Idealmente dedicata alla “donna taciuta” della Resistenza e al suo ruolo chiave nella lotta contro l’oppressore nazifascista non riconosciuto se non in tempi recenti. Presentata da una donna, la giornalista Chiara Cane, interpretata con grande bravura dall’attrice Paola Bordignon, la rappresentazione di domenica 28 aprile al Salone Tartara - “Le Bambine di Terezin” - se è lontana cronologicamente dall’8 marzo è invece prossima alla festa della mamma. Organizzato dalla Comunità Ebraica di Casale in collaborazione con l’Associazione Culturale “C’era una volta” e con il patrocinio del Comune di Casale lo spettacolo (un monologo di Aldo Pasquero e Giuseppe Morrone della compagnia “Faber Teater”) è stato seguito con attenzione da un pubblico numeroso ed emozionato.
Frutto di un grande lavoro di ricerca traeva infatti spunto dalla storia della fortezza di Terezin (Theresienstadt, dintorni di Praga), trasformata tra il 24 novembre 1941 e l’8 maggio 1945 in campo di concentramento e città-ghetto per ebrei privilegiati e famosi, l’eliminazione dei quali non sarebbe passata inosservata.
Nel periodo in cui fu attivo vi passarono 140.000 prigionieri dei quali 15.000 bambini, in prevalenza figli di ebrei cechi, rinchiusi a Terezin insieme ai genitori e sopravvissuti in nemmeno un centinaio. Essi sopportarono lo stesso trattamento degli altri deportati ma nelle baracche educatori e insegnanti prigionieri riuscirono, nonostante le infinite difficoltà a organizzare per loro una vita giornaliera e perfino l’insegnamento clandestino.
Le ore di disegno erano dirette dall’artista Friedl Dicker Brandejsovà che riuscì a nascondere in due valigie quattromila schizzi dei bambini con motivi naturalistici dell’ambiente di casa perduto, ma anche della cruda realtà del ghetto. Ritrovati dieci anni dopo la fine della guerra sono adesso conservati al Museo Ebraico di Praga e comprendono anche quelli di Helga Weissova l’undicenne protagonista del monologo.
Al termine della rappresentazione Paola Bordignon e Aldo Pasquero, hanno spiegato di avere raccontato “una storia di speranza con il sorriso e i colori del teatro”, molto praticato a Terezin.
“Brundibar”, il bombo
“Brundibár” (in cecoslovacco il “bombo”) è infatti un’opera per bambini del compositore ceco ebreo Hans Krása che deportato a Terezin con quasi tutti i membri della compagnia la ripropose nel lager 55 volte. Una rappresentazione speciale di Brundibár si tenne nel 1944 per una rappresentanza della Croce Rossa che andò ad ispezionare le condizioni di vita nel campo. Si trattò di una mera finzione dato che molti “ospiti” erano stati spostati ad Auschwitz per ridurne l’affollamento durante la visita.
L’intero ricavato è stato consegnato da Massimo Biglia, presidente di “C’era una volta”, alla signora Adriana Carmi, a sostegno della manutenzione della Sinagoga e del Museo. La signora Adriana ha raccontato che avrebbe potuto essere uno dei bambini del lager se non avesse trovato rifugio con la famiglia in un monastero di clausura mentre il figlio Elio per il quale “le iniziative hanno senso se guardano al domani raccogliendo l’insegnamento del passato” ha consegnato a Massimo Biglia un disegno di Emanuele Luzzati.
In progetto: l’Associazione ha il film girato ad Auschwitz con allievi del Liceo Balbo che sarà pronto per le celebrazioni del Giorno della Memoria del 2014.