqua: per percorrere il secondo tratto occorreranno circa due ore, ma il percorso ci regalerà scorci davvero eccezionali. I primi chilometri, all'altezza di Cantavenna, di cui scorgiamo il profilo, sono a dir poco emozionanti. La collina è un'esplosione di verde, a tratti punteggiato dal bianco latte dei fiori di acacia. Ad attrarre l'attenzione di tutti sono però i calanchi, incisioni nella collina che creano strapiombi suggestivi ma segnale di una diffusa fragilità del territorio. I versanti a picco sul Po sono caratterizzati da forme aspre e accentuate, testimonianze di un paesaggio estremamente dinamico dal punto di vista geologico. Qua e là, qualche frana di dimensioni imponenti, mostra come il confine tra erosione naturale e dissesto idrogeologico sia talvolta molto labile. Ogni tanto, tra le chiome fitte, sulla linea di crinale, si scorge una casa o un piccolo abitato, come nel caso di Rocca delle Donne, uno dei borghi più belli che si affacciano sul Po. Rocca è una frazione di Camino e deve il suo curioso nome alla presenza nel passato di un convento di monache: il monastero, dalla forma severa a celare chissà quali segreti del passato, pare osservarci mentre transitiamo lenti sotto le sue mura. Poco dopo, il passato si scontra pesantemente con il moderno: alla nostra sinistra la centrale nucleare Fermi di Trino, in corso di smantellamento, a ricordarci che il compromesso tra necessità dell'uomo e natura non sempre è immediato. Poco oltre, il ponte di Camino, sul quale ci aspettano per salutarci il sindaco di Coniolo Giovanni Spinoglio, il Maresciallo della Stazione di Pontestura Alberto Turini ed il collega giornalista Maurizio Inguaggiato. Tra Camino e Pontestura c'è un altro tratto spettacolare. Dopo essere transitati sotto l'antica Grangia di Gaiano ed avere scorto la sagoma del castello medioevale dei Marchesi Scarampi, entriamo nella riserva naturale di Ghiaia Grande, nella quale si è conservato un ambiente ricchissimo e sicuramente unico nel suo genere. Nella parte collinare della riserva, il bosco a strapiombo sul fiume ospita infatti una garzaia di airone cenerino e un sito di nidificazione del nibbio e della poiana. Mentre procediamo sul filo dell'acqua scorgiamo alzarsi in volo anatre, aironi, cormorani: uno spettacolo unico. Lorenzo ci regala un piccolo brivido e qualche risata facendoci transitare al volo sotto un albero che immerge i rami nel fiume. Qualche punto comporta una maggior attenzione per il rischio di incagliarsi sul pietrisco accumulatosi sul fondo. Bisogna imparare a seguire la corrente e noi lo facciamo con diligenza: ecco all'orizzonte il campanile di Pontestura ed il terzo ponte della giornata. Proseguiamo ancora per un breve tratto fino all'attracco definitivo a Coniolo Basso.

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Marco Imarisio

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