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IL COMMENTO/ Un segnale di pacificazione per un dramma senza colore politico

L’annuncio del «no» del Comune di Casale alla proposta di transazione, preceduto, nei giorni scorsi, da uguale decisione da parte dei piccoli Comuni della cintura casalese (auspicabile indizio di una ritrovata compattezza territoriale) può essere anche e soprattutto un importante momento di ripartenza per il territorio e per la città. Città che, al termine di un confronto democratico (anzi, scontro democratico), non privo talora di eccessi, ha deciso di dire no all'imputato svizzero Stephan Schmidheiny, accogliendo la ferma reazione di quell’ampia fetta della società civile (Associazione dei Famigliari e delle Vittime, ma non solo), che si è ribellata di fronte all’ipotesi di una genuflessione di Casale alle condizioni imposte dal magnate svizzero: cifra, tempi della transazione e ipoteca su ogni azione futura. Davanti all’insidia di una proposta che stava spaccando letteralmente la città, la risposta finale è invece quella di una recuperata capacità da parte dell’Amministrazione comunale di aprire le porte al sentire della comunità rispetto a quello che poteva essere il modo di vedere prevalente di una maggioranza soltanto politica. Un forte segnale di pacificazione che ora va colto da tutti nella sua interezza di significato. Da adesso si deve ripartire insieme, bruciando gli eccessi di questi due mesi e sfruttandone invece le risultanze positive. Che è innanzi tutto la straordinaria opportunità – scaturita proprio dalla querelle sulla transazione – del coinvolgimento del Governo per una partenza finalmente chiara, convinta e autorevole della ricerca scientifica, soluzione doverosa per i malati di oggi e di domani quanto la giustizia per le vittime. Vittime alle quali, tutte insieme, vorremmo peraltro fosse risparmiata qualunque etichetta partitica. Ecco, tra le cose peggiori che possono essere state dette in questi due mesi di scontro, crediamo che la più spiacevole sia stato l’aver potuto, da parte di taluni, considerare il problema dell’amianto, con il dramma che ne consegue, come una “cosa” di destra o di sinistra.

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Silvio Morando

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