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  • 17 maggio 2012
  • Casale Monferrato

Il presidente degli artigiani Bragato: «Manca il dialogo con il Comune e la scuola non aiuta»

«Non bisogna perdere altro tempo. Siamo tutti nella stessa condizione, in una situazione gravissima per la nostra economia. Per questo abbiamo bisogno di incontrarci e dialogare» è il messaggio che Giorgio Bragato, presidente dell’Unione Artigiani casalese e provinciale, lancia a tutte le categorie produttive e all’amministrazione casalese. In un’intervista, Bragato ci ha parlato del momento drammatico per lavoro e occupazione che il territorio monferrino sta patendo, proponendo qualche iniziativa utile per risollevarsi. «La scorsa settimana, ho partecipato all’assemblea costitutiva di Rete Imprese Italia, un raggruppamento di associazioni di commercianti e artigiani. Sono intervenuti anche Passera, Bersani e il ministro Fornero: sono tutti d’accordo nel sostenere che per risolvere il problema del lavoro si debba partire dalla radice. E nel nostro caso, la radice è l’amministrazione comunale casalese, che ci può dare una mano. Dovrebbe tenere al corrente le associazioni su eventuali interessamenti di possibili investitori. Il problema con l’amministrazione è che manca il dialogo. Abbiamo sollecitato più volte incontri, anche per portare il nostro contributo. Non va bene che arrivino investitori, come la grande distribuzione, che non portano ricchezza sul territorio». Da anni, però, la grande distribuzione sembra proprio l’unico comparto interessato a investire a Casale. Come si possono attrarre altre tipologie di investitori? «Proprio per capirlo, occorre trovarci tutti assieme: associazioni e amministrazione. Dobbiamo sfruttare le possibilità che abbiamo, ad esempio i collegamenti, per invogliare gli investitori a venire da noi. Certo, a causa dell’Eternit, farlo è molto più difficile». In proposito, potrebbe essere utile la defiscalizzazione, per le imprese che si insediassero a Casale, proposta dal professor Miglietta? «Una possibilità di questo tipo esisteva già fino a una ventina di anni fa: i Comuni potevano offrire agevolazioni alle nuove imprese. I risultati erano stati ottimi». Un altro problema importantissimo, secondo Bragato, è quello della formazione scolastica: «Da anni sostengo che vada migliorata. Quando escono dalle superiori, i ragazzi non sono ancora pronti per entrare nel mondo del lavoro. Quando entrano nell’impresa devono ancora imparare e adattarsi al mestiere. Per questo, occorre che gli istituti adattino la formazione alle esigenze delle attività produttive del territorio. Ad esempio, come in Germania, si potrebbe attuare un’alternanza scuola-lavoro continuativa, non solo di un mese. Altrimenti, il rischio è che i giovani, terminate le superiori, siano costretti a andare a mettere a posto gli scaffali dei supermercati, invece di trovare un lavoro per cui hanno studiato. Per le attività artigianali, il problema è proprio il ricambio generazionale: non si trovano giovani abbastanza capaci». Ma non è tutto: «Per gli artigiani manca il lavoro. La situazione, lo ripeto, è gravissima. Noi artigiani potremmo anche fare dei sacrifici, ma se fossimo certi di uscire da questa crisi. Invece, i segnali sono negativi. Il Governo sta cercando di salvare i conti, ma non crea lavoro». E aiuto dalle banche non ne arriva: «Sono ferme, non danno credito a meno che tu non garantisca di restituire il doppio. Il Patto di Stabilità, poi, ha rovinato parecchie imprese».

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Emanuela Pastorelli

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