Traffico di rifiuti speciali smaltiti con documenti falsi?
di Bruno Cantamessa
È stata fissata al 26 settembre prossimo l’udienza del processo che vede imputate una decina di persone coinvolte in un presunto giro di trasporto e smaltimento di rifiuti speciali. Materiale, a quanto pare, non tossico, per la maggior parte proveniente dalla lavorazione del legno ma che veniva trasferito e smaltito su vari terreni, dopo essere stato triturato, senza essere provvisto di idonea documentazione.
In un caso lo smaltimento sarebbe avvenuto in un’azienda agricola di Castagnone di Pontestura il cui titolare compare nell’elenco degli imputati. L’indagine era stata coordinata dalla Procura Distrettuale di Torino, competente per i reati ambientali, e il cui voluminoso fascicolo è stato poi inviato al Tribunale di Casale, nel cui territorio si sarebbe temporalmente consumato il primo episodio criminoso, nell’agosto di cinque anni fa.
Una vicenda che si presenta complicata, della quale, probabilmente, si riuscirà a capire qualcosa di più nel momento in cui verrà aperto il dibattimento.
La prima udienza del processo era in programma per la fine di luglio, prima della sospensione estiva dell’attività giudiziaria, nel corso della quale il giudice aveva disposto la citazione del perito incaricato delle trascrizioni delle intercettazioni telefoniche, aggiornando poi il processo al 26 settembre e fissando già da subito un calendario che prevede altre quattro date fisse: 5 dicembre, 16 e 30 gennaio, 13 maggio.
La maggior parte degli imputati risiede nel Torinese: solo uno è monferrino e gestisce un’azienda agricola sui cui terreni, secondo l’accusa, sarebbero stati smaltiti - in almeno sei circostanze - circa 170 tonnellate di rifiuti, descritti come “non tossici” ma speciali, quindi soggetti a procedure ben specifiche.
In un episodio citato nel capo d’imputazione, viene contestata anche la creazione di un deposito temporaneo di circa 780 chilogrammi di materiale da costruzione contenente amianto nel territorio di Castellamonte. Tutti i rifiuti sarebbero stati stoccati facendo uso di certificati falsificati.