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Due camerieri di Fubine, Sebastiano e Alberto Peracchio, annegati nel naufragio del Titanic - Ultime

Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912, esattamente cento anni fa, il transatlantico Titanic urtava contro un iceberg e veniva inghiottito dalle gelide acque trascinando con sé in poco più di due ore 1.500 passeggeri, tra cui alcuni nomi importanti dell’alta società del tempo, come il ricchissimo imprenditore John Jacob Astor IV, il magnate del rame, Benjamin Guggenheim o Isidor Straus, fondatore dei grandi magazzini Macy’s di New York. Al di là delle numerose celebrazioni annunciate per ricordare il drammatico evento che ha interessato il cinema e l’editoria, è doveroso il ricordo di tante persone i cui sogni e le cui speranze furono travolti dalle acque dell’Atlantico. Solo quattro gli italiani sopravvissuti: tre uomini e una donna. Antonio Martinelli, morto ottantanovenne a Isernia nel giugno 2001 e portato ancora in fasce in Italia dalla madre che aveva poi deciso di tornare negli Stati Uniti. Luigi Finoli, nato ad Atessa (in provincia di Chieti), imbarcato come passeggero di terza classe e salito sulla scialuppa di salvataggio n. 15. Emilio Ilario Giuseppe Portaluppi originario di Arcisate (Va), emigrato negli Stati Uniti dove aveva sposato una connazionale da cui ebbe una figlia. Imbarcato sul Titanic col biglietto di seconda classe fu raccolto dal Carpathia, il transatlantico inglese che portò in salvo i naufraghi. Ad Alassio, dove viveva e dove è scomparso ultranovantenne nel 1974, il 15 aprile di ogni anno festeggiava l’anniversario del naufragio del celebre transatlantico della White Star. Si salvò anche una donna, la ventiquattrenne Argene Genovesi, che viaggiava col marito Sebastiano Del Carlo in seconda classe. Era riuscita a salire sulla scialuppa n. 11 e fu soccorsa dal Carpathia. Il marito morì, ma lei, che era incinta, diede alla luce una bambina doverosamente chiamata Maria Salvata, morta novantaseienne nel 2008 ad Altopascio. Dei 37 italiani imbarcati, la maggior parte era stata ingaggiata da Gaspare Antonio Pietro Gatti, detto Luigi, nato il 3 gennaio 1875 a Montaldo Pavese, che gestiva il “Ristorante à la Carte”, denominato Ritz, dove caviale e foie gras, innaffiati da vini e champagne, erano serviti nel grande salone in stile Luigi XVI. Emigrato in giovane età in cerca di fortuna in Inghilterra, grazie alle sue capacità condusse grandi ristoranti a Londra. Ottenuta dalla White Star la gestione del ristorante dell’Olympic, la “sorella fortunata” Titanic, l’unica a non affondare, passò poi al ristorante Ritz dello sfortunato Titanic. Alle sue dipendenze aveva una squadra di cinquanta addetti, tra cui professionisti di alto livello, quasi tutti italiani da lui scelti personalmente. Scorrendo l’elenco preciso pubblicato per la prima volta il 25 maggio 1912 sul “Lavoro”, l’importante quotidiano genovese, troviamo due fratelli originari di Fubine. Il diciottenne Sebastiano Peracchio, nato il 10 maggio 1894 da Carlo e Luigia Teresa Accornero, di Viarigi, che viveva a Londra col fratello ventenne Alberto, anch’egli nato a Fubine il 7 aprile 1892, entrambi firmatari di un contratto come assistenti camerieri nel Ristorante à la carte. Perirono nel naufragio e i loro corpi, se recuperati, non furono mai identificati, anche se nell’edizione di giovedì 18 aprile 1912 il “Corriere della Sera” scriveva: “A mezzanotte nessuna nuova lista dei superstiti è pervenuta, sembrerebbe che tranne Portaluppi e Peracchio, nessuno degli italiani si sia salvato”, mentre negli stessi giorni altri giornali italiani ricordavano i due fratelli monferrini col cognome errato di Berracchio, Berraccio o Peracchi. Era imbarcato anche un alessandrino: il ventunenne Rinaldo Renato Ricaldone, nato il 20 settembre 1889 da Giovanni Battista e Giuseppina Grappiola, e che alla firma del contratto di lavoro, come assistente cameriere a bordo del transatlantico, viveva a Londra. Anch’egli morì nel naufragio e il suo corpo non fu mai identificato, mentre il corpo del suo datore di lavoro, Luigi Gatti, anch’egli perito, fu sepolto in Canada, nel Fairview Cemetery di Halifax. I