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Enologia e Filosofia...

La filosofia di Donato Lanati del calice mezzo pieno

Tra numeri, mercati e riflessioni, come viene percepita l’emergenza sanitaria dal mondo dell’enologia?

Mentre l’emergenza da Coronavirus dilaga, dall’ambito sanitario a quello economico fino a quello umano, qualcosa di altrettanto nuovo e intangibile sta prendendo vita: è il tempo della riflessione, quella più profonda e diffusa. Secondo il mondo della finanza, la vita continuerà ad essere fatta di numeri, ma l’unico a saperli contare, interpretare e muovere, è l’uomo. 

Tra numeri, mercati e riflessioni, come viene percepita l’emergenza sanitaria dal mondo dell’enologia? Le grandi aziende sono chiuse. Le esportazioni bloccate. I grappoli, resteranno attaccati alla vite?

Lo scienziato del vino Donato Lanati ha condiviso con noi le sue riflessioni, quelle un po’ meno scientifiche e un po’ più sociologiche e filosofiche. 

«Se pensiamo che un microrganismo, infinitamente microscopico, è stato in grado di far crollare le nostre certezze e, a livello mondiale, inceppare gli equilibri che regolano la vita umana, credo che sia giunto il tempo delle riflessioni più profonde» esordisce Lanati. 

«Personalmente, vivo sensazioni sovrastanti che cerco di razionalizzare. A muoverle, sono la condizione di limite alla libertà e la percezione della vulnerabilità umana. Siamo abituati ad avere tutto, o quasi, sotto controllo. Perdere il “comando” delle cose e senza sapere per quanto, è ciò che più spaventa». 

Tutto, forse, era andato oltre? Era giunto il tempo di fermarsi, resettare ogni cosa e riflettere? Si chiede lo scienziato del vino.  «La natura segue il suo percorso anche se, talvolta, è inesorabile. L’azione antropica, in tutto questo, indubbiamente fa la sua parte. La storia ci ha insegnato che le calamità si ripetono (iniziano e finiscono), ma abbiamo anche imparato che l’uomo sa adoperarsi per fronteggiarle. A differenza di un tempo, dalla nostra parte, oggi, abbiamo secoli di scienza e conoscenza, oltre a un’informazione puntuale, approfondita e all’appannaggio di tutti. Il mondo scientifico combatterà questo virus».  

Tutto evolve, ma le fragilità umane restano. A destabilizzarle, ulteriormente, sono le altrettanto fragili condizioni economiche e lavorative del nostro tempo, ulteriormente compromesse dal Coronavirus. Con i mercati esteri chiusi e un mondo, quello agricolo, che segue tempi e stagioni proprie, cosa ci si deve aspettare? «Il vino va prodotto a prescindere. In altri comparti, nella peggiore delle ipotesi, si avranno minori produzioni, ma più pure e di qualità». È fuor di dubbio che l’emergenza sanitaria graverà sull’economia anche nel comparto agricolo, ma” tra restare a lamentarci e cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno, io scelgo la seconda soluzione”.

Secondo Lanati, le difficoltà si combattono aumentando la consapevolezza. L’imperativo è: reagire. «Parafrasando da enologo, l’equazione è: il terroir fa grandi vini come gli uomini fanno grande l’immagine di un Paese». 

«Oggi, più che mai, è giunto il momento di valorizzare maggiormente il prodotto italiano: rafforzare il Made in Italy, ineguagliabile in tutto il mondo. Il marchio Made in Italy non indentifica solamente una provenienza geografica, ma è espressione di indiscussa eccellenza: un valore fatto di storia, tradizioni, esperienza, ricerca, tenacia e creatività».  

Il piano per il futuro. «In queste settimane ho ricevuto tantissime telefonate” prosegue Lanati; “ciascuna, latrice di sentimenti variegati. Su un foglio ho tracciato una riga orizzontale: il confine tra il calice mezzo pieno e quello mezzo vuoto. I pessimisti e disfattisti li ho sistemati sotto la riga; i propositivi e costruttori di nuove speranze, sopra. Quando tutto questo finirà, ripartirò con quelli che pensano sopra la riga, nel calice mezzo pieno. Con loro, traccerò la strada del futuro». 

I grappoli non resteranno quindi appesi alla vite? «Chi ragiona in questo modo, pensa solo al business. Il vino è vita che continua ed è amore e rispetto per la natura».  

È dunque giunto anche il tempo per riclassificare le priorità della vita. «Noi siamo estremamente fortunati, perché viviamo nel Monferrato. Anche se costretti a casa, affacciandoci alla finestra non vediamo il cemento. Vediamo il ciclo della vita che si rinnova. La vista è parte essenziale del nostro pensiero; la visione della natura ci aiuterà. Dopo il Coronavirus, il valore della vita sarà aumentato».   

«Per me, il bicchiere è sempre mezzo pieno e contiene una vita più consapevole». 


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