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La testimonianza di un malato: «Mutti, primario "anomalo" che non vuole un euro»

«Mi hanno diagnosticato il mesotelioma lo scorso anno, quasi per caso in questo periodo. Qualche colpetto di tosse da qualche mese.... e non passava. Allora il mio medico mi ha fatto fare una lastra ed è emerso un piccolo versamento pleurico». D.A., rosignanese, è sereno, ha deciso di raccontare al nostro giornale la propria esperienza perché ritiene che quanto gli è accaduto sia di interesse anche per tante altre persone, in questo particolare punto del mondo in cui l’Eternit ha deciso in passato di impiantare una fabbrica che lavorava l’amianto e ha provocato un vasto e diffuso inquinamento che è alla base di una fortissima incidenza di malattie causate dall’asbesto. Ha deciso di raccontare la sua vicenda ma chiede discrezione un po’ per delicatezza rispetto a una problematica che è anche e proprio personale un po’ perché - precisa - quel che conta non è la storia della sua vita, o la sua vicenda. Il punto - dice - è il ruolo avuto da Luciano Mutti, il medico dell’ASL di Vercelli ora messo alle strette dice su tutti i fronti. Un assurdo commenta D.A. perché il momento veramente critico («il boom») deve ancora venire e in vista di quella che sarà una emergenza sociale le strutture sanitarie dovrebbero attrezzarsi al meglio. Il comportamento di Mutti - racconta è stato sorprendente da tutti i punti di vista. Dopo la diagnosi (e la cura di una supposta pleurite che però non dà l’esito sperato) D.A. si trova in comprensibile difficoltà anche perché ci sono le ferie di mezzo e i medici sono difficili da trovare: ospedali a ranghi ridotti, studi privati chiusi... Riesce comunque a ottenere il consulto di vari specialisti che - racconta - restano spiazzati dalla precocità della diagnosi perché non hanno mai trattato un caso in cui la malattia non è ancora conclamata. «Ogni volta parlavo con due o tre segretarie per prenotare e pagavo centinaia di euro...». Una prassi ben nota a chiunque veda la propria salute minacciata seriamente. Poi D.A. parla con una paziente di Mutti che - racconta - «ha risposto quattro volte al trattamento, quando a Casale cinque anni fa le avevano dato 4-6 mesi di vita...». Lei lo consiglia di rivolgersi al ricercatore del GIME (Gruppo Italiano Mesotelioma) che era all’estero, ma sarebbe rientrato in Italia dopo pochi giorni. «Mi disse di chiamarlo oppure di mandargli una mail, ma io ero in imbarazzo perché non lo conoscevo e avevo visto qual era la prassi con gli altri primari. Alla fine gli scrissi una mail. Erano le 20,30 e alle 21 mi aveva già risposto». Dopo qualche giorno si incontrano: «Mi disse: “Non stia a venire a Borgosesia, tanto nei prossimi giorni devo venire io a Casale”. E così ci incontrammo. Quando gli chiesi quanto gli dovevo rimasi veramente spiazzato, perché mi rispose che lui aveva già uno stipendio e che non riteneva giusto fare pagare persone malate. E così fu la seconda, le terza, la quarta e tutte le volte successive. E questo non solo con me, ma con tutte e persone che conosco che si sono rivolte a lui». Turba il mercato? Forse è proprio questa «anomalia» - osserva D.A. - il fatto che «non prende soldi e che è sempre disponibile a creargli tanti problemi? Gente così bisogna toglierla di mezzo! Turba il mercato...». Mutti ad ogni buon conto prende la situazione in mano, giudica buono lo stato generale del paziente, che è anche giovane, e gli consiglia un intervento chirurgico, indirizzandolo a Mestre, e provvedendo a fornirgli contatti e prenotazioni delle visite con il chirurgo. Concordano l’intervento con l’asportazione solamente della pleura («in Piemonte mi avevano proposto l’asportazione del polmone che però è sano...») e iniziano la chemioterapia pre-intervento, ripetendola dopo l’operazione. «Ora sto facendo la radioterapia a Genova». Ecco, avere un riferimento così in una zona gravemente colpita da questa patologia gravissima - commenta - è può essere osteggiato dalla istituzioni sanitarie?

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