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  • 20 settembre 2023
  • Conzano

Presentazione

La nostra "SP66" nelle fotografie di Casarano

All’Auditorium San Biagio a Conzano

Può un quotidiano, e apparentemente “monotono”, itinerario di lavoro dalla piana alessandrina a Conzano far scaturire inedite emozioni, raccontare storie, regalare nuovi significati a ciò che si vede e si rivede ogni giorno e stimolare la creatività dall’essenziale che si fa sensazionale? Per il fotografo Fiorenzo Casarano il 66 è un numero fortunato, dato l’agile “avvicinamento” tra l’icona del viaggio per eccellenza, la statunitense Route 66, e la nostrana SP66, una Chicago-Santa Monica in versione “monferrina” capace comunque di ispirare una mostra fotografica presentata venerdì sera all’Auditorium San Biagio.

La genesi dell’”on the road” fotografico di Fiorenzo Casarano inizia due anni fa con l’acquisizione, assieme alla moglie Daniela, di parte di una più grossa abitazione in Via Mezzavilla, stabile che necessitava di un intervento di ristrutturazione prima della completa abitabilità. L’apertura del cantiere ha significato per l’artista un quotidiano tragitto di 24 km da Alessandria a Conzano, sulla Strada Provinciale 66, per organizzare, seguire e controllare il progresso dei lavori. Un’esigua distanza, e ai più risulterebbe difficile farla rientrare nell’accezione vera e propria di “viaggio”, che invece lo ha incoraggiato a superare lo “sguardo banale del già visto” e a lasciarsi meravigliare dalle piccole cose, dai “frammenti, gli indizi che alla fine ricompongano l’immagine di un territorio, di un percorso, di un paese in cima alla collina. Cose, case, angoli apparentemente improbabili che se guardi e non sai vedere rimangono lì, nascosti”.

Convinto che qualsiasi viaggio debba restituire un significato, Casarano ha iniziato a “espandere” i neanche 25 km che separano il capoluogo provinciale dal borgo monferrino e trasferire su pellicola oggetti, manufatti e ogni traccia di umanità declinata secondo la propria fantasia. Nei suoi scatti il paesaggio perde il suo consueto ruolo di protagonismo a favore della materia, dell’inanimato, di ciò che non “respira” autonomamente ma che acquisisce vita grazie alla dinamica e illimitata visione dell’artista.

Casarano accende il motore dalla “diversamente” estetica e omologata periferia di Alessandria, i suoi manifesti strappati e i tentativi di abbellimento, con statue greche, di locali che risultano tuttavia meno efficaci della viva “isola di umanità” qual è un celebre bar incastonato fra due strade: un locale, peraltro, rappresentativo per lo stesso fotografo in quanto proprio qui, davanti a un buon espresso, prendeva sempre più forma la nuova residenza a Conzano.

Lasciata alle spalle la città e a lo sguardo rivolto alle colline, Casarano entra nell’abitato di Lu e la sovrapposizione di case del centro storico gli si para davanti come un “presepe napoletano”. Ancora, l’incredulità davanti a un murales in un sottoportico con lavandino o la visione meravigliata di bizzarri oggetti in bella vista su una finestra – che poi scoprirà essere di proprietà di un rivenditore di antiquariato.

Al “traguardo” conzanese Casarano si lascia abbandonare all’immensità del paesaggio che si staglia dalla finestra della sua dimora, immortala la Stanza Cinese di Villa Vidua, una “realtà inaspettata” nel territorio, accarezza il chiarore della pietra da cantoni, cattura l’originalità della statua di Stefano Bonzano, una delle numerose opere che figurano nel catalogo della panoramica Promenade des Artistes e si fa testimone della musica di due violoncelli che fa il suo ingresso nell’Auditorium di San Biagio.

Quello di “SP66” è, a detta dello stesso Fiorenzo Casarano, un viaggio non ancora concluso e completato almeno dal punto di vista artistico: servirà ancora tempo prima di comprendere quali altre “strade” percorrere prima di piazzare la frase “the end” alla sua personale “Route”.


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