La lettura dell’opera 'Proverbi monferrini' (1901) riserva spesso e volentieri delle sorprese. A p. 166 si legge infatti: 'Essii dal moschi an t’ i fidei, dal pan mal mastià, di niclot. Esservi delle mosche nei vermicelli, del pane mal masticato, dei niclot'.
Il commento esplicativo dell’autore è : “vuol dire esservi contrasti, attriti”. Le prime due espressioni si usano ancora in Monferrato, come mi informano mia cognata Giuse Pugno Demichelis di San Giorgio (secondo la quale “essii dal muschi an t’i fidei” vuol dire “non si va d’accordo”) e Teresio Malpassuto di Murisengo. Ma il termine niclot è sconosciuto a tutti quelli che ho interpellato, compresi Alessandro Allemano di Penango,e Luigi Calvo di Cantavenna, ottimi linguisti. Ora, dobbiamo notare che il Della Sala Spada non traduce il termine: esso doveva evidentemente essere conosciutissimo ancora all’inizio del Novecento, tanto da rendere superflua ogni traduzione. Possibile che il termine sia sparito dall’uso senza lasciare traccia? Una fortunata combinazione mi ha permesso di trovare il significato della parola. Stavo leggendo infatti le opere di Primo Levi e ne Il sistema periodico (1975), opera nella quale l’autore sfrutta la sua esperienza di chimico, leggo un passo che mi fa sobbalzare: “Tutte le miniere sono magiche, da sempre. Le viscere della terra brulicano di gnomi, coboldi (cobalto!), niccoli (nichel!), che possono essere generosi e farti trovare il tesoro sotto la punta del piccone, o ingannarti, abbagliarti, facendo rilucere come l'oro la modesta pirite, o travestendo lo zinco con i panni dello stagno: e infatti, sono molti i minerali i cui nomi contengono radici che significano inganno, frode, abbagliamento”. Il passo è tratto dal capitolo sul nichel, minerale di poco valore, con cui si coniò il cosiddetto nichelino,una moneta da 20 centesimi coniata nel 1894 e 1895 sotto Umberto I: il nichelino indicava per estensione lo spicciolo.
In un altro luogo lo scrittore dice che “la pietra non accoglie energia in sé,è spenta sin dai primordi, pura passività ostile; una fortezza massiccia che dovevo smantellare bastione dopo bastione per mettere le mani sul folletto nascosto, sul capriccioso nichel-Nicolao che salta ora qui ora là, elusivo e maligno, colle lunghe orecchie tese, sempre attento a fuggire davanti al piccone indagatore, per lasciarti con un palmo di naso”. Per capire questa allusione al nichel-Nicolao bisogna ricordare che il termine nickel in svedese è il diminutivo di Nicolao e che il nome del minerale si deve al chimico svedese barone Axel Frederik Cronstedt, che lo scoprì nel 1751. La parola nichel proviene dal termine tedesco Kupfernickel: il nome gli fu dato dai minatori che attribuivano ad un genio maligno le colpe del ritrovamento di questo metallo, che allora non aveva alcun valore, al posto del rame, elemento più prezioso ed utile. Kupfer significa infatti rame, mentre Nickel si riferisce a Nicolaus, un genio maligno, un folletto. I niclot, come ci testimonia il Della Sala Spada,erano ancora conosciuti in Monferrato agli inizi del Novecento ed erano creduti responsabili di creare disaccordo. Ma senza il provvidenziale accenno di Primo Levi il termine sarebbe finito nel novero delle parole morte e dimenticate.
Olimpio Musso
Disegno di Laura Rossi