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  • 30 giugno 2019
  • Casale Monferrato

Associazione

Lo spirito e i progetti di Monferace per valorizzare il Grignolino storico

Un gruppo di produttori impegnati nella promozione di questo vino

Quando un vino si rimpossessa della sua storia e della sua identità, si riscoprono i sapori andati perduti nel tempo e nella memoria, oggi pronti a riscattarsi, a partire dalla vendemmia 2015. Parliamo di uno dei vitigni autoctoni più antichi e apprezzati del Monferrato, già preferito alle tavole dei Savoia, quale fu il Grignolino, riproposto in purezza e affinato 40 mesi, di cui 24 in legno, da Monferace, l’associazione di 10 produttori, uniti nel recupero di un’antica tradizione enologica, tutta monferrina. Un vino dunque di alto livello che torna a presentarsi con la sua originaria veste, per riscattare una storia che gli appartiene e rinnovare sapori antichi e sopiti.

L’Associazione Monferace, costituita nel 2016 con l’obiettivo di valorizzare la produzione storica del Grignolino, rinominata Monferace, riunisce produttori tra l’alessandrino e l’astigiano (terre del Monferrato Aleramico), che hanno scommesso sul Grignolino in purezza, come vino da invecchiamento, affinato, appunto, almeno 40 mesi, di cui 24 in legno.

Si parla dunque di un nettare di Bacco dal colore rosso rubino, dai profumi di frutta rosa e geranio, per una filosofia di vinificazione ispirata al prestigioso passato di questa terra “quando si insegnava ad avere grande pazienza, attendendo che il vitigno esprimesse al meglio nobiltà ed eleganza” recita il disciplinare. La prima vendemmia Monferace è il 2015, figlia di un’estate calda, caratterizzata altresì da fenomeni di precipitazione piovose, che non hanno generato siccità e problemi di arsura ai terreni di origine calcareo-limo-argillosa, dalle differenti personalità, ma sempre garanti di un pieno equilibrio, tanto da individuare autentici cru, dai quali nascono vini unici e irripetibili.

«Nella vendemmia 2015 - precisa il produttore ozzanese Franco Angelini della Paolo Angelini - le uve sono state raccolte perfettamente sane, con gradi zuccherini elevati e acidità fissa bassa, dovuta soprattutto a tenori di acidi malico minimi e il corredo polifenolico abbondante».

Tra i punti salienti presenti nel disciplinare di Monferace, che è dunque anche il nome del Grignolino invecchiato, vi sono: il vincolo a produrlo con base ampelografica 100% Grignolino, esclusivamente nelle annate che consentano il miglior risultato, mentre la resa massima di uva ammessa per la produzione, non può essere superiore ai 70 quintali per ettaro di vigneto. Insomma, un grande vino, di grande interesse che parla di storia, di qualità e di sapori unici e autentici e mai comparabili. «Il Grignolino storico non è un vino da comparare ad un Nebbiolo o a un Pinot Nero» torna a ricordare Domenico Ravizza, presidente del Consorzio vini Colline del Monferrato Casalese, nonché produttore a Rosignano Monferrato, «è un vino che brilla di luce propria, a partire dalla sua storia, che lo ha sempre riconosciuto e apprezzato, dopo due anni di legno e tre di bottiglia».

Fanno attualmente parte dell’Associazione: Accornero di Vignale Monferrato, Alemat di Ponzano Monferrato, Angelini Paolo Ozzano Monferrato, Castello d’Uviglie di Rosignano Monferrato, F.lli Natta di Grazzano Badoglio, La Fiammenga di Penango, Sulin di Grazzano Badoglio, Tenuta La Tenaglia di Serralunga di Crea, Tenuta Santa Caterina di Grazzano Badoglio e Vicara di Rosignano Monferrato, produttori che hanno saputo unirsi per un’alleanza di passioni e obiettivi condivisi, che richiamano tradizioni, culture e la valorizzazione della terra monferrina a tutto tondo.

«Il nome Monferace - spiega il Guido Carlo Alleva, presidente dell’omonima associazione e produttore della Tenuta Santa Caterina di Grazzano Badoglio - è un richiamo all’antico Monferrato, ma anche all’impegno e alla terra. Tutti i produttori iscritti seguono un rigoroso disciplinare: i vigneti idonei devono essere iscritti in un apposito albo, la cui resa massima non superi i 70 quintali d’uva per ettaro, per generare un vino Grignolino, qual è il Monferace, capace di grandi risultati, grazie agli importanti tannini, accentuati da giovane, ma che evolvendo negli anni, conferiscono al vino stesso, spiccati timbri del terroir».

«Monferace si presenta, dunque, come una Riserva elegante, sorprendente che entra in scena con un abito da sera per tutti i winelovers alla ricerca di vini dalla grande personalità, espressione di distretti importanti e austeri» conclude Ravizza.

Tra i fondatori, oltre ai produttori, ci sono l’enologo Mario Ronco e Simona Cavallero, proprietaria del Castello di Ponzano Monferrato ove ha sede Monferace. La produzione annua è di circa 25 mila bottiglie. Una produzione sì di nicchia, ma dai grandi potenziali per un mercato in crescita.


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