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Dtt: per Casale Monferrato un'occasione persa

Casale Monferrato non ce l’ha fatta. Il Dtt, il centro di eccellenza internazionale per la ricerca sulla fusione nucleare si farà a Frascati. I risultati, in anticipo sulla tabella di marcia, sono usciti il 4 aprile. La classifica vede Casale al quinto posto sui nove partecipanti. Frascati a 213.49 punti e Casale Monferrato a 185. Nonostante la presenza e il contributo delle tre università e i 2 milioni aggiunti dalla Regione, che hanno fruttato 2 punti, il divario è risultato di 28.49 punti. Hanno giocato a sfavore l’assenza, in Casale, di “infrastrutture esistenti disponibili ed utili a ridurre il costo di investimento” che invece è valso a Frascati 22.9 punti. Inoltre, la distanza dagli aeroporti a oltre 50 km e dalla linea GARR, Gruppo per l’Armonizzazione della Rete della Ricerca, cioè la rete italiana a banda ultra larga dedicata alla comunità dell’istruzione, della ricerca e della cultura, hanno penalizzato Casale di altri 10 punti. La sfida era molto sentita in città tra chi la vedeva come una opportunità di rilancio dell’economia, della internalizzazione e della cultura scientifica e chi la temeva per il riaffiorare di non assopiti rischi ambientali, evocati in questo caso dal termine “nucleare” cioè il nucleo degli atomi che sono i costituenti della materia. Nel Dtt sono previste oltre 1500 persone di cui 500 direttamente coinvolte nel laboratorio e altre 1000 nell’indotto, con un ritorno stimato di 2 miliardi di euro, a fronte di un investimento di circa 500 milioni di euro.

Il Dtt nasce con la finalità di realizzare una apparecchiatura capace di fornire risposte scientifiche e tecnologiche ad alcune delle maggiori problematiche del processo di fusione: la gestione dei grandi flussi di potenza prodotti dal plasma e i materiali soggetti a temperature elevatissime. Il Dtt rappresenta quindi un passo fondamentale e indispensabile per il successo dei grandi progetti internazionali quali Iter, la cui costruzione è iniziata nel 2007 a Cadarache, nel sud della Francia, e Demo, il reattore che dopo il 2050 dovrà produrre energia elettrica da fusione nucleare. La sfida è persa, ma la città si è trovata comunque ad affrontare un obiettivo comune, chiedendo a gran voce di farsi chiarire gli aspetti tecnici, le possibilità e i rischi e dibattendo in modo appassionato un tema che avrebbe potuto cambiare il futuro. I valori in campo sono molti e sono legati alle capacità dei singoli e delle imprese di fare innovazione con il supporto delle università, al servizio del territorio. Raccogliere questa energia vitale che è scaturita dal dibattito può essere questa sì una sfida capace di forgiare un futuro migliore per le giovani generazioni, trasformando una sconfitta in una opportunità.

* Paolo Trivero è docente del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università Piemonte Orientale


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