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  • 03 luglio 2024
  • Odalengo Grande

Concerto

I Minotauri della violinista Anaïs Drago hanno chiuso il volume 1 dell’edizione 2024 del Monfrà Jazz Fest

Dopo il rinvio per l’allerta meteo di domenica 23 giugno

Anaïs Drago. Musicista piemontese (foto Mattia Bodo)

Dopo il rinvio per l’allerta meteo di domenica 23 giugno il MonJF ha potuto finalmente chiudere il volume uno di questa edizione con il concerto in solo I Minotauri della violinista piemontese Anaïs Drago nel bosco dell’Eremo di Moncucco a Odalengo Grande.

Lo spettacolo fa parte della rassegna Per chi Crea realizzata con il sostegno del MiC e di SIAE: un progetto nazionale che all’interno del MonJF ha visto la partecipazione di giovani gruppi emergenti e che, in questo caso, promuove i talenti femminili, in un costante impegno per le pari opportunità. “L’Eremo di Moncucco è il palcoscenico perfetto per questo concerto in solo di Anaïs, perché il suo violino sarà un legno che risuonerà tra altri legni, gli alberi” sono state le parole della presidente Ima Ganora, che ha ricordato l’impegno del Fest per rendere fruibile l’Eremo in collaborazione con l’amministrazione comunale “Una delle sfide più belle vinte dal MonJF e dal Comune di Odalengo”.

Il sindaco di Odalengo Fabio Olivero ha riconfermato la volontà di mantenere il concerto nel bosco un appuntamento gratuito del Festival, invitando chi può a lasciare una piccola offerta per il piatto di agnolotti, il dolce e il vino che i volontari della Pro Loco offrono a fine concerto a tutti i partecipanti.
Ma prima di dedicarsi alle gioie del palato il centinaio di persone salite all’Eremo hanno potuto godere dello spettacolo musicale e narrante di Anaïs Drago, musicista giovane ma con un curriculum già molto fitto di collaborazioni, l’ultima in ordine di tempo quella con Stefano Bollani.

Una prima volta, per Anaïs, quella di portare il suo spettacolo in un posto così particolare come davanti a un Eremo, ma che si rivela più che mai adatto, trattandosi di una performance in solo tratta dalla sua ultima fatica discografica dal titolo “Solitudo” e di cui il concerto “I Minotauri” è la necessaria e naturale conseguenza, con una proposta di narrazione supportata dalla musica e che si avvale del violino e dell’elettronica in una modalità del tutto sperimentale e che lascia anche molto all’improvvisazione. Il concerto è stato un viaggio affascinante e toccante attraverso le solitudini umane, raccontate con una profondità e una sensibilità straordinarie. L'artista riesce a intrecciare narrazioni musicali che attingono a immaginari diversissimi e apparentemente incompatibili, ma che trovano una sorprendente coesione nelle sue mani esperte.

Drago utilizza il violino, sia acustico che elettrico, manipolato elettronicamente, per esplorare un'espressività timbrica unica e personale. Le sue composizioni variano tra un minimalismo essenziale e una ricchezza variopinta, frutto della sua abilità sia come compositrice che come improvvisatrice. Questa dicotomia musicale serve a esaltare le storie di solitudine che sono al cuore del progetto.
L'uso della voce da parte di Drago è particolarmente impressionante, alternandosi tra il canto e la declamazione. In "Minotauros", una rilettura musicale dell'omonimo romanzo di Friedrich Dürrenmatt, la voce assume il ruolo di un narratore impersonale, mentre con "Qfwfq" una suite musicale che include un monologo tratto dalle "Cosmicomiche" di Italo Calvino, diventa un narratore in prima persona. Questa versatilità vocale aggiunge ulteriori strati di complessità e profondità alle esibizioni, coinvolgendo il pubblico in un'esperienza emotiva intensa.

La forza dei "Minotauri" risiede nella capacità di Drago di farci immedesimare nei personaggi solitari che popolano le sue storie musicali. Questi personaggi, sebbene provenienti da mondi diversi e spesso incompatibili, trovano una connessione comune attraverso le emozioni universali della solitudine e della ricerca di significato.

Il concerto si conclude con un invito alla cooperazione in "Nubicuculia", la città costruita sulle nuvole ispirata dal mito greco di Aristofane, dove il violino e la voce si sono letteralmente fusi con l’ambiente naturale circostante. Questa conclusione simbolica e potente ha ulteriormente esaltato l'incontro tra musica e natura, lasciando un'impressione duratura sul pubblico, trasformando l'eremo di Moncucco in un luogo di connessione umana e artistica, offrendo un'esperienza indimenticabile ai presenti.

Ora il Monfrà Jazz Fest si prende una breve pausa per riprendere con il Volume 7.2 dal 13 al 18 agosto con altri concerti “cartolina” alla scoperta di scorci del territorio UNESCO in Valle Cerrina e passeggiate guidate a cura del Parco del Po Piemontese. 


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Giuliana Busto

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