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  • 23 aprile 2013
  • Casale Monferrato

«Fiori bianchi»: memoria e giustizia

Inchiesta, docu-teatro, denuncia, testimonianza. «Fiori bianchi» la produzione del «Teatro della Nebbia» - andata in scena venerdì sera al Salone Tartara a Casale Monferrato - non è solo uno spettacolo bellissimo, ma molto di più. O forse, semplicemente, è ciò che tutti gli spettacoli dovrebbero essere: una profonda e generosa riflessione su una vicenda emblematica, che attraverso il medium artistico e complesso del teatro - fatto di parole, gesti, toni, tempo, movimento, oggetti, immagini - sa comunicare emozioni e contenuti. E vederlo è una esperienza esistenziale. Uno spettacolo nel senso più pieno, alto e nobile: documentatissimo, intelligente, sentito, capace di essere comunicativo e penetrante, di fare comprendere di più e meglio - attraverso i sentimenti, il pathos - l’uomo e gli uomini. Insomma, impiegando quella forma alta e sottile, razionale e intuitiva al tempo stesso di conoscenza che è - da sempre - la poesia. E tutto ciò non solo perché noi casalesi e monferrini siamo partecipi, ma nonostante il fatto che siamo partecipi. Cosa che rappresenta - in un certo senso - una complicazione e non un vantaggio; che richiede il “coraggio” della distanza, la lucidità del narratore e la partecipazione del protagonista . Bravi, intimamente coinvolti e in stretta sintonia gli attori. Grandi (!) - poi - i piccoli protagonisti del coro; generosi i solisti. Presenza quella dell’«Opera dei ragazzi» di Erika Patrucco, essenziale, mai accessori, che ha svolto una vera e propria funzione corale, non solo in senso musicale ma drammaturgico. Curatissima la regia di Fabio Fazi e Lara Miceli: meditata fin nei dettagli ma, soprattutto, capace di dare struttura allo spettacolo, nella successione dei temi, nella perfetta integrazione delle voci recitate e cantate, dei cori e dei monologhi. Sussurri nel buio L’inizio suggestivo fatto di semplici parole pronunciate nel buio della sala dagli attori mescolati al pubblico, parole prima solo sussurrate e poi - via via - scandite con crescente incisività fino a sfruttare l’unisono in modo musicale. Tutto splendidamente valorizzato. E le tante sottili accortezze che hanno dato significato a ogni singolo quadro, a ogni singolo gesto. Scenografia fatta di nulla: scatole di cartone con porte e finestre a suggerire case e città. «Città bianca» sommersa di farina, simbolo della polvere di amianto, teatro dei drammatici monologhi che si sono susseguiti, uno più toccante dell’altro. Città risorta, infine, ricostruita simbolicamente attraverso la ricollocazione delle casette sul proscenio, in una età di rinascita in cui scompare il nero - il dramma di cui tutti gli attori si sono vestiti - per lasciar posto ai colori, sotto al vessillo tricolore della battaglia all’amianto Scenografia fatta di nulla eppure così straordinariamente comunicativa. Le storie... la Storia Nello spettacolo c’è la storia maledetta dell’Eternit e di Casale, ci sono i temi per così dire generali - la fabbrica, il lavoro, i sindacati, la conoscenza antica e taciuta del male, la mistificazione e l’inganno spietato dei signori dell’Eternit - e c’e la lente sulle storie che - la Storia - la fanno davvero; che sono la Storia: le famiglie, le persone colpite e spazzate dal male dell’Eternit. No, non dell’amianto, che sta sottoterra e a volte affiora nelle rocce in filamenti arsi e inerti, ma non uccide... È l’uomo, la fabbrica, la multinazionale che ha generato il male, i lutti, la strage. È l’Eternit, e bisogna dirlo! C’e il dolore (tanto dolore) mai gridato, mai spettacolarizzato, sempre composto. Come Casale, città dolente e coraggiosa. Una comunità giusta Si, Fiori bianchi ci rappresenta noi casalesi e monferrini, costretti - e al tempo stesso capaci - di convivere con il male, la bruttura dell’Eternit. Fiori bianchi rappresenta con mirabile misura, con suggestiva efficacia artistica la caparbia volontà di mai arrendersi, di mai piegare il capo alla rassegnazione di fronte ai mille destini spezzati (iperbole amaramente inadeguata, perché le vittime sono tante e tante di più), di mai umiliarsi nel grido scomposto della supplica e di chiedere sempre - con orgoglioso coraggio - Giustizia e Futuro. Si Fiori bianchi ci rappresenta, e se è giusto che la “prima” sia avvenuta a Casale è doveroso - per tutto questo - che ora cammini per il mondo e aiuti la lotta corale e inesausta di una comunità giusta, per noi stessi e per tutti gli altri. Belle e meravigliosamente efficaci le musiche di Giulio Castagnoli, semplici e dirette, discrete e poetiche. Semplicità che è in realtà profondità discreta, raffinata, toccante.

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