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Lo spionaggio corre su internet

La «talpa» ce l'avevano - o meglio l'avevano avuta - in casa i titolari della ditta DimSport di Camino, che ora ha sede in via Torino a Gabiano, vittima di una sorta di spionaggio industriale via internet che in meno di due anni avrebbe causato un danno alla società stessa di circa 1 milione 100 mila euro. I pirati informatici scaricavano i programmi industriali per la messa a punto elettronica di autovetture e autocarri. La vicenda si è conclusa con la denuncia di otto persone, alle quali vengono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata alla frode informatica, alla ricettazione, al tentato accesso abusivo ai sistemi informatici, alla detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso ai sistemi telematici o informatici, alla rivelazione di segreti scientifici o industriali, alla duplicazione abusiva di software e cessione di componenti o prestazioni di servizi e reimpiego non autorizzato di banca dati. Tutto è cominciato nel gennaio di due anni fa quando i titolari dell'azienda denunciavano ai Carabinieri di Pontestura, competenti per territorio, che da un controllo amministrativo effettuato dalla società a partire dal giugno 2005 avevano riscontrato delle incongruenze su alcuni clienti. Più precisamente risultava che alcuni di questi, pur avendo acquistato il programma base, non effettuavano più le ricariche, necessarie alla fruizione del programma, continuando però a scaricare files per svariati veicoli. In pratica risultava sui computers della società che tali clienti utilizzavano il software secondo modalità quantitative e qualitative di cui teoricamente non avrebbero potuto disporre, non avendo mai acquistato le necessarie abilitazioni. A questo punto partiva l'indagine dei militari di Pontestura - che ha visto impegnati per quasi due anni il maresciallo comandante Alberto Turini, il suo vice Luigi Giovannoli e l'appuntato Omar Minci, tutti esperti di informatica - il cui lavoro ha consentito di individuare le condotte illecite. Un'indagine risultata molto complessa a causa delle modalità con le quali i soggetti commettevano i reati. Si è dovuto infatti procedere all'analisi delle connessioni dei clienti con i server della società: a questo proposito gli uomini del maresciallo Turini hanno visionato oltre 11 mila file. Successivamente sono state effettuate le ricerche del materiale utilizzato che hanno condotto i Carabinieri a sequestrare, in diverse zone del territorio nazionale, apparati tecnici che consentivano l'accesso alla banca dati, computers, chiavi hardware e software modificati, hard disk, civetteria per la connessione alle centraline dei mezzi. Tutto il materiale sequestrato è stato sottoposto ad attenta analisi che ha consentito di scoprire i legami tra i vari soggetti indiziati, dimostrando così il vincolo associativo che li collegava permettendo di contestare loro anche l'associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati. La DimSport, che occupa una sessantina di dipendenti, studia, progetta e produce apparati elettronici per la messa a punto di motori montati su autoveicoli, motoveicoli, trucks ecc. Tali apparati vengono predisposti principalmente mediante l'utilizzo di un programma distribuito in diverse versioni che viene venduto dalla stessa ditta protetto dalla copia tramite una chiave hardware la cui assenza rende inutilizzabile il software stesso. Il programma contiene inoltre le licenze d'uso, i dati del cliente al quale viene assegnato un codice univoco, le varie abilitazioni per ogni cliente. Le possibilità affinché un cliente sia in possesso di tali abilitazioni sono principalmente due: detenere i softwares o aver trovato il modo di saltare i controlli gestiti dalla chiave hardware. I file di settaggio, invece vengono scaricati dal cliente tramite una banca dati presente sul sito dell'azienda in Internet. Ogni file di settaggio ha un valore economico e i file sono acquistabili tramite un sistema prepagato di crediti a scalare. Una volta acquistati rimangono di proprietà del cliente qualora dovesse riutilizzarli per un veicolo analogo. I militari hanno così scoperto che all'origine della truffa c'era una talpa informatica: un ex tecnico dell'azienda che all'inizio del 2000 aveva lasciato la società copiando la banca dati e poi scaricando, nel corso degli anni, i diversi programmi. Con altre sette persone, titolari di autofficine e concessionarie dislocate in Veneto, Friuli, Emilia Romagna e Calabria, carpiva i segreti informatici che venivano utilizzati per la messa a punto dei veicoli. Titolare dell'inchiesta - che è stata illustrata martedì, nel corso di una conferenza stampa, dal comandante della Compagnia Carabinieri capitano Fabio Falco, oltre che dai militari di Pontestura - è la Procura di Treviso. Bruno Cantamessa FOTO. Investigatori, titolari dell'azienda di Camino e materiale informatico sequestarto.

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Roberto De Alessi

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