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La sperimentazione del Gime presto sul Clinical Cancer Research

Nessun avanzamento nei rapporti con la Ely Lilly spa per la fornitura della Gemcitabina che dovrebbe essere utilizzata per la sperimentazione delle nuove terapie per la cura del mesotelioma messa a punto dal Gime, il gruppo di ricerca che fa capo a Luciano Mutti e che ha ottenuto risultati incoraggianti. La multinazionale farmaceutica attende – pare – una lettera liberatoria da parte del ministero che però finora non sarebbe ancora pervenuta. Intanto la Regione ha autorizzato per un altro mese l'utilizzo del cocktail Gleevec-Gemcitabina, nonostante non rientri nel prontuario dei farmaci approvato dal ministero della Sanità. Dei 18 pazienti attualmente in terapia, di cui sette nuovi, fatta esclusione per due casi ci sono buone risposte, spiega Luciano Mutti, presidente del Gime, Gruppo Italiano Mesotelioma che fa capo alla Fondazione Buzzi e si occupa appunto di ricerca per la cura di questa grave malattia correlata all'asbesto. In un caso c'è stata una buona risposta al trattamento effettuato già un paio di anni fa e poi lo scorso anno a fronte di una recidiva, spiega Mutti. «Ora c'è stato un nuovo ciclo e si sta valutando l'opportunità di un intervento chirurgico per rimuovere la massa tumorale residua. Un paio di casi presentano complicazioni ma in uno dei due almeno il quadro clinico appare complicato da problematiche estranee al mesotelioma». Una risposta positiva superiore (ampiamente superiore) al 50% e tutto ciò a fronte del fatto che altri farmaci sono stati registrati per i trattamenti sul mesotelioma con risposte non superiori al 30%. E nonostante ciò la sperimentazione, prevista per 54 casi e che avrebbe potuto apportare nuove conoscenze su questo tipo di trattamento non decolla. Una vicenda che si trascina da mesi e sulla quale grava il sospetto e il timore, più volte espresso pubblicamente, che vi siano interessi economici legati al fatto che il farmaco dal prossimo anno dovrebbe diventare generico e la casa produttrice non avrebbe perciò prospettive di guadagno. Intanto proprio il Gime è stato contattato da riviste specialistiche importanti per la pubblicazione di sperimentazioni e trial. La prima pubblicazione dovrebbe uscire subito dopo la pausa estiva probabilmente, tra settembre e ottobre e riguarda la sperimentazione con il Bortezomib che inibisce un fattore di crescita delle cellule tumorali. «Lo studio – spiega Mutti – è nato in collaborazione con l'Università di Providence degli Stati Uniti ed è poi continuato - in Italia - con Nerviano, Milano. «Il trattamento nei topi blocca il tumore e non ha bisogno di alcun recettore, come avviene invece nel trattamento con Gleevec e Gemcitabina». Lo studio sperimentale preliminare sulle cavie firmato proprio da Luciano Mutti, come «Last Autor», verrà pubblicato dal Clinical Cancer Research, rivista della American Society of Clinical Oncology. Lo stesso trattamento è stato anche testato su 19 pazienti in tutta Europa mediante un protocollo clinico applicato in Germania, Belgio, Inghilterra, Irlanda e Olanda. «Su 19 casi si sono verificate due progressioni; un paziente presenta una risposta completa e non ha più tumore visibile, mentre gli altri appaiono tutti in malattia stabile, tranne uno che presenta una riduzione significativa della massa tumorale», spiega Mutti che evidenzia che si tratta di pazienti «in seconda linea», refrattari – cioè - alla chemioterapia tradizionale. E un'altra rivista specialistica sta valutando la pubblicazione anche di questo trial clinico. Altro studio sperimentale - che verrà pubblicato nei prossimi mesi dalla Clinical Cancer Research - è stato effettuato con sperimentazione sui topi con Gleevec e Gemcitabina e dimostra – spiega Mutti - che gli animali trattati vivono molto di più grazie a una stabilizzazione di malattia. Quanto più a lungo? Impossibile dirlo, ma comunque più di quanto il codice etico consenta di mantenere in vita le cavie che dopo i 60 giorni di sperimentazione apparivano però in buone condizioni proprio per la bassa tossicità che più volte è stata indicata come uno dei grandi pregi di questa terapia sperimentale. Infine la rivista Nature, ha fatto un approfondimento su come si tratta il mesotelioma, sempre firmato da Luciano Mutti, Gianni Gaudino (un altro medico del Gime), con un ricercatore irlandese e un clinico belga. Una scheda approfondita sui trattamenti più avanzati per la terapia del mesotelioma. Una scelta importante - quella di Nature - che secondo Wikipedia - «è una delle più antiche ed importanti riviste scientifiche esistenti, forse in assoluto (insieme a Science) quella considerata di maggior prestigio nell'ambito della comunità scientifica internazionale. Viene pubblicata fin dal 4 novembre 1869». Una scelta importante – dicevamo - per far uscire questa patologia terribile dall'indifferenza in cui è stata confinata per decenni e che può essere utile per incoraggiare il finanziamento della ricerca e la messa al bando dell'amianto anche nei Paesi in cui ancora oggi si lotta contro gli interessi economici che spingono industriali senza scrupoli ad affermare - come avveniva alcuni decenni fa in Italia – che «l'amianto non fa male...». Nella foto Luciano Mutti Massimiliano Francia

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