Valentin, nati in via Valcava Il centenario del naufragio del Titanic ci porta a Fubine in un pomeriggio di pioggia (attesa). Il Comune è su una piccola piazza al termine di una via stretta e tortuosa. Il sindaco Lino Pettazzi ci fa gentilmente trovare nel suo ufficio il vice sindaco Angela Visentin, il consigliere Carla Spano e Angelo Balestrero, 83 anni lucida memoria storica del paese (e attore nelle Compagna teatrale fubinese). Balestrero già nel 1986 aveva rilasciato una sua breve testimonianza su ‘‘Fubine 1880-1945. Una comunità contadina fra tradizione e innovazione’’, di Franco Castelli e Maria Luisa Ghezzi, ediz. Dell’orso. Nella Guida le due vittime del naufragio sono indicate come fratelli Valentino mentre in realtà si trattava di Sebastiano e Alberto Peracchio come ci confortano i registri ufficiali del Comune, l’atto di nascita aggiunge che sono nati in via Valcava numero 78 (oggi via Bertoldi) con ‘‘l’aiuto della levatrice Francesca Gagliardone’’ il tutto trascritto dal segretario comunale Felice Gay. Chiosa Balestrero: ‘‘Casa Peracchio si trovava in centro nei pressi dello spalto, la famiglia era ricordata con il soprannome quelli di Valentino, in dialetto Valentin’’. Aggiunge che ben duemila fubinesi a fine Ottocento erano costretti ad emigrare soprattutto per le difficili condizioni economiche. Molto interessante, da scoop mondiale, gli atti di morte di Sebastiano e Alberto dove si recita ‘‘l’anno 1913 addì 10 di dicembre a ore 10 e minuti 30 nella casa comunale io Albino Zaglio sindaco e ufficiale dello stato civile del Comune di Fubine... ho per intero ed esattamente trascritto la copia suddetta, che è del tenore seguente. atto di morte, ufficio dello Stato civile della navigazione inglese Shipping office Torvertill London, estratto dal registro degli atti di norte n. 233’’. Si dichiara che ‘‘addì 15 aprile 1912 morì Alberto Peracchio di anni 20 cameriere, in conseguenza del naufragio del Titianic, da Leverspool (Liverpool ndr)’’. Trascritto e registrato su richiesta del Procuratore del Re di Casale. Nel salutarci il sindaco fornisce una buona notizia: stanno per avere inizio i lavori di restauro alla chiesa dei Battuti o del Ponte, dove inizia lo Spalto, grazie a un primo contributo di centomila euro del San Paolo e alla disponibilità di un pool di professionisti di Fubine. Era tra l’altro la chiesa dove -trasformata in teatro- iniziò a recitare il nostro Balestrero. E’ vicina alla abitazione dei Peracchio che in paese, ultimissima scoperta, hanno come discendente, sia pure non diretta, Silvia Peracchio madre della nostra consigliera Carla Spano. Da ricordare il tutto in un convegno.... ULTIME DA UNA NIPOTE. (l.a.) - Lunedì 16 in redazione ci ha telefonato Carla Peracchio, classe 1946: col fratello Bruno, classe 43, è discendente da un fratello dei due giovani vittime del Titanic. In tutto erano sedici tra fratelli e sorelle. Carla è figlia di Alberto Sebastiano Peracchio nato tre mesi dopo il naufragio (ecco il battesimo con il nome proprio congiunto, dato proprio in memoria dei due zii). Per la precisione Alberto Sebastiano è nato il 4 agosto 1912 a Fubine e morto 25 agosto 1993 ad Alessandria. E' ancora vivente la moglie Maria Gonella 94enne, originaria di Castelnuovo Calcea, dove abita Carla. Altri fratelli di Sebastiano e Alberto, Giorgio, Cesare, Modesto ed Antonietta erano emigrati in America facendo fortuna soprattuto nel settore della ristorazione (Giorgio era uno chef famoso). Tutti i fratelli Peracchio sono deceduti ed attualmente risultano ancora viventi in quel paese i figli di Antonietta, Elmo ed Elga Gambarana e Iva Peracchio figlia di Giorgio Peracchio, sposata Corbellini. Carla ricorda di essere stata da bambina a Fubine ''nella casa di Valcava, c'era uno zio...''