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Fonti orali e il trono del Negus (con aquila)

"Uno degli strumenti principali della nostra ricerca sono state le fonti orali, che ci hanno permesso di superare la scarsità di notizie sulla recente storia di Ponzano. Il dialogo con alcuni abitanti del luogo ci ha permesso di delineare meglio le ultime trasformazioni del territorio, facilitandoci anche l’individuazione dei personaggi più significativi della storia recente di questo comune. Le fonti orali, poco considerate dalla ricerca storica, sono state rivalutate negli ultimi anni, specialmente nella ricostruzione delle vicende delle piccole comunità». Così scrivono Michele Cento e Ilario Manfredini nella premessa del volume “Storia di Ponzano. Persone, luoghi e cultura di un borgo del Monferrato”, appena pubblicato a cura del comune di Ponzano (Dal Broi, Servizi Grafico Editoriali di Torino, maggio 2009). E poco dopo aggiungono: «Parlare con gli abitanti di un luogo facilita l’approccio di un estraneo con la realtà trattata, specialmente per quanto riguarda gli eventi storici maggiormente caratterizzanti, come ad esempio la seconda guerra mondiale e l’industrializzazione degli anni Sessanta, che portò al conseguente abbandono della terra e all’inesorabile spopolamento delle montagne e delle colline. Le fonti orali, molto utili in questo tipo di indagine storica, vanno ovviamente storicizzate e private di eventuali aspetti tendenziosi, senza però stravolgere il contenuto dell’informazione. […] Per reperire queste informazioni abbiamo utilizzato la tecnica dell’intervista, che ci ha permesso di avere informazioni semplici e dettagliate dei principali cambiamenti del territorio, dando voce agli abitanti di Ponzano, i veri protagonisti del nostro lavoro». Una scelta metodologica che ha circoscritto la ricerca storica sulle vicende ponzanesi, analizzate nella prima parte del libro, dall’unità d’Italia al boom economico, con una particolare attenzione al 1928, anno in cui il comune di Salabue fu accorpato a Ponzano, “causando una spaccatura tra le due comunità ancora dopo la seconda guerra mondiale”. La seconda parte dell’opera, dedicata interamente a Ponzano e al suo territorio, mette in luce le principali caratteristiche del paesaggio, la descrizione dei monumenti principali e degli scorci più significativi. Insomma un’opera che fa conoscere meglio - come osservano gli autori - un luogo neppure minimamente sfiorato “da un progresso troppo spesso aggressivo e irrispettoso delle piccole comunità” monferrine, la cui forza “sta proprio nella difesa gelosa delle tradizioni e del territorio, unici baluardi contro la volgare omologazione che in questi anni sta cancellando ogni differenza culturale” Dionigi Roggero IL TRONO DEL NEGUS (E UN'AQUILA CON LE ALI MOZZATE) Siamo a Ponzano che raggiungiamo dalla statale di Asti, piazza principale, scalinata, Municipio, tiriamo il fiato leggendo la lapide dedicata al maresciallo d’Italia Ugo Cavallero (“fautore di grandi opere civili per Ponzano Monferrato”); altra ripida scala fino al primo piano (ascensore chiuso). Salutiamo la segretaria Marinella, ci incuriosisce un quadretto rinvenuto nel catasto del 1714 con questi versi di un anonimo: "Paolina cara mia, il cui spirto vola via, perchè troppo bella sei molto piaci agli occhi miei." Diamo l'incarico di scoprire chi è la bella Paolina ed entriamo nell’ufficio del sindaco Paolo Lavagno, il primo cittadino ci riceve con il suo predecessore Bruno Tirone per un libro appena presentato agli abitanti del paese (vedi articolo del prof. Roggero). Il volume è nato da un’idea del 2004 proprio di Tirone ponzanese da parte di madre (Osvalda Ogliaro). Non è un lavoro enciclopedico ma una cronaca tra le due guerre con una parte (piccola) dedicata all’arte. Diciamo piccola perchè nella nostra successiva visita -disinserito l’allarme- alla chiesa parrocchiale (al sovrastante castello Cavallero che per noi potrebbe diventare un Museo avevamo già dedicato un Viaggio d'autore) si rivela una fonte di curiosità di quelle che se ce l’avessero negli Stati Uniti creerebbero un aeroporto. La prima, a fianco dell’altare maggiore, è il trono dorato del Negus Hailè Selassiè, la seconda su lato opposto un’aquila imperiale (con le ali tagliate) a fare da consolle della stessa fonte (erano prede di guerra del conte Cavallero). Pregevoli anche i due quadri agli altari laterali, soprattutto una Madonna del Rosario, entrambi meritevoli di restauro, e una statua in alabastro del Bambin Gesù (splendida). Ma oltre alla chiesa abbiamo due castelli (con Ponzano, Salabue) , quattro ville storiche, due fontane in splendidi ambienti naturalistici. Ne conviene anche il sindaco che ha incominciato a preparare una photogallery per il web internet. E poi c’è il discorso della sinergia con Crea, sito Unesco, scusate se è poco... Luigi Angelino FOTO. La lapide che ricorda Ugo Cavallero, il sindaco Lavagno e il Gesù Bambino in alabastro in parrocchiale

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Silvio Morando

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