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Incontro
Lanati: «L'emozione più bella è generare piacere attraverso la natura»
Al Centro di Ricerca applicata all’Enologia Enosis Meraviglia di Fubine

Quando la sinergia tra vitigno, suolo e lavoro dell’uomo è alleanza e armonia, allora, si possono superare anche taluni ostacoli climatici, facendo del terroir, declinato alla francese, il vero successo di un vino. È quanto è emerso a fine giugno al Centro di Ricerca applicata all’Enologia Enosis Meraviglia di Fubine, dove si è tenuta la degustazione tecnica di Barolo en Primeur, il grandioso progetto che, nato cinque anni fa dal sodalizio tra Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione CRC Donare ETS e Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, in collaborazione con l’eno-scienziato Donato Lanati e il suo team di Enosis, coniuga il prestigio del blasonato vino piemontese ad una lodevole iniziativa solidale.
Forti di un’idea unica nel suo genere e di professionalità di altissimo livello, per la quinta vendemmia consecutiva le uve raccolte dalla parcellizzazione della Vigna Gustava, che fu del visionario e abile imprenditore, oltre che statista e politico, Camillo Benso Conte di Cavour, sono state elevate agli onori dell’altare, divenendo le protagoniste delle barrique che verranno battute alla prossima asta benefica di levatura internazionale.
Ogni barrique tornerà a raccontare le svariate e uniche sfumature dei cru che la compongono, in un virtuoso gioco di identità e differenze scandite dalle altitudini, dalle esposizioni e dall’età del vigneto. Ogni lotto battuto all’asta, poi, andrà a finanziare una diversa attività benefica o sociale, mentre le bottiglie verranno impreziosite da etichette d’autore. A questi, si aggiungerà un catalogo con 65 Cantine riferite ai lotti comunali, con una selezione di bottiglie che verranno donate per sostenere le attività di studio e di ricerca della Scuola Enologica di Alba e non solo.
In vista della degustazione tecnica di venerdì 27 giugno, il critico enologo e Ceo di Vinous, Antonio Galloni, aveva già condiviso con Lanati gli assaggi, apprezzandone finezza e precisione, secondo un timbro di coerenza stilistica, che ha portato a vini “eterei, eleganti e luminosi”. Il tutto, riassunto in una sequela di opposti, ma non contrari, che definiscono un Nebbiolo “più fragrante che potente, più floreale e agrumato che non carnoso, di viva acidità e dai tannini maturi e dolci”.
“Malgrado il pessimo andamento climatico, il Nebbiolo vendemmia 2024 ha rivelato rinnovati potenziali di eleganza” conferma Lanati. “Indubbiamente, quella appena trascorsa è stata un’annata difficilissima, la più complicata degli ultimi 4 anni, ma è proprio nelle difficoltà che gli appezzamenti ad alta vocazione, come la Vigna Gustava, possono dare il meglio, grazie al dialogo perpetuo con l’uomo: dalla conduzione e cura del vigneto e dalla raccolta fino a giungere alle fasi di fermentazione all’affinamento” commenta Lanati.
“I vini emergono ed esprimono il meglio quando è garantita la stretta relazione col territorio, quella fatta di ascolto, di osservazione e di interazione” prosegue Lanati. “In questi anni di progettualità, attraverso la ricerca analitica e oggettiva, abbiamo conquistato nuove frontiere del sapere, rispetto ad un mondo infinito e in continua evoluzione. Mai possiamo dirci arrivati, ma con la curiosità seco, possiamo dirci sempre arricchiti”.
“In questo progetto, e nel mio lavoro in generale, non mi sento padre di un vino, che è invece figlio della terra, bensì, mi sento strumento e mezzo per la sua esaltazione. E’ sotto terra che avviene il miracolo più grande; poi, a noi enologi il compito di metterci testa, mano e cuore. Il carattere lo definisce il terroir”.
“La Fondazione è meritevole di perspicacia e visione rispetto ad un progetto, unico in tutt’Italia, che ha coniugato la valorizzazione vitivinicola alla bellezza dell’altruismo benefico-solidale. In questo percorso, ciò che mi ha maggiormente emozionato è stato il piacere che ho potuto generare attraverso la natura. I vini migliori sono quelli che ci fanno emozionare e si fanno ricordare, evocando i momenti in cui li abbiamo degustati. Bere con consapevolezza e moderazione è fonte di sapere e viatico relazionale” conclude Lanati aggiungendo una constatazione/riflessione: “è alla tavola davanti ad un buon calice di vino che, nella storia, sono state prese le decisioni più importanti. Quanta tristezza, oggi, entrare nei ristoranti e vedere il calice soppiantato dal cellulare”.
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