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Don Giovanni Balzola apostolo degli Indios

Nato a Villamiroglio il 1° febbraio del 1861 da Francesco e Maria Balzola, Giovanni Balzola trascorse in paese gli anni giovanili, poi a vent’anni il servizio militare a Casale. Assolti gli obblighi di leva la decisione, maturata nel 1884, di entrare nel Collegio San Giovanni Evangelista di Torino e abbracciare la Congregazione Salesiana. Ammesso al noviziato nell’ottobre 1887 a Foglizzo, vestì l’abito religioso per mano di Don Giovanni Bosco e nel dicembre 1892 fu ordinato sacerdote. Fu forse la partecipazione nel santuario di Maria Ausiliatrice alla consacrazione episcopale di mons. Giovanni Cagliero (Castelnuovo don Bosco 1838-Roma 1926), reduce dalla Patagonia, a far nascere in lui i primi germi della vita missionaria. Il 3 aprile del 1893 partiva per l’Uruguay, come segretario di mons. Luigi Lasagna (Montemagno 1850-Juiz de Fora, Brasile 1895), di cui ha curato il diario. L’anno dopo dirigeva già la prima missione salesiana in Mato Grosso (che significa “giungla fitta”), nella parte occidentale del Brasile. Nel 1895 con alcuni collaboratori prese possesso della colonia “Teresa Cristina” sul Rio San Lorenzo, prima amministrata dai militari, dove erano riuniti alcune centinaia di indigeni Bororo, educati e civilizzati. Qualche anno dopo, tornò a Torino, con tre indigeni Bororos (battezzati al santuario di Maria Ausiliatrice da don Michele Rua), per partecipare alla Mostra di Arte sacra nell’ambito dell’Esposizione nazionale del 1898, le sue raccolte etnografiche del Mato Grosso sono conservate nel Museo di Storia naturale di Valsalice. Per la cronaca è uno dei più antichi musei di Torino, è stato fondato dallo stesso S. Giovanni Bosco nel 1878 e a lui dedicato in occasione del riallestimento del 1969 curato dal prof. don Giuseppe Brocardo. E' in viale Thovez 3, telefono: 011.63.00.611. E-mail: museo@liceovalsalice.it Tornato in Brasile, dopo aver incontrato a Roma Papa Leone XIII, Don Balzola riprese l’attività missionaria tra le foreste e i fiumi del Mato Grosso, diventando ambasciatore di pace degli indigeni in guerra contro i colonizzatori per il controllo dell’estrazione della gomma. Al termine di una nuova pericolosa missione in luoghi inesplorati, fondò la nuova colonia del “Sacro Cuore”. Nel 1910, ricevuto l’incarico di censire le tribù dei Bororo, percorse quasi duemila chilometri e poco dopo per iniziativa della Santa Sede iniziò ad esplorare il territorio del Rio Negro, un grosso affluente del Rio delle Amazzoni. Nel 1916 non accettò l’incarico di superiore della missione della Prefettura apostolica del Rio Negro, per continuare la sua opera missionaria culminata nella creazione della residenza di San Gabriel, seguita da quelle di Taracuà tra gli indios Tucanos nel 1923 e di Barcelos nel 1924. Dopo più di tre decenni di impegno missionario, don Balzola minato nel fisico da tante fatiche ottenne, su decisione dei superiori, un periodo di riposo in Italia che impegnò nella partecipazione ad oltre trecento conferenze sulla vita missionaria. Poi, tornato nel territorio del Rio Negro, riprese la sua attività missionaria, finché le sue condizioni di salute peggiorarono. Morì il 17 agosto del 1927 a Barcelos (nel Nord dell’Amazzonia). La borgata di Villammiroglio che ospitò gli Indios Puntiamo mercoledì (5 marzo 2014, ndr), in una bella giornata di sole con montagne alla chiesa parrocchiale di Villamiroglio che raggiungiamo attraverso Gabiano. E' in via Recinto in cima al paese, con una salita e un'ultima curva che mettono a dura prova la frizione dell'auto. Veniamo ripagati dal panorama anche se abbasseremmo un po la rete metallica. Appuntamento con il parroco (e cancelliere vescovile) don Davide Mussone e con Riccardo Bonando, classe 1986, dal 2009 consigliere comunale, laureato in management pubblico, giocatore di tamburello in serie A, ma soprattutto per noi “ricercatori salesiani” (da tempi non sospetti) autore del monologo su don Luigi Balzola, da lui interpretato il 10 settembre 2011, nel 150° anniversario della nascita. Don Davide, persona collaborativa al massimo, ha già tra mani l’atto di battesimo di Giovanni Francesco Valentino Balzola, figlio di Francesco e di Maria Balzola, contadini, battezzato nella chiesa parrocchiale dei santi Filippo e Michele il 2 febbraio 1861, il giorno dopo la nascita avvenuta alle sette pomeridiane. Ci accendde anche tutte le luci per una visitia alla parrocchiale interamente restaurata, che si affaccia sulla piazza dedicata al missionario monferrino, con la guida di don Davide che elenca i lavori eseguiti. Ricordiamo la salita sui ponteggi durante l lavori di ripristino (viaggio d’autore del 29 luglio 2011) e il film girato con la restauratrice Stefania Dolce-Pagella. Di rilievo l’altare maggiore e la balaustra di marmo policromo. Troviamo all'opera nel coro ligneo (i confessionali sono già ultimati) il restauratore Michele Scaggion, che abbiamo incontrato più volte nelle chiese di Casale e del Monferrato. E’ stato ripristinato anche il pulpito, su cui sale il parroco per la foto ricordo. Anche il vecchio orologio della torre campanaria sarà presto risistemato. Riccardo Bonando ci spiega che don Luigi Balzola è nato nella borgata Case Parasacco, dove vivevano e vivono tutti i Balzola, compresa sua bisnonna. Raggiungiamo percorrendo una ripida stradina in discesa il piccolo gruppo di case isolate, non c’è più l’abitazione dei genitori di don Giovanni, ma resta un piccola costruzione dove hanno dormito gli indios portati in Italia dal missionario. L’unico discendente è il maestro Maurizio Balzola, pianista e compositore dal lungo e prestigioso curriculum, che vive a Roma.

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