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Processo Eternit: i motivi della condanna in 713 pagine

Oltre settecento pagine (713 per la precisione) per motivare la sentenza di condanna a 16 anni di carcere dei due imputati del Processo Eternit, lo svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Louis de Cartier, accusati dalla Procura di Torino di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antifortunistiche. Il tribunale di Torino presieduto Giuseppe Casalbore, con a latere i magistrati Alessandro Santangelo e Fabrizia Pironti, le ha depositate ieri mattina, lunedì 14 maggio, a tre mesi esatti dalla lettura del dispositivo. Nessun rinvio, nessuna proroga, nonostante l’immensa mole di documenti, le questioni dottrinarie complesse poste dagli avvocati della difesa dei due imputati, la complessità delle questioni tecniche e scientifiche delle relazioni dei periti. Un altro risultato straordinario della giustizia dopo la celebrazione di una inchiesta enorme istruita con meticolosità dalla Procura (pubblici ministeri Raffaele Guariniello, Sara Panelli, Gianfranco Colace) e di un processo estremamente articolato e complesso, gestito con rigore e competenza dai magistrati del foro torinese. I primi commenti Positiva la prima impressione della pm Sara Panelli: «Approfondirò la lettura delle motivazioni nelle prossime ore, ma da un primo esame mi pare che il dolo venga fuori in modo ancora più netto di quanto proponessimo noi e questo aiuta per il futuro... «È stato fatto un grande lavoro di interpretazione su tutte le ipotesi giuridiche e si è trovata così la via per affermare che questo è un caso nuovo». Romana la pasionaria «Domani ci vedremo all’associazione e rifletteremo - dice Romana Blasotti, presidente dell’AFEVA (Assosciazione familiari e vittime amianto) - ma ascoltando nei giorni scorsi il pm Guariniello mi ha fatto riflettere sul fatto che non basta un incontro tra i ministri nel nostro Paese, allo scopo di definire un provvedimento per la totale eliminazione dell’amianto in Italia. «È ancora più giusto e sperabile che ci si impegni per farlo a livello europeo e bisogna puntare alla eliminazione dell’amianto in tutto il mondo.... «L’auspicio è che questo processo faciliti questo risultato». Bruno Pesce, coordinatore del Comitato Vertenza Amianto sottolinea che «la condanna a 16 anni non ha precedenti in Italia e forse nel mondo. «Da una prima veloce valutazione viene fuori che è stato appurato il dolo e che gli imputati hanno difeso a oltranza - finché hanno potuto - l’utilizzo dell’amianto per salvaguardare un dato economico, e tutto questo è molto sottolineato». Pesce attende poi di fare le valutazioni di merito sulle parti civili, in parte accolte con riconoscimento di provvisionale, in parte senza provvisionale, in parte respinte. In sostanza si tratterà di valutare le singole posizioni ma la condanna - attraverso l’attribuzione della responsabilità ai due imputati - apre anche la possibilità di costituzioni di parte civile in altre sedi giudiziarie anche per coloro che non si erano costituiti in questo primi processo. La quantificazione E Roberto Nosenzo, avvocato casalese che ha seguito passo passo il processo dalla prima all’ultima udienza si esprime in termini assolutamente positivi: La sentenza è molto ben fatta - in diritto - sulla ricostruzione delle responsabilità, dei rapporti societari che hanno permesso di arrivare alle persone fisiche per entrambi i titolo di reato. «Anche sotto il profilo del dolo il fatto è stato ricostruito benissimo. «Dobbiamo riflettere sulla quantificazione dei danni e valutare se impugnarla da questo punto di vista, oppure in quei casi in cui poteva essere riconosciuta la provvisionale ma non è avvenuto». Nosenzo evidenzia anche che le motivazioni confermano il «danno da esposizione», sia pur precisando che non va riconosciuto agli ex lavoratori perché «assorbito» dal danno materiale che ha comportato malattie o addirittura decessi. La permanenza del reato E Sergio Bonetto, anche lui in aula come avvocato per tutelare le parti offese conferma la bontà dell’impianto della sentenza che definisce però «molto sbrigativa sulle parti civili... alla luce dei criteri adottati i nostri casi sembrerebbero esclusi per errore e rientrerebbero». La sentenza fa anche chiarezza rispetto alla permanenza del reato che sussiste - annota Bonetto - laddove «c’è il rischio vivo e vivente». Ma sempre Bonetto ritiene vi sia stato un problema di «sottovalutazione dell’esposizione doppia, lavoratori che sono anche cittadini... Ma c’è anche il rischio che se qualcuno non ha fatto le conclusioni chiedendo il danno da esposizione veda quei casi tagliati fuori praticamente in modo definitivo», perché l’appello in quel caso dovrebbe contestare la struttura portante della sentenza incentrata sul reato di disastro e quindi sul rischio, più che sull’effettiva concretizzazione del danno. Quarantacinque giorni Quaranticinque giorni di tempo per presentare istanza di ricorso in appello specificando la motivazione, mentre la documentazione dovrà essere prodotta in sede di udienza. Quando? Difficile fare previsioni ma presumibilmente si slitterà all’estate del 2013. E la sentenza potrebbe aprire anche nuovi scenari dal punto di vista della strategia difensiva che intendono seguire i due imputati, anche in relazione alle transazioni. Posizioni differenti Sullo sfondo - secondo indiscrezioni - vi sarebbero posizioni molto differenti tra il belga, che sembrerebbe assolutamente contrario ad accordi con le parti offese e lo svizzero, che potrebbe essere più possibilista rispetto alla liquidazione delle provvisionali ma che sarebbe frenato proprio dalla posizione rigida dell’altro imputato. Certo continuare con questa strategia se la sentenza - come pare a giudizio un po’ di tutti - è fortemente motivata dal punto di vista del diritto può diventare una strategia veramente pericolosa per gli imputati che si troveranno ad affrontare il secondo grado di giudizio senza le attenuanti che potrebbero derivare dalla tacitazione delle parti civili. E resta poi sempre il discorso relativo all’esiguità delle cifre riconosciute dalle provvisionali che non prendono in considerazione - a quanto pare - il danno materiale che sarebbe altrimenti ben più consistente, soprattutto per i cittadini colpiti dalle patologie in giovane età e quindi con una buona aspettativa di vita.

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Stefania Lingua

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