. Il padre è sepolo nella tomba di famiglia a Fubine ''Sembra tutto a suo fratello nella foto che avete pubblicato, quello che è in piedi, foto che noi non conoscevamo''. Carla Peracchio ha avuto la segnalazione dell'articolo dal cugino Giorgio Polidoro, abitante a Casale. E ULTIME DAGLI USA. Da Bobby Tanzilo, titolare del sito Monferrini. com a Milwaukee riceviamo e ben volentieri pubblichiamo: ‘‘Ho letto con grande interessa l’articolo su Il Monferrato che racconta dei due Peracchio, Sebastiano e Alberto, fratelli fubinesi che hanno perso la vita nel naufragio del Titanic (nella foto sul titolo). E’ una storia che avevo sentito nel passato. Ma non sapevo dei fratelli e sorella emigrati negli Stati Uniti negli anni dopo la tragedia. Quando ho messo una sintesi di Luigi Angelino sulla pagina Facebook dei Monferrini in America, che gestisco (https://www.facebook.com/pages/ Monferrini-in-America/73752381205, ndr), una signora americana con radici a Fubine – del cognome Longo – ha così risposto: “I believe they went in my uncle’s place on the ship because he was ill.” (Penso che loro siano andati sul Titanic nel posto di un mio zio, che era ammalato.). Non so se è una quasi leggenda di famiglia, ma se è vero, che storia! Da aggiungere che a casa, ho controllato i libri annuali della Societa’ Fubinese di New York – che i nostri antenati fubinesi nella grande mela chiamava “La Fubinese” – pubblicati ogni anni nell’occasione di un grande ballo e cena. Questi libri contengono elenchi dei soci de “La Fubinese.” E nell’elenco dei soci di 1934 troviamo tutti i fratelli di Sebastiano e Alberto Peracchio: Cesare, Giorgio, Modesto. La sorella Antonietta non si trova nella lista, pero, non e’ una grande sorpresa è un elenco di nomi maschili. A fine giugno sempre grazie a Facebook Usa arriva una richiesta di precisazioni dal giornalista Sharon Magnani McCormick che sta scrivendo un ibro sull'evento. Per saperne di più DOMINIO DELL’OCEANO Il Titanic, con le sue due navi gemelle Olympic e Britannic, fu progettato per offrire un collegamento settimanale di linea con l’America e garantire il dominio delle rotte oceaniche alla White Star. Costruito presso i cantieri Harland and Wolff di Belfast, il Titanic rappresentava la massima espressione della tecnologia navale ed era il più grande e lussuoso transatlantico del mondo. MORTE PER TRE STERLINE E DIECI SCELLINI Nel naufragio persero la vita 1523 dei 2223 passeggeri di cui 800 uomini dell’equipaggio su 892, tra questi i due fubinesi Peracchio aiuto-camerieri imbarcatisi probabilmente a a Southampton provenienti da Londra dove abitavano in 4 Richmond Buildings, Dean Street nel quartiere di Soho. Altro cameriere della zona: Luigi di Stefano, di anni 17, nato a San Sebastiano Po (Torino), il suo corpo non fu mai recuperato. Gestore del ristorante era Gaspare Antonio Gatti detto Luigi di Montaldo Pavese: scelse un personale di sala che conosceva bene per la maggior parte costituito da italiani. L’équipe fu ospitata in cabine, a più letti, del ponte ‘E’. I camerieri guadagnavano 3 sterline e 10 scellini per viaggio. Per il capitano Edward John Smith: 105 sterline al mese al capo ufficiale Henry Tingle Wilde: 25 sterline per viaggio. IL RELITTO E BALLARD I rilievi batimetrici, già nel 1912, indicavano una profondità oceanica di 3.800 m nella zona del naufragio, troppo grande per la tecnologia dell'epoca. Nessun tentativo fu compiuto fino al 1º settembre 1985, quando una spedizione congiunta franco-americana condotta da Jean-Louis Michel e Robert Ballard del Woods Hole Oceanographic Institution, localizzò e fotografò l'intero relitto, a 22 km di distanza dal luogo dove si supponeva si trovasse. Per la precisione giace a circa 486 miglia dall'isola di Terranova, ad una profondità di 3.787 m, su un fondale fangoso, ai piedi della scarpata continentale nordamericana, sulla piana abissale. Le coordinate esatte sono: 41°43′55″N 49°56′45″W. La nave si era spaccata in due tronconi. Nel 1987 iniziarono ad essere recuperati oggetti di valore. FILM IN 3D Nel novembre 2011 James Cameron presentò una nuova versione del film Titanic in 3D, che è stata distribuita nelle sale italiane a partire dal 6 aprile arrivando subito in testa alle classifiche. UN SITO E UN LIBRO In Italia il sito più completo sul naufragio è www.titanicdiclaudiobossi.com/, Claudio Bossi è l'autore anche di un libro (''Titanic'') sulla tragedia nella collana Misteri Di Ogni Tempo editore Devecchi-Giunti (256 pagine+ 32 pag. di tavole) disponibile in libreria.

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Marco Imarisio

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