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ODA di Casale: «Da 60 anni siamo vicini alle persone più “fragili”»

La recente esibizione teatrale realizzata dai ragazzi delle strutture psichiatriche di Oda ha dato un segnale sull’importanza delle politiche socio assistenziali nel territorio: Oda ne è uno degli attori principali. Incontriamo il suo neopresidente Alberto Busto (che ha raccolto il testimone dell’anima storica dell’ente, mons.Luigi Porta) per fare il punto sul comparto socio sanitario assistenziale. Cos’è Oda? «È l’espressione della chiesa diocesana che non delega l’ente pubblico alla risposta di bisogni assistenziali e sociosanitari del territorio, ma fa di tutto per essere parte della risposta in forma diretta, impegnandosi da oltre sessant’anni al servizio di persone anziane non autosufficienti e parzialmente autosufficienti, disabili psico-fisici, utenti psichiatrici e pazienti in degenza post ospedaliera. Ci avvaliamo di personale qualificato e continuamente formato, senza mai perdere di vista il rispetto per la persona, l’attenzione verso i più fragili». Siete conosciuti come un ente legato alla Chiesa e alla figura di monsignor Porta… «La nostra mission non cambierà mai: “Fare bene il bene”.Una precisa scelta che definisce l’azione che fu prima di monsignor Oreste Minazzi e che monsignor Luigi Porta ha fatto sua proseguendola e traducendola con tratto manageriale. Siamo un gruppo (di fatto una PMI), ma prima di tutto un’opera diocesana, in assoluta sintonia con il vescovo, che nomina personalmente il consiglio di amministrazione e per primo vede positivamente un progressivo potenziamento di una filiera manageriale laica, in accordo e sotto le linee guida sue e dei sacerdoti che siedono nei cda». Quanti sono i vostri ospiti e quante persone lavorano per Oda? «Ad oggi garantiamo oltre 300 posti letto accreditati e in convenzione, grazie a 220 dipendenti. Il 90%del nostro personale è impiegato a tempo indeterminato. Sono fiero di poter dire che la stessa percentuale sono le donne che lavorano con noi». Seguite aree distinte: anziani, degenza post ospedaliera, psichiatria, disabilità psicofisica: ci sono differenze in termini di erogazione del servizio? E come stanno cambiando questi settori? «Oda nasce al servizio dei minori e disabili psicofisici. Poi negli anni ’80 ci si è resi conto della necessità di dare risposte agli anziani non autosufficienti. In quegli anni uscirono le prime normative regionali al riguardo e fu necessario rispondere con proposte innovative: nel nostro caso ciò accadde tra San Salvatore Conzano e Moncalvo. Successivamente alcune iniziative si conclusero e, in perfetta collaborazione con l’Asl, si avviarono attività legate alla psichiatria e alla continuità assistenziale. La Padre Pio di Casale è al servizio del nostro territorio per un’ospitalità apprezzata a degenti dell’ospedale che non sono ancora in grado di rientrare al proprio domicilio. Come un distaccamento dell’ospedale: l’ospite e la sua famiglia non pagano alcuno dei nostri servizi». Il settore è in evoluzione in qualcuna di queste aree in particolare? «Sta cambiando, per stessa indicazione delle politiche regionali. Siamo in attesa di avere definite norme e regolamenti sia per la psichiatria, dove pure abbiamo ricorso contro la più recente legge regionale, che per la continuità assistenziale dove presto andrà a rendersi effettiva la nuova norma da poco partorita. È importante guardare a cosa si può migliorare o innovare». Un esempio? «Stiamo ragionando sulla nuova gestione della terza età. Tra i nostri potenziali fruitori di servizi oggi ci sono persone obbligate a lasciare la loro casa. Noi vorremmo a breve rivolgerci anche a chi la propria casa non la vuole lasciare o a chi potrebbe scegliere di venire a vivere in un condominio in cui impiantare servizi del cosiddetto “social housing”. Vorremmo essere proprio per queste ragioni gli apripista nel nostro territorio». Cioè? «Abbiamo appena formalizzato la nostra partecipazione a un bando di finanziamento e speriamo di avere il via libera. L’idea è che i residenti pagheranno un affitto registrato ma potranno godere, se lo desidereranno, dei servizi professionali della struttura: pasti, fisioterapia, terapie infermieristiche, psicomotricità, animazione…» E nel settore della psichiatria come interpretate il vostro ruolo nel territorio? «Nelle nostre strutture psichiatriche e nei gruppi appartamento facciamo sforzi enormi per non diminuire, anzi per potenziare il più possibile ogni progetto di riabilitazione in lavoro di Equipe. Chi arriva in Oda, spesso in condizioni fortemente compromesse, può in qualche anno e con un approccio psicoterapeutico personalizzato, recuperare e recuperarsi alla società con un modello di vita quasi o completamente autonomo. Raggiungiamo questo obiettivo anche con iniziative come “la Bottega”, la cui riapertura (laboratorio di pasticceria), è prevista dal prossimo autunno in via Biblioteca, di fronte alla chiesa di San Filippo. Crediamo in programmi di inclusione, con la comunità, la città, la gente. Collaboriamo in modo proficuo con il Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Alessandria e poi con molte altre Asl del Nord Italia. Da un lato abbiamo attivato borse lavoro per i nostri ospiti della comunità e dall’altro sono in corso in questi giorni avanzamenti con il Comune di Casale Monferrato per l‘avvio di un progetto innovativo, per abbattere lo stigma sociale che esiste spesso verso chi soffre di malattie mentali».

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Marco Imarisio

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